giovedì 22 dicembre 2011

Il lutto del mare per la morte dell'amico Renato

Ieri è morto un amico carissimo. Si chiamava Renato Giuntini, giornalista, marinaio (da giovane era stato ufficiale sulla Vespucci, quanti racconti di meravigliose avventure), coraggioso capo partigiano, "comandante Marco", appassionato di poesia, d'arte e di musica. Un uomo che aveva vissuto momenti molto duri, goloso della vita, generoso, un uomo che si commuoveva per la bellezza di una foglia. Un gentiluomo vero.
L'ho saputo in treno mentre da Monterosso tornavo a Milano. Con gli occhi umidi ho guardato fuori dal finestrino. Ieri, solstizio d'inverno, il giorno era il più corto dell'anno, alle cinque del pomeriggio un tramonto quasi tropicale incendiava il cielo e dava riflessi dorati all'increspatura delle onde. Renato adorava il mare e da anni, su una carrozzella, accompagnato dalla dolcissima Gigliola, sua moglie da quarantatre anni, d'estate guardava in silenzio e con intensità il mare dalla terrazza di un albergo in Riviera.
Anch'io fissavo il mare dal finestrino del treno. In cielo il sole si stava spegnendo (spengendo, avrebbe detto Renato, col suo fiero accento toscano mai guastato per fortuna da decenni di vita milanese), ma era ancora attraversato da pennellate di colore rosso-arancio. A un certo punto mi sono accorta che sulla linea dell'orizzonte si era come appoggiato uno strato orizzontale senza interruzione, lungo, di nuvole molto basse e nere. Era il lutto del mare.

lunedì 19 dicembre 2011

Precari: alla Camusso vorrei dire....

Lettera inviata a Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera.
Scusa direttore, sui precari vorrei dire qualcosa anche sulle dichiarazioni della Camusso (Corriere della Sera di oggi). Non è assolutamente vero che la precarietà esiste solo nelle piccole aziende (sono a conoscenza di molti casi di precarietà in grandi aziende che praticamente da molti anni utilizzano solo il contratto a progetto per assumere).
Quanto a combattere la precarietà rialzando l'obbligo scolastico, come dice il segretario della Cgil, non mi sembra una buona idea. Meglio sarebbe migliorare la qualità dell'insegnamento.
Poi, a Camusso che dice che bisogna puntare sull'apprendistato, vorrei replicare che dopo, però, il giovane deve avere prospettive di stabilità.
Infine, una domanda: come pensano i sindacati di sanare la precarietà esistente? Si parla sempre in prospettiva, ma i 3 milioni 700 mila precari attuali (magari da anni in servizio permanente nello stesso posto), qualora passasse il progetto della flexsecurity con una retribuzione minima garantita o un altro progetto che prevede tre anni di lavoro prima di poter essere stabilizzati, devono ripartire da zero?

domenica 18 dicembre 2011

Chi non vuole la riforma del lavoro

Lettera inviata a Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera.
Caro direttore, a proposito dell'intenzione del governo Monti di mettere mano al mercato del lavoro (intervista del Corriere della Sera di oggi al ministro Elsa Formero) leggo, sempre sul Corriere di oggi, anche una lettera dell'ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, e una dichiarazione del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
Sacconi afferma, tra l'altro, che i giovani hanno più bisogno di opportunità formative e di esperienze pratiche che di reddito. L'ex ministro avrebbe ragione se, successivamente (cioè dopo uno stage o dopo un apprendistato), i giovani avessero almeno qualche prospettiva di stabilità. Non pervenuta.
Intanto gli anni passano, e i giovani degli ultimi otto/dieci anni (da tanto dura ormai questa situazione) sono già 30/40enni con alle spalle anni di "precariato stabile", magari hanno messo su famiglia con molti sacrifici, e magari con altri sacrifici stanno riscattando la laurea per una pensione non più degna di questo nome, ma per l'ex ministro continuano a non avere bisogno di reddito e di tutele.
Quanto alla dichiarazione di Emma Marcegaglia non faccio fatica a credere che Confindustria preferirebbe restare nel sistema attuale. Perché?
Perché ci sono aziende (anche grandi, contrariamente a quel che si crede) che sottopongono a chi vuole lavorare (indipendentemente dall'età, dal tipo di lavoro e dalle mansioni) un'unica modalità contrattuale, quella "a progetto", con clausole come questa (in cui paradossalmente il lavoratore è costretto a dettare per sé condizioni-capestro): "..... il collaboratore è interessato a collaborare con la società nella realizzazione del progetto, a condizione di poter rendere la propria prestazione con modalità tali da garantirgli autonomia operativa e flessibilità di orari e presenze e non essendo, al contrario, disponibile........ a porre in essere forme di collaborazione più vincolanti di quelle proprie di un rapporto di collaborazione autonoma libero professionale coordinata e continuativa".
Contratto che si rinnova ogni 3/4/6 mesi senza limiti di tempo. Prendere o lasciare. Lavorare o non lavorare. A questo punto una riforma del mercato del lavoro che ponga fine a reiterati abusi è urgente.
Grazie per l'attenzione.
Valentina Strada

venerdì 16 dicembre 2011

Gli italiani meno abbienti sono i primi a pagare

"L'Italia deve far fronte a grossi rischi per la propria finanza, per la propria economia. Deve riuscire a fare bene la sua parte per l'Europa e per se stessa, e quindi chiede sacrifici agli italiani di tutti i ceti sociali, anche agli italiani dei ceti meno abbienti....", ha detto oggi il Presidente Napolitano.
Articolo 53 della Costituzione: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".
Caro Presidente, sul contributo dei ceti meno abbienti non c'è alcun dubbio, e lo dimostra la direzione impressa dal governo Monti alla sua manovra. E gli altri?

domenica 4 dicembre 2011

Monti e il sociale: mi sono sbagliata

Mi sono sbagliata. Monti ha badato esclusivamente al rigore. C'è nulla di equo nella manovra che ha presentato oggi alle Camere e che ha definito Salva-Italia. I bocconiani guardano alle cifre con freddezza, non tengono conto degli aspetti sociali di queste misure durissime. Sarebbe stato, questo, compito della politica. Ma la classe politica, soprattutto i governi degli ultimi vent'anni, ha dimostrato ampiamente la sua incapacità e incompetenza. Potevo immaginare che l'equità sarebbe stato l'ultimo pensiero del governo Monti, ma mi ero illusa che almeno i più deboli sarebbero stati risparmiati. Niente.
Certo, il governo ha in tasca la giustificazione: il momento è drammatico, bisogna colpire senza troppi riguardi e in fretta. Hanno neppure avuto bisogno di prendere la mira.

lunedì 21 novembre 2011

Monti: un "liberal" che guarda anche al sociale

Dopo i festeggiamenti per l'uscita di Berlusconi siamo tornati con i piedi per terra. Mario Monti, nuovo presidente del Consiglio, non è certo uomo di sinistra. Il suo governo è al lavoro per salvare il Paese dal fallimento coniugando, possibilmente, riforme liberali ed esigenze sociali. "Abbiamo da affrontare una crisi, abbiamo da affrontare delle trasformazioni strutturali, ma è nostro dovere cercare di evitare le angosce che accompagnano questi processi", aveva detto Monti nel presentare il suo programma in Senato.
Questo riferimento alle angosce che accompagnano i momenti di trasformazione tuttavia mi ha fatto ben sperare. Vuol dire che il nuovo premier ha ben presente la condizione di una gran parte del Paese reale, totalmente sconosciuta invece al governo Berlusconi.
Ora aspettiamo di conoscere le decisioni che verranno prese. Spero di non sentire né tra poco né mai l'espressione "macelleria sociale" e che l'applicazione del principio di equità, più volte richiamato da Monti, "Darà di più chi ha dato meno", basti per rasserenare e far ripartire il nostro Paese.

domenica 20 novembre 2011

Rispettare le regole per ricordare Giacomo

"L'unica regola è che non ci sono regole" dice il gigantesco cartellone pubblicitario della Nuova Hyundai Veloster in piazza Sant'Agostino a Milano, a pochi passi dal luogo dove la sera del 5 novembre il gesto soprappensiero e sconsiderato di una ragazza che ha aperto all'improvviso la portiera di un'auto ha ucciso un bambino, Giacomo Scalmani, 12 anni, spingendolo con la sua bici verso il tram che stava passando.
Davide Scalmani, papà di Giacomo, ha scritto una lettera ai giornali. Senza farsi prendere la mano dal dolore atroce e immenso che solo la morte di un figlio può dare, il padre di Giacomo nel disapprovare il messaggio di quella pubblicità è riuscito a trovare parole che lo stile di vita prevalente aveva rimosso. Una lezione civile, la sua, per rimettere a posto certi atteggiamenti del vivere comune che portano sempre più all'indifferenza per le regole e alla loro violazione, in nome paradossalmente di un'altra "regola" del vivere di oggi: quella della trasgressione facile, per sentirsi vincenti e "furbi".
Grazie al sindaco Giuliano Pisapia, che ha persuaso i vertici della casa automobilistica sudcoreana, quel cartellone verrà rimosso in settimana.
E' vero che siamo abituati ormai al linguaggio provocatorio, spavaldo e paradossale della comunicazione pubblicitaria e, senza la morte tragica di quel bambino, nessuno avrebbe stigmatizzato quell'invito al non rispetto delle regole. Però Giacomo è morto. C'è da sperare che dal suo sacrificio nasca un risveglio pieno della coscienza civile, spesso troppo tollerante perché annebbiata dal progressivo affievolirsi proprio di quei valori che ne sono stati sempre il collante. Sarebbe il modo migliore per ricordarlo.

giovedì 17 novembre 2011

Lavoro: una riforma contrastata e necessaria

Nell'agenda del governo Monti la riforma del mercato del lavoro ha un posto molto importante. Lo ha detto poco fa il neo Presidente del Consiglio nel discorso di presentazione del suo programma al Senato in attesa del voto di fiducia.
"Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione (.....). In ogni caso il nuovo ordinamento verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale mentre non verranno modificati i rapporti di lavoro regolari e stabili in essere (....). Tenendo conto dei vincoli di bilancio occorre avviare una riforma sistematica degli ammortizzatori sociali volto a garantire a ogni lavoratore che non sarà privo di copertura rispetto ai rischi di perdita temporanea del posto di lavoro. Abbiamo da affrontare una crisi, abbiamo da affrontare delle trasformazioni strutturali, ma è nostro dovere cercare di evitare le angosce che accompagnano questi processi".
Il tono garbato ma deciso di Monti preoccupa circa 12 milioni di lavoratori dipendenti, la Cgil e la Fiom che temono l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori (licenziamenti solo per giusta causa o giustificato motivo) e l'applicazione dell'art. 8 dell'ultima manovra (quello detto dei "licenziamenti facili").
Il tono deciso e solidale di Monti incoraggia circa 4 milioni di lavoratori precari, distribuiti fra 31 categorie di lavoro atipico, che cominciano a intravedere la possibilità di un minimo di stabilizzazione
Ora, è evidente che la vera equità sarebbe quella di estendere a tutti, dico tutti, i lavoratori le stesse garanzie di stabilità, cioè pari diritti. E' possibile questo oggi? E' realistico?
Quel che credo è che sia doveroso, e utile per la crescita economica e sociale, fare finalmente qualcosa di concreto a favore dei lavoratori senza garanzie. Perché? Per non vedere più, per esempio, contratti a progetto con clausole vessatorie ed estorsive come questa, che il lavoratore è "costretto" a firmare se vuole lavorare: "Il collaboratore è interessato a collaborare con la società nella realizzazione della Fase del Progetto, a condizione di poter rendere la propria prestazione con modalità tali da garantirgli autonomia operativa e flessibilità di orari e presenze e non essendo, al contrario, disponibile, anche in relazione al desiderio di poter liberamente gestire il proprio tempo anche in relazione ai propri impegni personali, a porre in essere forme di collaborazione più vincolanti di quelle proprie di un rapporto di collaborazione autonoma libero professionale coordinata e continuativa ai sensi dell'art. 409 n. 3 c.p.c.".

martedì 15 novembre 2011

Emergenza crisi: Napolitano ha chiamato il 118

Ieri quell'anima ingenua di Stefania Prestigiacomo, inutile ministro per l'Ambiente, a proposito dell'operato del presidente Napolitano nell'affrontare il rischio fallimento del nostro Paese, ha dichiarato: "Napolitano? Per carità, degnissimo. Però abbiamo assistito a un'accelerazione senza precedenti. Sono state bypassate procedure costituzionali che in precedenza erano sempre state seguite (.......). C'è stata un'operazione mediatica pazzesca. Abbiamo assistito a un'investitura del tutto irrituale, all'intronizzazione di un Presidente del Consiglio mentre quello che aveva vinto le elezioni era ancora in carica. Robe mai viste".
A parte il fatto che nessuno ha bypassato la Costituzione, men che meno chi l'ha sempre difesa con molta energia (Napolitano), vorrei chiedere alla Prestigiacomo: "Se lei avesse la febbre a 40° aspetterebbe qualche giorno con pazienza una visita medica a domicilio o chiamerebbe il 118?". Napolitano per l'Italia ha chiamato il 118.

Il prof. Mario Monti e il confetto Falqui

Dall'editoriale "Tirare dritto, badare al sodo", di Antonio Polito sul Corriere della Sera di oggi, sulle consultazioni del prof. Mario Monti, presidente del Consiglio incaricato.
".... la giornata di ieri dimostra che la strada sarà lunga, la fatica sarà tanta, e che nemmeno Mario Monti è come il confetto Falqui di una celebre pubblicità, quel medicinale al quale per fare il suo effetto bastava che se ne pronunciasse il nome".
Si capisce che l'intenzione di Polito era buona, ma questo paragone era assolutamente inopportuno.

Dove sono tutti i pretendenti di Termini Imerese?

Leggo sul Corriere della Sera di oggi che il 23 novembre, dopo aver assemblato l'ultima Ypsilon, gli operai della Fiat di Termini Imerese lasceranno per sempre la loro fabbrica.
L'anno scorso, il 17 febbraio, Claudio Scajola, allora ministro per lo Sviluppo economico, dichiarò in Senato che erano arrivate 14 (disse: quattordici!) proposte di acquisto per riconvertire quell'importante area industriale siciliana che la Fiat si preparava ad abbandonare.
Ora sembra che sia sopravvissuta una sola proposta (quella di Massimo Di Risio della DR Motor Company), non si sa con quante probabilità di andare a buon fine.

Sul precariato il Pd ha le idee confuse

L'eventuale nomina di Pietro Ichino come nuovo ministro del lavoro sarebbe una "provocazione" per Matteo Orfini, membro della segretria Pd (intervista sul Riformista, 12 novembre 2011). E' improbabile che ciò avvenga, ma l'uscita di Orfini merita un commento.
Per Ichino, senatore Pd, autore del progetto di legge sulla flexsecurity, non ho un particolare trasporto (ai tempi fu uno dei giuslavoristi che aprirono la strada alla flessibilità senza regole, diventata precariato). Però Ichino successivamente ha definito meglio il suo pensiero in un disegno di legge che ha lo scopo di combattere il dualismo del mercato del lavoro tra "garantiti" e "non garantiti", e con numerosi interventi/interviste ha sempre tenuta alta l'attenzione sul grave problema del precariato. Certo, il suo progetto è da discutere (è in Parlamento da due anni, e non mi risulta che sia mai stato messo in agenda), ma non si può liquidarlo con una battuta come quella di Orfini.
Alla flexsecurity la Cgil è contraria (mi dispiace doverlo dire, ma la Camusso ha sempre difeso e continua a difendere i lavoratori dipendenti e i pensionati, mentre ai precari ha sempre riservato e riserva parole di solidarietà, non prova mai a fare un'azione incisiva); il Pd, partito di Ichino, è in parte favorevole, in parte no.
Ora, visto che sul campo c'è soprattutto il progetto del "liberal" Ichino e non ho mai capito qual è, se c'è, l'altra posizione del Pd, quella "di sinistra", mi piacerebbe che qualcuno la spiegasse. Stessa cosa vorrei sentire dalla Cgil, che ha creato il NIdiL (Nuove Identità di Lavoro), sindacato dei lavoratori atipici, ma che non ha mai formulato proposte per uscire concretamente dal precariato, salvo lottare per l'occupazione, il che è senz'altro lodevole, ma oggi non basta più.
Quindi, ala sinistra del Pd e sindacato Cgil, se avete una proposta "di sinistra", tiratela fuori. Finché fuori c'è solo la proposta di Ichino, di quella si parla.

domenica 13 novembre 2011

"Fermati attimo fuggente, sei bello!"

Ci sono nella vita momenti di piacere assoluto, come adesso, che danno voglia di esclamare, con Goethe, "Fermati attimo fuggente, sei bello!".
(da Bruno Groppo)

sabato 12 novembre 2011

Berlusconi è andato a casa

Berlusconi si è dimesso ed è andato a casa uscendo da un portone di servizio. Una fine misera e meritata. Comincia la festa. Poi la ricostruzione.

12 novembre: festa della nuova Liberazione

Berlusconi tra poco va al Quirinale a rassegnare le dimissioni. Grazie Napolitano. Auguri di buon lavoro a Mario Monti. Il presidente Napolitano ha già promulgato la legge di stabilità approvata oggi.
"Alleluja, alleluja", di Haendel, intona l'improvvisata orchestrina che si è radunata nei pressi del Quirinale (foto a lato). Nei palazzi ministeriali domattina qualcuno farà gli scatoloni. Non c'è neppure il tempo di fare pulizie di fino, basta passare l'aspirapolvere e far prender aria alle stanze.
Aria nuova finalmente, anche per il nostro Paese. Questo non significa che da adesso tutto sarà facile, anzi. Però sta finendo un incubo.
Cavaliere, per usare una metafora calcistica, finalmente l'Italia ha vinto lo scudetto. Tra poco toccherà partecipare alla Champions League e vincerla! Aleee-ooh-ooh-alee-ooh.

martedì 8 novembre 2011

Scusate, sto togliendo il disturbo. Anzi, non ancora

Scusate, sto togliendo il disturbo, anzi non ancora. Mi dimetterò dopo l'approvazione della legge di stabilità.

Ministra per l'Ambiente. Chi l'ha vista?

Qualcuno ha visto negli ultimi dieci giorni l'ineffabile ministra per l'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, dire qualcosa, qualunque cosa, sull'Italia che affoga e che frana?
Desaparecida.

sabato 5 novembre 2011

I morti di Genova e i ristoranti pieni

Ieri sono accaduti due fatti gravissimi. Genova è stata sconvolta da un'alluvione mai vista che ha provocato anche sei morti.
Berlusconi, col Paese economicamente sull'orlo del baratro e commissariato dall'Europa, ha dichiarato che gli italiani sono benestanti, i ristoranti sono sempre pieni e gli aerei destinazione vacanze pure (quanto è lontano il Palazzo dal Paese reale.....).
Non è solo l'inesorabile dissesto ideogeologico, riconosciuto formalmente ma negato nei fatti, a minacciare il nostro Paese, ma la reiterazione ostinata e psicotica di certe parole in libertà che hanno sempre negato l'esistenza della crisi. Del resto, l'aveva ben detto anche Mario Monti ("Anche le parole non sorvegliate hanno un costo") nella sua "Lettera al premier" (Corriere della Sera, 30 ottobre 2011) dopo le parole poco opportune di Berlusconi sull'euro.

Aumento contributi cocopro. Chi lo paga?

Le misure anticrisi (maxiemendamento Europa) presentate giovedì 3 novembre da Berlusconi al G 20 di Cannes fanno solletico alla crisi. Nel documento ci sono anche alcuni provvedimenti sul lavoro.
Faccio solo un'osservazione che riguarda il lavoro precario dei contratti a progetto. Nella lettera inviata al "caro Herman" (Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo) e al "Caro José Manuel" (Barroso, presidente della Commissione europea) da Berlusconi ("Un forte abbraccio, Silvio") il governo italiano si impegnava ad adottare provvedimenti per arginare il fenomeno degli abusi contrattuali. Bene, ho pensato.
Il documento portato a Cannes annuncia questi provvedimenti: il governo italiano innalzerà di un punto il contributo previdenziale dei cocopro, portandolo al 28%. Bene, ho pensato, ma chi pagherà questo aumento? I cocopro, già vessati da una normativa anticostituzionale oppure le aziende? Indovinate un po'.

lunedì 31 ottobre 2011

Messaggio per Sacconi: la precarietà è violenza

Ancora il ministro Sacconi. Ancora lui. Con una mano lancia il sasso dell'allarme terrorismo, tanto per cercare di vanificare sul nascere le imminenti proteste organizzate da sindacati e lavoratori contro i licenziamenti "per ragioni economiche" promessi all'Europa. Nell'altra ha ben saldo nella mano il progetto di togliere altri diritti ai lavoratori, che sarebbero trooooooppo garantiti (vedi quelli della Fincantieri e delle molte altre aziende che scaricano su chi lavora la crisi del mercato e non si curano dell'incapacità dei loro dirigenti superpagati). Dice che con i licenziamenti si rilancia l'occupazione......
Poi annuncia l'interesse del governo per la proposta di legge (non perfetta ma perfettibile o, comunque, qualcosa meglio della precarietà selvaggia), sulla flexsecurity presentata due anni fa, ripeto due anni fa, dal giuslavorista e senatore Pd, Pietro Ichino. Dov'era il governo due anni fa? Che cosa faceva il Parlamento a maggioranza centro-destra due anni fa? In quali altre faccende private del premier erano tutti affaccendati?
Sacconi non conosce vergogna. Vuole denunciare il pericolo violenza e fa finta di non vedere che la precarietà è violenza, una violenza dalla quale le vittime non possono difendersi.
Sacconi viene dal socialismo riformista. Dio ci guardi da questi ex socialisti convertiti (venduti?) al potere del libero mercato senza regole.

domenica 30 ottobre 2011

Grazie Sandro. Monterosso non ti dimenticherà

Oggi, al largo di uno dei bracci di mare più belli delle Cinque Terre, Punta Mesco, è stato ritrovato dopo cinque giorni il corpo di Sandro Usai, 39 anni (qui in una foto di quand'era più giovane), sardo di nascita, monterossino d'adozione, volontario della Protezione civile, portato via dalla furia della massa di acqua, fango e detriti dopo aver messo in salvo alcune persone e mentre cercava di aprire i tombini del paese in un ultimo, estremo tentativo di affrontare quella terribile emergenza.
Sandro era sposato e aveva un bambino di otto anni. A Monterosso da una dozzina d'anni, Sandro era stato bagnino, poi barista e cameriere nei molti locali pubblici del paese. L'ho conosciuto nell'enoteca di una mia amica, tra un bicchiere di Vermentino e un bicchierino di Sciacchetrà. Saputo che avevo lavorato a L'Europeo, un giorno mi ha chiesto se potevo procurargli una copia arretrata della rivista, il numero sulla Fallaci mi pare. Quando gliel'ho portata voleva pagarmela.....
Che paese il nostro. Oltraggiato da chi ha l'arroganza del potere e salvato dalla dignità e dal cuore delle persone semplici. Grazie Sandro. Ciao.

Monterosso, la chiesa di San Giovanni

Oggi, domenica, il mio pensiero va alla bellissima chiesa di San Giovanni Battista, nel centro storico di Monterosso.

sabato 29 ottobre 2011

Una catena umana di solidarietà

Monterosso, il momento della solidarietà dopo la catastrofe. Al molo è attraccato un battello proveniente da La Spezia; una lunga catena di persone sbarca generi di prima necessità (foto di Davide Marcesini).

giovedì 27 ottobre 2011

Scarsa produttività: licenziamo subito Berlusconi!

Il fondatore del partito-azienda, premier del governo-azienda e del Paese-azienda deve essere assolutamente licenziato per scarsa produttività. In oltre tre anni di governo in cui si è dedicato esclusivamente alle intercettazioni, alle nipoti di Mubarak, al bunga bunga, al lodo Schifani, al lodo Alfano, alla prescrizione breve, al processo breve, al legittimo impedimento eccetera, il premier Berlusconi si è distinto per l'assoluta incapacità di governare, quindi di produrre quei beni (buona politica, buona amministrazione, occupazione, lotta all'evasione fiscale, alla mafia, alla corruzione, ai costi dei politici) di cui l'Italia ha bisogno per rilanciare la crescita. Un Paese che non cresce è un Paese nano, come è nana la statura politica di chi vorrebbe governarlo ma non ci riesce: se politicamente è nano, politicamente non ci arriva.
Utilizzando criteri aziendali, a maggior ragione ispirati al provvedimento sui licenziamenti facili promesso da Berlusconi all'Europa, il cavaliere dovrebbe essere licenziato in tronco, senza neppure il preavviso.
L'inettitudine e l'incapacità di Berlusconi a governare ha fatto sì che l'Europa il 24 ottobre perdesse la pazienza e gli imponesse, dopo il primo richiamo della Bce del 5 agosto scorso, di fare le indispensabili riforme strutturali (pensioni, mercato del lavoro - inteso anche come lotta alla precarietà -, giustizia, privatizzazioni) nel giro di 72 ore!
Il nostro, si sa, non ci è arrivato fino ad adesso; era impossibile pensare che di colpo diventasse il Superman di Palazzo Chigi (pardon, di Palazzo Grazioli, Arcore e Villa Certosa), così dopo aver detto che si sarebbe inventato qualcosa si è inventato la lettera d'intenti (parole, parole, parole) in cui ha scaricato sui lavoratori e le loro famiglie il maggior peso della crisi.
E' ora di finirla che a pagare per i problemi delle aziende siano sempre i lavoratori. Non sarebbe ora di licenziare qualche amministratore delegato? In primis l'amministratore delegato dell'Italia.

mercoledì 26 ottobre 2011

Monterosso: da dove ricominciare

Angelo Betta, il sindaco, ha detto ai microfoni dei giornalisti che Monterosso non c'è più. Un annuncio dettato dallo sconforto. Invece guardi meglio attorno, signor sindaco, e allunghi lo sguardo oltre le montagne di detriti e macerie che hanno invaso le piazzette, le strade, i caruggi della "perla delle Cinque Terre", la bellissima chiesa di San Giovanni, distrutto negozi, alberghi e altre attività legate al turismo e si sforzi di arrivare su su, in cima a via Roma, dove comincia o finisce (a seconda della direzione dello sguardo) il centro storico, quel borgo antico ferito dalla collina che non poteva più sopportare l'incuria dell'uomo, e da un diluvio d'acqua che l'ha spinta giù, verso il mare. Monterosso, pure in ginocchio, c'è ancora (nella foto, ruspe in piazza Garibaldi, davanti ai portici della canonica). Finita l'emergenza però si dovrà cercare di ricominciare, magari provando a trasformare questa tragedia in un'opportunità di rinascita vera. Bisogna assolutamente provarci.
Conosco Monterosso da quasi trent'anni. La preferisco d'inverno, quando è schiaffeggiata dalle mareggiate e pochi turisti infreddoliti la tengono accesa. Ho un rapporto d'amore/odio con questo bellissimo paese, quasi un presepe di case irregolari rosa o gialle con le persiane verdi, addossate le une alle altre, come a sorreggersi, luogo amato da poeti, musicisti e pittori, un tempo borgo marinaro e contadino, oggi "patrimonio dell'umanità" ma meta soprattutto di un turismo "mordi e fuggi" che, a lungo andare, in assenza di regole, ne metterà in pericolo la sopravvivenza.
Ho alcuni amici a Monterosso, ai quali per ora posso solo esprimere una grande solidarietà, una partecipazione vera al loro senso di sgomento e di annichilimento. Voglio andare ad abbracciarli al più presto. So che mi troverò davanti a uno scenario di distruzione che mi auguro non si ripeta più in alcun borgo irripetibile del nostro Paese.
Vedo scorrere sul mio computer le immagini del ribollire limaccioso e minaccioso dell'acqua marrone di fango che corre impetuosa verso la spiaggia: mi ricordano l'alluvione di Firenze (novembre 1966). E penso anche a Vernazza, l'altro borgo delle Cinque Terre colpito altrettanto duramente da questa tragedia, ai paesi della val di Vara e alla Lunigiana, terra che segna il confine tra Liguria e Toscana.
Per fermare o almeno rallentare quella corsa, lo sappiamo tutti, occorre una politica del territorio più seria e rispettosa. Lo scenario delle Cinque Terre è unico e fragile, autentico dono della natura, richiede protezione e amore (scenario ben descritto nel sito del giornale on line Linkiesta: www.linkiesta.it/alluvione-cinque-terre). Lo sappiamo tutti, ma chi dovrebbe vigilare e operare non lo fa.
Degli angoli di Monterosso amo soprattutto il molo, mi piace guardarmi intorno da lì, dove non riesco mai a leggere il libro che ho tra le mani perché gli occhi si alzano dalle pagine e scrutano il mare e l'orizzonte seguendo i pensieri, senza pensare. Peccato che le barche dei pescatori siano sempre meno mentre il numero dei battelli che da aprile a novembre attraccano ogni giorno cresca sempre di più. Da ogni battello sbarcano centinaia di "giornalieri" sciabattanti che sciamano nel centro storico seguendo un ombrellino plurilingue e poi, nelle due ore di tempo libero, affollano focaccerie, pizzerie, ristoranti menù turistico, enoteche, qui compri il pesto, i limoni, là il vino e le acciughe.
Quando ripartono, le casse dei commercianti sono piene e Monterosso non ha un bell'aspetto. Certo, l'attività economica ha le sue esigenze (perfino le cantine, in molti casi, sono state trasformate in abitazioni da vendere a caro prezzo; ovunque dilaga il business dei bed & breakfast), ma trascurando l'ambiente si finisce per far male anche all'economia. Occorre assolutamente trovare un punto d'equilibrio.
Ora c'è da lavorare duro per ricostruire. Per primo, e non lo dico io ma chi si intende di queste cose, bisognerebbe ripopolare la terra, riprendere a coltivarla perché solo accudendola la terra è amica e non si trasforma in pericoloso terriccio secco e franoso che, appena piove un po' di più, si lascia scivolare l'acqua addosso e precipita sui centri abitati e li travolge e sconvolge. E poi il turismo diventi davvero ecostenibile. A Monterosso le ultime abitazioni sono degli anni '60. Recentemente però è stato costruito al limite del centro storico un silo-parcheggio e un altro è in costruzione lì a fianco. Poi, che bisogno c'era di incastonare una piscina nel parco di un albergo a picco sul mare? Non basta certo l'obbligo di lasciar fuori le auto dal paese per dire che Monterosso rispetta l'ambiente. Certo, è meglio di niente, ma quel rispetto è un'altra cosa. Si ricominci da lì.

domenica 23 ottobre 2011

Sacconi, l'uomo dalla fronte inutilmente ampia

Qualche giorno fa, commentando la sentenza del Tribunale del lavoro di Roma che condannava la Lega alla chiusura dei simil-ministeri di Monza per violazione della legge e delle regole sindacali, il ministro per lo smantellamento del Welfare, Maurizio Sacconi, ha dichiarato ad Alessandra Arachi del Corriere della Sera (20 ottobre) che quella sentenza era "creativa e opinabile", che "la giurisprudenza del lavoro, a lungo un'anomalia di questo Paese, oggi si è fortunatamente ridimensionata, anche se emergono ancora capacità creative che certo non aiutano l'evoluzione del nostro mercato del lavoro".
Il ministro Sacconi, sempre più impegnato a smantellare i diritti dei lavoratori, non perde occasione di attribuirsene anche subdolamente il merito (dal mio punto di vista, il demerito), e di vantarsi di ciò di cui si dovrebbe vergognare.
Sacconi mi ricorda un suo collega ministro della Prima Repubblica, Mario Tanassi (socialdemocratico, coinvolto in alcuni scandali tra cui quello della Lockheed), bersaglio del sarcasmo molto pungente di Mario Melloni, detto Fortebraccio, mitico corsivista de l'Unità negli anni dal 1967 al 1982, che di lui scrisse, tra l'altro: "E' arrivata un'auto blu. Non è sceso nessuno. Era Tanassi". Oppure, Tanassi, "l'uomo dalla fronte inutilmente ampia". Come Sacconi.

mercoledì 19 ottobre 2011

Quel che Pisapia può fare per i precari

Oggi ho scritto questa lettera a Giuliano Pisapia, sindaco di Milano.
Caro sindaco Giuliano, apprezzo quel che il comune di Milano ha deliberato in materia di agevolazioni Atm.
Credo tuttavia che Milano abbia perso una buona occasione (spero che si possa rimediare) per dare un esempio di civiltà e di giustizia sociale. Mi spiego meglio.
Ho letto nel sito dell'Atm che aziende, università, ospedali, ministeri, banche, assicurazioni, enti pubblici possono acquistare abbonamenti annuali per i propri dipendenti a condizioni particolarmente favorevoli.
Perché a queste agevolazioni non sono ammessi, a maggior ragione, i precari? Precari che, nella quasi totalità dei casi, sono vittime di abusi contrattuali e non godono di tutele sindacali. Precari che svolgono lo stesso lavoro dei dipendenti senza avere alcun riconoscimento o garanzia (niente Tfr, pensione chissà, indennità di malattia solo in caso di ricovero e, per le donne, maternità uguale licenziamento).
Sarebbe anche il momento di far seguire a inascoltati richiami di alcune istituzioni e a generiche parole di solidarietà per i precari giovani e meno giovani, un'azione concreta.
Milano è stata sempre il maggior centro produttivo del Paese. Se il comune di Milano, per esempio, cominciasse con l'estendere le agevolazioni tariffarie Atm per lavoratori dipendenti anche ai precari, sarebbe un primo, importantissimo segnale e riconoscimento per tutti quei cittadini che, allo stato attuale, non hanno diritto al futuro. E magari quest'iniziativa potrebbe fare da apripista per altri provvedimenti concreti che riequilibrino almeno un po' certe profonde disuguaglianze sociali che tolgono dignità alla persona e al lavoro.
Grazie per l'attenzione. Con i migliori auguri di buon lavoro.
Valentina Strada, Milano.

giovedì 13 ottobre 2011

Chi pensa al futuro dell'Italia?

Berlusconi, manifestando un certo malumore per la situazione critica del governo e della maggioranza, ha detto ai suoi: "Senza di me non avete futuro" (dal Corriere della Sera di oggi). E al futuro dell'Italia e delle nuove generazioni chi pensa?

domenica 9 ottobre 2011

Un mondo migliore se governassero le donne

Il mito della guerra non appartiene alle donne. Non è quindi un caso che il premio Nobel per la pace sia stato assegnato a tre di loro, donne speciali e straordinarie (dai nomi difficilissimi che cerco di trascrivere correttamente): Tawakkol Karman, attivista yemenita impegnata contro il regime di Saleh e nella difesa dei diritti delle donne; Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, prima donna a ricoprire questa carica in Africa, che persegue la promozione sociale delle liberiane come obiettivo principale del suo mandato; Leymah Gbowee, liberiana anche lei, pacifista che ha operato a lungo nel suo Paese, poi nella Repubblica democratica del Congo e oggi in Costa d'Avorio.
Il mondo sarebbe davvero migliore se governassero le donne.

giovedì 6 ottobre 2011

Che cosa devono fare i giornalisti

Questa mattina sono stata al Convegno "Il futuro del giornalismo: Etica e professione" organizzato all'Università degli Studi di Milano dall'Ordine regionale dei giornalisti della Lombardia.
Tra tutte le importanti riflessioni e argomentazioni portate dai relatori, ciò che mi ha colpito di più è stata una frase pronunciata dal direttore dell'Avvenire, Marco Tarquinio, quando ha detto che "i giornalisti devono diventare il cane da guardia di ogni persona umana e dei suoi diritti inviolabili". Quanta umanità e giustizia in questo messaggio...

martedì 4 ottobre 2011

Il lavoro torni al primo posto

Per rendere giustizia alle cinque vittime del crollo di Barletta bisogna restituire con urgenza al lavoro la dignità e il valore che una politica e una finanza dissennate gli hanno sottratto.

sabato 1 ottobre 2011

L'antipolitica non è Della Valle

Chi ha paura di Diego Della Valle? Istintivamente credo che l'imprenditore marchigiano abbia voluto dire proprio quel che ha detto quando, nella lettera pubblicata oggi a tutta pagina su alcuni quotidiani, chiede tout court alla cattiva politica di andarsene per far posto alla buona politica. Non c'è da scandalizzarsi, Della Valle dice quel che pensa la maggior parte degli italiani.
Giusto però anche il richiamo del presidente Napolitano a guardarsi dall'antipolitica perché diciassette anni fa l'antipolitica ha generato proprio Berlusconi e i suoi governi, che da allora si sono presi cura degli interessi personali del cavaliere anziché di quelli del Paese.
Proprio per aver negato la crisi fino a quando, dopo aver sparso falso ottimismo, il rischio di bancarotta si è manifestato in tutta la sua gravità, il governo Berlusconi si è dimostrato assolutamente incapace di governare.
Più che la lettera di Della Valle avrebbe dovuto far male al premier e ai suoi collaboratori la lettera della Bce; quella sì ha rappresentato qualcosa di cui il governo avrebbe dovuto dolersi, oltre che vergognarsi. Vista l'incapacità e l'incompetenza dimostrate dal governo, la Banca centrale europea ha sentito infatti la necessità di dettarne l'agenda. Una ferita sì, ma necessaria per porre un argine all'incapacità conclamata di Berlusconi and company.

venerdì 30 settembre 2011

Due consulenti per Marina e Barbara

Le due figlie più importanti (dal punto di vista aziendale) di Berlusconi sempre sotto i riflettori. Marina, che non ha ancora trovato il look stylist giusto, si è rifatta (oddio!) piazzandosi per la seconda volta consecutiva al 12° posto nella classifica di Fortune delle donne più potenti al mondo. Il potere consola chi ce l'ha.
Barbara, che con il colpo di fulmine per Pato ha messo a rischio la sua immagine di donna di cultura laureata in Filosofia 110 e lode all'università del San Raffaele, ha assunto come consulente Massimo Zennaro, l'ex portavoce del ministro Gelmini riemerso dal tunnel di 732 km tra Ginevra e il Gran Sasso dove era sprofondato mentre cercava di acchiappare un gruppo di neutrini che correvano più veloci della luce. Consulente per la costruzione di un'immagine culturale forte è l'incarico di Zennaro. Pare che la prossima uscita della nuova Barbara, invece di un weekend a Formentera o una serata all'Hollywood sia una cena con Bondi, il poeta di corte; poi un seminario di dottrina di vita con i maestri Carlo Rossella, Fabrizio Del Noce ed Emilio Fede. Purtroppo Lele Mora è in prigione: lui sì che avrebbe potuto tenerle una lectio magistralis su come fare per avere un forte profilo culturale.

La Bce ha chiesto flessibilità, non precarietà

Secondo il Corriere della sera di oggi (articolo "Prodi: le indicazioni erano doverose. Il Pd prima tifoso ora imbarazzato", di Enrico Marro) in materia di lavoro (e non solo) la pubblicazione della lettera della Bce al governo italiano deve aver certamente procurato un certo mal di pancia a sinistra. Perché? Perché il governatore della Banca d'Italia uscente, Mario Draghi, che in alcune interviste nell'ultimo anno, aveva criticato la grande diffusione del lavoro precario, improvvisamente, nella lettera "segreta" cofirmata con Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, chiede invece all'Italia più flessibilità nel mercato del lavoro.
Francamente non mi sembra così strano, a patto di non confondere flessibilità e precarietà. La prima è una nuova modalità di lavoro; la seconda è illegale (vìola una legge comunitaria del 1999 che vieta l'utilizzazione di forme di lavoro a termine come forme ordinarie di lavoro). Sono gli abusi, largamente tollerati, compiuti con gli stage e con i contratti a progetto, a trasformare la flessibilità in precarietà.
Da anni giacciono in Parlamento diverse proposte di legge sulla cosiddetta flexsecurity, che in sintesi vuol dire coniugare la massima flessibilità in entrata e in uscita con la massima protezione (retributiva e sociale) possibile. Che cosa si aspetta a fermare gli abusi e a riformare il mercato del lavoro in modo che la flessibilità, che il mercato vuole, non continui a trasformarsi in un incubo di precarietà per ormai milioni di lavoratori giovani e non? Forse la Bce dovrebbe mandarci un'altra lettera, magari per spiegare meglio che, chiedendo maggiore flessibilità, non intendeva chiedere maggiore precarietà.
Un'ultima osservazione. Perfino il ministro Sacconi, che non è mai stato tenero nei confronti dei lavoratori, e che certamente conosceva il testo della lettera della Bce all'Italia, nella sua intervista al Corriere della Sera del 25 settembre 2011, a proposito dell'accesso dei giovani al lavoro aveva dichiarato che si deve disincentivare "l'abuso dei tirocini e dei contratti a progetto".

L'ospedale San Raffaele continuerà a curare?

A proposito dell'istanza di fallimento presentata dalla Procura di Milano per l'ospedale San Raffaele, c'è una cosa, anzi più d'una, che mi chiedo: nel frattempo che cosa succede ai pazienti in cura presso la struttura? Chi è ricoverato continua a essere curato come prima? I medici continuano a garantire prestazioni specialistiche ambulatoriali? Si possono prenotare visite ed esami? Il Pronto Soccorso è agibile? Insomma, l'ospedale funziona regolarmente o cominciano a mancare forniture di medicinali, materiale sanitario, ricambi per attrezzature, bende e cerotti?
I dipendenti e i collaboratori fanno attività piena o ridotta? Vengono poi pagati?
Nei giornali che leggo non trovo le risposte, né ci si può rifare a qualche precedente, giacché non ricordo se in passato altri ospedali siano andati in bancarotta.
E' davvero incredibile la vicenda di questo grande ospedale, fiore all'occhiello della sanità lombarda, creato da un prete visionario (don Luigi Verzé) e soffocato proprio dagli eccessi di grandeur del suo stesso fondatore (nella foto l'Angelo San Raffaele, costosissima statua in vetroresina alta oltre otto metri - era proprio necessaria? - sulla sommità della cupola del Dipartimento di medicina molecolare).

giovedì 29 settembre 2011

La Bce raccomanda, Berlusconi comanda

La lettera segreta della Bce non è più segreta. Il Corriere della sera di oggi la pubblica integralmente. Senza entrare nel merito dei contenuti è sufficiente considerarne la premessa: "Il Consiglio direttivo della Bce ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori".
Questo è il punto: la fiducia degli investitori. Il 27 settembre l'economista Tito Boeri ha elencato su Repubblica le cause del balzo all'insù del nostro spread rispetto a quello tedesco. La responsabilità è sempre di Berlusconi e del suo governo.
Quindi, se Berlusconi si dimettesse, il Paese ne trarrebbe un grande vantaggio in termini di fiducia degli investitori. Sarebbe una boccata d'ossigeno per un sistema agonizzante, non sufficiente ma utile per poter ripartire.
Scrivendo quella lettera, la Bce ha fatto quel che doveva. Purtroppo Berlusconi non intende dimettersi, nonostante autorevoli voci cerchino di persuaderlo che sarebbe la cosa migliore per lui (e anche per noi) e, come non bastasse, ieri la Camera ha respinto la mozione di sfiducia a carico del ministro Saverio Romano, indagato per mafia. Altro che fiducia degli investitori......
Alla fine la lettera della Bce diventa per il governo Berlusconi l'alibi per spremere altre lacrime e altro sangue dei cittadini italiani.

mercoledì 28 settembre 2011

I have a dream

Ho un sogno. Domani, giorno del suo 75° compleanno, Berlusconi farà a se stesso, e soprattutto agli italiani, il dono delle sue dimissioni. Bello eh!?!
In fondo converrebbe anche a lui fare un passo indietro. Da giorni autorevoli commentatori, certamente non "comunisti" (Sergio Romano, Ernesto Galli della Loggia eccetera), anche all'estero, vellicano il suo narcisismo e la sua vanità lasciando intendere che, se facesse un passo indietro in questo momento molto critico per il Paese, certamente diventerebbe il Salvatore della Patria e questo lascerebbe un'impronta positiva talmente grande da oscurare tutte le sue malefatte (beh, proprio tutte magari no). Senza contare che, di colpo, lo spread che divide il rendimento del debito pubblico fra Italia e Germania si potrebbe ridurre di quasi un centinaio di punti.

lunedì 26 settembre 2011

Senza commento

Ahi serva Italia/di dolore ostello/nave sanza nocchiere/non donna di provincie/ma bordello.
Dante Alighieri, Purgatorio, canto VI 76-78.

mercoledì 14 settembre 2011

Il nostro mercato del lavoro denunciato alla CE

Oggi il professor Pietro Ichino, senatore Pd e giuslavorista, e altri politici o soggetti interessati a risolvere la piaga del precariato diffuso, presentano alla Commissione Europea una denuncia contro il dualismo del nostro mercato del lavoro tra protetti e non protetti, e chiedono un procedimento d'infrazione contro il nostro Paese per questa situazione.
Il 7 giugno scorso la Commissione europea, già consapevole di questa anomalia del nostro mercato del lavoro, aveva sollecitato l'Italia a occuparsi del problema. "Grazie a questa consapevolezza non avevamo più neppure la necessità di dimostrare che milioni di rapporti 'a progetto' e altre collaborazioni autonome continuative, anche in regime di partita Iva, sono sostanzialmente rapporti di lavoro dipendente" ha detto ieri all'ADN Kronos il professor Ichino. "Quel dualismo del nostro mercato del lavoro che tre mesi fa la Commissione europea ci ha chiesto di superare - noi lo chiamiamo un vero e proprio regime di apartheid fra protetti e non protetti - è un'evidente violazione della direttiva 1999/70/CE che vieta l'utilizzazione di forme di lavoro a termine come forma ordinaria di ingaggio del personale e vieta ogni disparità di trattamento tra lavoratori assunti a termine e quelli a tempo indeterminato".
Una maggiore flessibilità del mercato del lavoro che vada di pari passo con una maggiore protezione del lavoratore è anche una delle richieste della Banca centrale europea nella lettera inviata il 5 agosto al nostro governo. Ma il nostro governo ha fatto finta di niente.
L'obiettivo di Ichino e dei firmatari della denucia alla Commissione europea è quello di arrivare a una riforma del diritto del lavoro che veda tutti lavoratori a tempo indeterminato, a tutti le protezioni essenziali, nessuno inamovibile ma un robusto sostegno economico a chi perde il posto e investimenti sulla professionalità che rendano possibile una nuova e rapida occupazione. Adesso la parola tocca alla Commissione europea.

domenica 11 settembre 2011

A tutte le vittime innocenti di dieci anni d'odio

Alle vittime delle Twin Towers. Voglio ricordare anche i civili morti in dieci anni di guerra in Afghanistan e in Irak.

venerdì 9 settembre 2011

Sacconi sepolto da una barzelletta

Una barzelletta vi seppellirà. In effetti il ministro Sacconi è uscito nel modo peggiore dalla sua ultima performance pubblica.
La ridicola e penosa, nonché maschilista, esibizione di Sacconi che, a difesa dell'indecente articolo 8 della manovra, ha sentito il bisogno di spiegarlo meglio con una barzelletta sconcia che ha fatto ridere nessuno, è un segnale che, volgarità a parte (anche se non è poco) non deve preoccupare.
Come il suo capo, Sacconi crede che gli italiani si conquistino raccontando barzellette becere e offensive della dignità delle donne.

giovedì 8 settembre 2011

Arrivederci, cardinale Tettamanzi

Il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, stasera in Duomo saluterà la diocesi ambrosiana e la città di cui è stato per nove anni voce autorevole, amata e spesso criticata per le sue scelte coraggiose, in difesa di chi non aveva voce. Ma non solo. "La questione morale è sempre d'attualità", ha detto in una recente intervista a Famiglia Cristiana. "Pare che Tangentopoli qui non abbia insegnato nulla". Non era la prima volta che il card. Tettamanzi interveniva sui comportamenti illeciti, in certi casi anche solo eticamente, di chi ha un ruolo e responsabilità nella vita pubblica.
Grazie, caro arcivescovo, per aver rianimato il cuore di Milano e averle ridato speranza. Da milanese, spero che Lei ami sempre la mia città, che Le deve molto e che avrà ancora bisogno di Lei.

Un premier in Tribunale. Ma non è il nostro

"A processo l'ex primo ministro islandese, Geir Haarde. Ha gestito male la crisi finanziaria". Questo è un titolo apparso recentemente su diversi quotidiani.
Gli islandesi, con due referendum, hanno stabilito che non intendono pagare i danni della grave crisi finanziaria che ha colpito il loro Paese e che il governo non ha saputo fronteggiare.
C'è sempre da imparare.

mercoledì 7 settembre 2011

La vergogna dell'art. 8, e non solo

Ieri la CGIL e centinaia di migliaia di cittadini, sono scesi sulle piazze. Oggi il Senato voterà una manovra blindata. Passerà così senza discussio-
ne l'art. 8, un articolo che non porta alcun contribu-
to in denaro al passivo di bilancio e che, cosa assai più grave, affida la riscrittura del diritto del lavoro a rappresentanti qualunque dei lavoratori e agli imprenditori. Un articolo di una manovra che non contiene provvedimenti per la crescita e il rilancio dell'economia del nostro Paese, un articolo che piace solo al governo e a Confindustria e che rappresenta una vera vergogna per chi l'ha scritto, approvato e imposto a lavoratori sempre più spogliati dei diritti acquisiti, indeboliti contrattualmente, impoveriti da una crisi che dura da alcuni anni, ma che il governo, dopo aver bollato come crisi "psicologica" da combattere con l'aumento dei consumi, ha cominciato a riconoscere appena due mesi fa.
L'articolo 8 farà prevalere i contratti aziendali su quelli nazionali. Intanto, quali contratti aziendali? "Una prima categoria di soggetti abilitati è costituita dalle 'associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale', ma senza alcun accenno ai requisiti di rappresentatività di queste associazioni a livello aziendale", ha detto il giuslavorista e senatore Pd, Pietro Ichino, il 23 agosto nel suo intervento presso la Commissione Lavoro. "Una seconda categoria di soggetti abilitati è costituita dalle 'rappresentanze sindacali operanti in azienda. Senza requisiti di rappresentatività né altra qualificazione, queste rappresentanze aziendali possono essere costituite da chiunque, anche da tre amici al bar. A queste rappresentanze sindacali, senza alcun filtro, viene così attribuito il potere di riscrivere con l'imprenditore l'intero diritto del lavoro. Ma come può il ministro del Lavoro di un Paese civile, membro dell'Unione Europea e dell'Organizzazione internazionale del Lavoro, varare una norma come questa, che conferisce una delega in bianco sull'intera disciplina dei rapporti di lavoro a soggetti del tutto indeterminati?", ha concluso Ichino.
I contratti aziendali permetteranno di licenziare anche senza giusta causa (fatta eccezione, bontà loro, per il licenziamento discriminatorio e quello della lavoratrice in caso di maternità), di tenere sotto controllo audiovisivo i lavoratori mediante l'installazione di impianti negli ambienti di lavoro, di cambiare sede, orari, mansioni, inquadramento dei lavoratori senza il loro consenso, di decidere le modalità di assunzione e anche di trasformazione dei contratti.
E pensare che, prima la Banca d'Italia (Draghi), poi la Banca Centrale Europea (Trichet) avevano ripetutamente chiesto al nostro governo provvedimenti per l'occupazione, a cominciare dalla riduzione della distanza di tutele tra lavoratori garantiti (per quel che può ancora valere oggi questo aggettivo) e non. Ricordo che in Italia i precari sono circa quattro milioni.
La CGIL ha deciso di ricorrere alla Consulta per difendere i diritti dei lavoratori.
Aggiungo una riflessione su un altro provvedimento contenuto in questa disgraziata quarta manovra: l'età pensionabile delle donne.
L'età della pensione per le donne del settore privato sarà innalzata gradualmente, a partire dal 2014, per arrivare a 65 anni nel 2026. "Ce lo chiede l'Europa" è l'insopportabile refrain che, insieme a "non metteremo le mani nelle tasche degli italiani", è sempre più insopportabile. Ma sì, già che ci siamo alziamo pure l'età pensionabile delle lavoratrici anche a 70 anni, in molti casi dopo una vita di faticoso doppio lavoro. Chi pensa alla gestione della famiglia, ai figli, magari anche agli anziani? Gli uomini?
Sembra che la spesa per la pensione sia quella che ha messo l'Italia sul lastrico. Via quindi ad aumenti dell'età. Sì, ma il lavoro? Dov'è il lavoro? Quanti sono i disoccupati, i cassintegrati, i precari che a quell'età contributiva non arriveranno mai? Quanti devono per forza uscire precocemente dall'attività produttiva senza aver raggiunto gli anni di contribuzione necessari?
Smettetela di ingannarci, siete degli incapaci e siete in malafede. Andate via.

domenica 4 settembre 2011

Senza dote, niente assunzione

La dignità del lavoro è un valore sempre più del passato. Come interpretare altrimenti una recentissima iniziativa del ministero per la Gioventù per favorire l'occupazione giovanile?
Il ministero ha creato un fondo di 51 milioni di euro (che l'Inps gestirà) da ripartire in tante quote da 5 mila euro ciascuna da destinare a lavoratori under 36 disoccupati o precari, con figli minori, i quali porteranno in dote ai loro datori di lavoro questa somma come incentivo all'assunzione a tempo indeterminato.
Se questo può davvero portare alla stabilizzazione di 1o.200 lavoratori sotto i 36 anni, ben venga. Però è una modalità che fa un po' tristezza. Come dire a un imprenditore: se assumi Tizio, ti regalo un buono sconto da utilizzare come ti pare, anche per fare la spesa al supermarket. Qualcuno ha chiesto a Tizio come ci si sente a essere al centro di una promozione commerciale?
Invece del denaro, non sarebbe stato più dignitoso per il lavoratore se l'imprenditore avesse ricevuto in cambio dell'assunzione uno sgravio fiscale? E' vero, sempre soldi sono, ma ci sono momenti in cui la forma è sostanza.

Riscatto laurea senza anzianità? Colpa di nessuno

Pare che non sia stata di Sacconi l'idea di abolire ai fini della pensione d'anzianità gli anni di riscatto laurea mantenendo validi solo i contributi versati. A indicare Sacconi come l'autore di quella iniqua trovata era stato Calderoli. Nessuno ha confermato, nessuno ha smentito. Il riscatto laurea avrà cercato di ringiovanirsi da solo.
Per fortuna questo provvedimento, sommerso dalla protesta sociale, poi è decaduto.

sabato 3 settembre 2011

La Lega mette le mani nelle tasche degli irregolari

Gli stranieri irregolari che lavorano nel nostro Paese dovranno pagare una tassa sul denaro mandato alle proprie famiglie nei Paesi d'origine attraverso banche, money transfer o altri canali finanziari. Lo dice un emendamento della Lega alla manovra.
Dal momento che colpisce solo i lavoratori extracomunitari che non hanno una posizione Inps, questo provvedimento non sembra tanto un modo per fare cassa, quanto piuttosto un espediente per far emergere immigrati senza carte in regola e rispedirli a casa.
Su questa manovra e le sue iniquità sociali se ne sono dette tante, ma che si arrivasse addirittura a colpire gli ultimi degli ultimi.....

venerdì 2 settembre 2011

A Sacconi rispondo: "Bastardi anni '80"

A Castel Gandolfo, davanti alla platea delle Acli, durante il seminario sul "Lavoro scomposto" il cardinale Tarcisio Bertone aveva appena fatto un intervento in cui, tra l'altro, aveva difeso i diritti dei lavoratori ("non possono dipendere dai mercati"), quando ha preso la parola il ministro per lo smantellamento del Welfare, Maurizio Sacconi.
"Bisogna uscire definitivamente da un maledetto tempo, dai 'bastardi' anni '70 la cui onda lunga arriva fino ad oggi. Bastardi anni '70 dove le peggiori culture secolariste si sono espresse", ha detto il ministro, che poi ha ricordato i "cattivi maestri" e i "cattivi genitori" che hanno segnato gli anni '70. Qualcuno gli ha dato del "fascista".
Povero Sacconi, quasi mi fa pena, pensa con livore agli anni '70 e si dimentica che, con Tremonti e Brunetta, faceva parte della "banda del buco", cioè come consulenti economici di Craxi negli anni '80 hanno provocato la voragine del nostro debito pubblico.

Silvio di Rivombrosa

Prima, ha creduto che "Ruby rubacuori" fosse la nipote di Mubarak e ha voluto salvarla dai cattivi questurini. Adesso, per spiegare perché ha dato un sacco di soldi ai procacciatori di escort, dice che ha fatto solo del bene "a una famiglia con figli che viveva nell'agio e di colpo si è trovata nella povertà". Che sensibilità, che grande cuore...... Pensare ai poveri e ai disoccupati son buoni tutti.
Che Berlusconi abbia in mente di scrivere una fiction e di interpretarla da protagonista?

mercoledì 31 agosto 2011

Sacconi si è dovuto rimangiare il riscatto laurea

Bene, il governo ha fatto marcia indietro sulla norma iniqua che penalizzava pesantemente il riscatto degli anni di laurea e di servizio militare. La forte pressione, esercitata dai media, dai social network e dalle parti sociali interessate al provvedimento, ha costretto il "ministro per lo smantellamento del Welfare", Maurizio Sacconi, autore della brillante idea, a rimangiarsi la decisione presa, quella di espropriare chi aveva trasformato, pagandoli profumatamente all'Inps, anni di formazione e di leva in anni di anzianità lavorativa ai fini pensionistici sottoscrivendo un patto con lo Stato.
Sembra che Sacconi abbia fatto la sua demenziale proposta, subito accettata dal "cervellone" Calderoli, senza aver fatto eseguire alcuna analisi agli esperti e agli istituti competenti sull'impatto sociale che la norma avrebbe avuto. Incompetenza e improvvisazione di un governo di malfattori e/o dilettanti che gli italiani da tempo non vogliono più (lo dicono diversi sondaggi) e che sta in piedi a malapena grazie a un manipolo di Irresponsabili.

martedì 30 agosto 2011

L'ingorgo di Saint Tropez? Chissenefrega

Il Corriere della Sera di oggi ha dedicato quasi una pagina alla notizia che ci vogliono tre ore per percorrere 16 km tra Sainte Maxime e Saint Tropez. Vedendola ho pensato con nostalgia alla rubrica Chissenefrega, una delle più seguite del compianto settimanale satirico Cuore.
Anche il racconto delle fatiche di viaggio del cantore della neo Dolce vita, Carlo Rossella, che completavano il servizio, hanno suscitato in me lo stesso sentimento.
Allora dico: va bene che siamo ancora in agosto (pure agli sgoccioli), ma non si possono irritare i lettori come ha fatto il Corriere con questo servizio. Di questi tempi, poi. Si faccia invece, per esempio, una bella inchiesta sulla Salerno-Reggio Calabria (infiltrazioni della criminalità nei cantieri, clientele politiche eccetera). Già fatta e vista più volte, mi si dirà. Certo, ma il problema è ancora lì.

L'imbroglio del riscatto laurea

Con questa classe dirigente indignarsi non basta più. La corsa allo smantellamento del welfare continua. L'ultima trovata della banda Berlusconi-Bossi-Tremonti-Sacconi merita il Nobel per la malafede. Questi signori hanno deciso che gli anni di laurea e di leva riscattati legalmente non valgano più agli effetti del conteggio per l'anzianità, e i contributi versati entrino solo nel computo finale della pensione (magrissimo risultato a fronte di un grande sacrificio economico). Misura che ha effetti su tutti coloro che il riscatto lo hanno già pagato ma sono ancora in attività, e su coloro che lo stanno pagando a caro prezzo (nel caso dei lavoratori precari se ne va una bella fetta del loro scarso stipendio oppure, nei casi fortunati, è il "welfare famigliare" che si sobbarca questo onere costoso.
E' un provvedimento che, di primo acchito, puzza d'incostituzionalità (aspetto di leggere il parere di un costituzionalista). Se così fosse, è certo che, in caso di approvazione al Senato e alla Camera, il presidente Napolitano non lo firmerà. Ma mi auguro che non lo firmi comunque perché sarebbe un altro durissimo colpo, anche psicologico, per quei lavoratori per i quali gli anni di riscatto laurea costituiscono l'unico periodo di stabilità in una vita lavorativa che, con questa classe dirigente di malfattori, non ha speranze di futuro.

domenica 28 agosto 2011

Al "Meeting" di CL i soliti noti

Si è chiuso ieri il "Meeting per l'amicizia tra i popoli" di Comunione e Liberazione a Rimini. Ormai il tradizionale raduno di fine agosto dei ciellini, grande kermesse di incontri, cultura, musica, spettacoli, è diventato parte integrante dell'agorà politico e sociale. Nessuno vi si sottrae: presidenti della Repubblica, capi di governo, ministri, politici della maggioranza e dell'opposizione, sindacalisti, imprenditori, direttori di giornali. Chi ci va, esiste. Gli altri, fuori.
La macchina della comunicazione e della propaganda di CL è formidabile. A Rimini si creano e si distruggono alleanze, si discute di manovra finanziaria e contromanovra, si annunciano strategie politiche. Sempre sulla testa del Paese reale. Quest'anno, a Rimini, sono andati anche Marchionne e John Elkan. Abbiamo mai visto un operaio di Mirafiori o di Pomigliano sul palco di Rimini? O un lavoratore precario?

mercoledì 24 agosto 2011

Salvare i cittadini disonesti o gli onesti?

La proposta contenuta nella contromanovra del Pd di tassare i capitali "scudati" (quei capitali espatriati illegalmente da cittadini disonesti e rientrati pagando la modica, anzi irrisoria, penale del 5% sul loro importo) suona incostituzionale per tante anime belle (vedi Montezemolo, Marcegaglia eccetera) perché sarebbe scorretta.
E tanti abusi (mancato rispetto di diritti, giustizia lenta, inefficienze della pubblica amministrazione, pressione fiscale più pesante sui più deboli, eccetera) patiti da cittadini onesti non sono forse incostituzionali? Chi dobbiamo salvare? I contribuenti onesti o i disonesti?

domenica 21 agosto 2011

L'immensa certezza è la precarietà del vivere

In tempi dominati dall'incertezza, colpisce il tema provocatorio lanciato dall'annuale Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini: "E l'esistenza diventa un'immensa certezza". Forse viviamo in un universo di certezze e non ce ne accorgiamo?
Ho cercato di capire qual è il messaggio che il movimento CL vuole trasmettere (www.meetingrimini.org).
"La certezza che cerchiamo non è un'ideologia, o una strategia o una convinzione psicologica, ma è quella che ci fa riconoscere ciò che già siamo. Non tanto che le cose andranno a posto come pensiamo noi, ma che noi stessi siamo in rapporto con Chi ci fa continuamente......Non si tratta di sapere in anticipo quel che accadrà a noi e nel mondo, ma di essere disponibili a farci provocare da ciò che accade, cioè a chiederne il senso e a riconoscerne la ragione. E la certezza è immensa proprio perché non è un nostro prodotto, ma la scoperta di ciò che ci raggiunge e chiede ogni volta di noi", hanno scritto gli organizzatori del Meeting.
Purtroppo non ho fatto studi filosofici e fatico a tradurre queste parole. Se qualcuno ha parole più chiare e convincenti, sono disposta ad ascoltare, magari anche a crederci. Viceversa continuerò a pensare che l'immensa certezza sia la precarietà del vivere.

venerdì 19 agosto 2011

Sacconi, ministro contro il welfare

Tra il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e quello della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, è gara aperta alla medaglia di peggior ministro di uno dei peggiori governi del nostro Paese.
La sfida tra i due ex socialisti del governo di centrodestra (e già questo significa pur qualcosa) ha sempre come terreno di scontro il lavoro, anzi i lavoratori visti come soggetti da depredare sistematicamente dei diritti acquisiti. Per un Brunetta che insulta i precari ("Siete la parte peggiore del Paese") c'è un Sacconi pronto a prenderli in giro.
Qualcuno mi dica come altro si deve intendere la dichiarazione di Sacconi che, commentando qualche giorno fa la norma (inserita nella manovra di ferragosto) in base alla quale accordi aziendali possono derogare all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori in materia di licenziamenti, afferma che l'art. 18 non viene toccato, e che queste intese aziendali "potrebbero portare alla stabilizzazione di contratti a termine o dei collaborazioni a progetto in cambio di flessibilità"......
Stabilizzazione in cambio di flessibilità? Detta da lui, questa spiegazione ha tutta l'aria di voler significare: apparente stabilizzazione in cambio di ulteriore, vera, precarietà. Una presa per i fondelli.

martedì 16 agosto 2011

La Chiesa cattolica faccia la sua parte

Se gli italiani devono tirare la cinghia, la Chiesa cattolica, alla quale lo Stato italiano riconosce ampi privilegi (vedi il Concordato-bis stipulato nel 1984 tra il presidente del Consiglio, Bettino Craxi, e il cardinale Segretario di Stato, Agostino Casaroli) farebbe bene a fare la sua parte.
Non sono in discussione la possibilità della Chiesa di esercitare il suo magistero, né l'azione assistenziale e solidale delle sue istituzioni e iniziative (che quasi sempre colmano carenze dello Stato), ma le sue attività economiche finalizzate al profitto, spesso in concorrenza con medesime attività svolte da privati cittadini che, per queste, sono soggette al fisco.

lunedì 15 agosto 2011

Alla Brambilla va bene il turismo senza "ponti"

L'ultima manovra finanziaria di Tremonti prevede, tra le altre misure, lo spostamento di tre festività civili (25 aprile, 1° maggio e 2 giugno) al lunedì, così da eliminare la possibilità di "ponti" e recuperare, nelle intenzioni del governo, produttività.
Non si capisce di quale produttività si tratti dal momento che nel nostro sistema economico, benché l'esportazione sia ancora un capitolo importante, sembra che tendenzialmente il terziario stia sottraendo spazio a un'industria sempre più minata dalla delocalizzazione. O forse, prima di prendere questa decisione, una commissione di esperti del ministero dello Sviluppo economico ha ravvisato nuove, grandi opportunità manifatturiere per il nostro Paese?
Gli operatori turistici, ovviamente, hanno cominciato a protestare per questa sottrazione di possibili fonti di reddito. Anche i lavoratori del turismo avranno di conseguenza i loro problemi. Nell'assoluto silenzio di Michela Vittoria Brambilla, ministro del Turismo.

domenica 14 agosto 2011

"Più tasse per pochi". Paga Montezemolo

Da tempo si parla di una "discesa in campo" di Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari. Lui non dice né sì né no, lascia tutte le porte aperte. Nell'intervista al Corriere della Sera di oggi, Montezemolo ha detto la sua sulla manovra da 45 miliardi del governo.
Leggendola, mi ha infastidito la sua distaccata disponibilità a pagare un alto contributo di solidarietà, insieme ai suoi amici milionari. Dovrei essere contenta. Invece no. Perché lo dice adesso, a manovra fatta? Certo la manovra può ancora subire emendamenti. Però da uno dei più importanti imprenditori del nostro Paese, esponente di quella classe dirigente e mediatica che ha sempre avuto un piede nelle stanze del potere anche senza rivestire cariche istituzionali, questa disponibilità suona un po' pelosa. Quasi come se dicesse, ecco, guardate come sono generoso (dall'alto della mia ricchezza). Gli è mancata forse l'occasione di dirlo prima? Perché non ha alzato il telefono per chiamare Tremonti e mettersi a disposizione come contribuente ad altissimo reddito?
Per il resto degli argomenti trattati nessuna novità: il solito Montezemolo, che attribuisce gravi responsabilità al governo, ma che spera che il governo vada avanti, eccetto nel caso di emergenza nell'emergenza..... (Ma, mi chiedo, questo momento che cos'è?)
Che vorrebbe che lo Stato, per ragioni di bilancio, vendesse parte dei suoi gioielli, come le proprietà immobiliari collocate nei migliori e più suggestivi scenari naturali del bel Paese, che troverebbero subito compratori danarosi (pronti a trasformarle in splendide residenze private), eccetera eccetera.
Vorrei solo fare un'osservazione sull'innalzamento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni anche nel settore privato, su cui Montezemolo concorda: è vero che lo chiede l'Europa (è già così nella maggioranza dei Paesi europei), ma in Italia le donne sono gran parte del welfare delle famiglie, a differenza di quel che avviene negli altri Paesi dove i servizi sociali sono ben più garantiti ed efficienti. Quante sono le donne per le quali il pensionamento si trasforma in tempo di lavoro, non pagato, per accudire nipoti e anziani? Sarebbe socialmente più utile, credo, fin che i servizi sociali in Italia rimangono quel poco che sono (e non sono certo destinati ad aumentare o a migliorare con tutti i tagli che sono stati fatti) lasciare alle donne, dopo i sessant'anni, la facoltà di scegliere tra il pensionamento e il prolungamento dell'attività lavorativa fino a 65 anni.
Un'intervista, questa di Montezemolo, forse stavolta ad alto tasso di autocandidatura.

sabato 13 agosto 2011

Il Gran Bugiardo fruga nelle nostre tasche

Il governo del "presidente operaio" che non voleva mettere le mani nelle tasche degli italiani sta per far annegare i soliti cittadini del ceto medio in un mare di tasse, imposte, balzelli d'ogni genere, tagli di servizi. Il suo governo sarà ricordato come quello che più ha pescato nelle tasche degli italiani, con criteri che esulano dall'equità e senza il supporto di una vera lotta all'evasione fiscale (soprattutto quella che dovrebbe catturare i pesci grossi, che invece continuano a guizzare allegramente in certi mari esotici o nei vicini laghi di Lugano e di Ginevra).
Colpa della crisi finanziaria e dei "mercati"? Colpa della negazione della crisi, di cui Berlusconi ha fatto in questi anni la sua parola d'ordine ("La crisi è psicologica. Consumate, consumate...."), e dei comportamenti che ne sono conseguiti, primi fra tutti quelli della classe dirigente che, invece di occuparsi dell'ingente debito pubblico, del rosso di bilancio e dei gravissimi problemi di crescita e di occupazione del Paese, ha speso più di tre anni di legislatura nei goffi tentativi di salvare il premier dal giudizio dei Tribunali.
L'impudenza di questo governo è andata oltre ogni limite di ragionevolezza. E di irragionevolezza.

venerdì 12 agosto 2011

La notte del muro e la mia Berlino

Questa è la notte del muro. A Berlino, 50 anni fa, nella notte tra il 12 e il 13 agosto, uomini e soldati della DDR hanno costruito un muro di cemento e filo spinato tra il settore orientale e quello occidentale della città. Ufficialmente allo scopo di frenare le fughe di cittadini dall'Est. Di fatto quel confine ha rappresentato anche uno dei momenti di maggior tensione degli anni della Guerra fredda. Fin che è durato (novembre 1989), quel muro ha rappresentato simbolicamente tutti i muri di cui è costellata la storia del Novecento e anche quella dell'ultimo inizio secolo. Muri di mattoni e muri di testa, in alcuni casi più alti e difficili da superare, comunque barriere da abbattere in nome della libertà, della democrazia, dei diritti umani e civili (nella foto, un murale della East Side Gallery, oltre un km di muro conservato come simbolo di speranza e libertà, e dipinto con opere di artisti di tutto il mondo).
La mia ultima volta a Berlino è stata due mesi fa. La sera del 3 giugno, quando a Milano i miei concittadini da tre giorni festeggiavano la splendida vittoria di Giuliano Pisapia e io ero molto dispiaciuta di non essere in piazza con loro, mi trovavo tuttavia in uno stato d'animo pieno d'altre emozioni, diversamente intense. Quella sera, alla Café Aroma Photogalerie (Hochkirchstrasse 8 - 10829 Berlin) ho inaugurato la mia mostra fotografica, Trentasei ore a Berlino (fino al 18 settembre), immagini in bianco e nero di un reportage realizzato nella capitale tedesca, nei miei primi anni di lavoro, immagini rimaste in un cassetto per circa quarant'anni, frammenti della mia prima volta a Berlino.
Con Berlino è stato sempre amore (vedi in questo blog La mia passione per Berlino - novembre 2009). Quando ero adolescente, l'indignazione provata per la costruzione di quel muro mi ha fatto scoprire la passione che, da grande, avrei trasformato nel mio lavoro. Se sono diventata giornalista è merito della curiosità, dell'interesse, della voglia di osservare e raccontare che quell'evento mi aveva di colpo suscitato.
Spero di non aver fatto troppi errori nel mio lavoro. Quel che è certo è che questa mostra rappresenta una sorta di quadratura del cerchio della mia vita professionale, un cerchio partito da Berlino e chiuso a Berlino.
"Gli scatti di Valentina Strada sono preziosi perché inediti, ma soprattutto perché unici, non replicabili nel senso più stretto del termine: la città che ritraggono non esiste più", ha scritto Anna Motterle nel blog www.berlinandout.eu. "Guardando queste fotografie riconosciamo i luoghi ritratti e allo stesso tempo li disconosciamo, proviamo a immaginare tutte le implicazioni storiche, sociali, politiche che si intrecciavano in questi chilometri quadrati di mondo, tentiamo di immedesimarci nei cittadini per i quali il mondo quotidiano finiva contro tre metri e sessanta di cemento armato".
Da oltre vent'anni il muro non c'è più, è caduto per una decisione politica, ma prima ancora per il desiderio dei berlinesi di ridiventare cittadini della loro bellissima città riunificata. Berlino è la città in cui mi piacerebbe vivere se non vivessi a Milano.
E adesso i ringraziamenti. Agli amici italo-berlinesi Edith e Petra, che hanno avuto l'idea della mostra, a Gino che l'ha realizzata e ospitata, a Fabian, Lena, Sabine e Marthe. Agli amici italiani che erano presenti all'inaugurazione (Laura, Margherita, Michele, Paola); a chi non c'era (Francesca, Antonella, Paola) e ha mandato qualcuno al suo posto, a chi non c'era ma era come se ci fosse (l'elenco sarebbe troppo lungo); a chi è andato dopo (Caterina e Matteo, Thomas); a chi andrà; a chi ne ha scritto (Rachele Enriquez, Giovanna Tettamanzi, Anna Motterle ed Emanuele Crotti, Pietro Del Giudice, Grazia Fallucchi), ai berlinesi che mi hanno detto d'essersi emozionati nell'aver ritrovato certe strade e atmosfere, in alcuni casi anche quelle cupe, della loro giovinezza. Grazie a Simonetta Donà, presidente del Comites di Berlino e a Elisabetta Abbondanza, direttore della Società Dante Alighieri di Berlino.
Grazie a Sonia, amica speciale che non c'è più e che amava tantissimo Berlino, di cui ho sentito l'affettuosa presenza. Infine un grandissimo grazie alla mia famiglia.

giovedì 11 agosto 2011

Chi può fermare "i mercati"?

"I mercati" sono diventati i protagonisti assoluti delle nostre giornate. Quante volte li sentiamo nominare nei Tg? O leggiamo sui giornali le loro gesta? Contro il loro strapotere la politica conta assai poco o niente. Il futuro è nelle mani dei mercati. Chi sono i mercati? I mercati sono gli speculatori, forze che sono creditrici di Paesi diventati fragili per colpa dell'ingente indebitamento provocato da una classe dirigente incapace e/o disonesta, forze che sfuggono al controllo della politica, contro le quali la politica ha armi vecchie e spuntate.
L'Occidente ha creato con le sue mani un mostro che adesso lo sta divorando. E il mostro non va in vacanza a Ferragosto. Ci vorrebbe un guizzo d'intelligenza, come Davide contro Golia.
Ma chi è il nostro Davide? Tremonti?

lunedì 8 agosto 2011

Grazie, caro don Gallo

Che bella serata quella di ieri. Sulla piazzetta ricavata da uno spuntone roccioso, a picco sul mare di Manarola, don Andrea Gallo, prete di strada, animatore della Comunità di San Benedetto al porto (Genova), ha parlato per quasi due ore alle molte persone venute per ascoltare "un prete che si è scoperto uomo" (titolo dell'incontro).
Una serata intensa, segnata dal carisma di questo prete di 83 anni che parla d'amore e di vita, che per amore s'impegna e lotta senza risparmiarsi soprattutto in difesa degli ultimi, dall'eloquio impetuoso ricco di testimonianze e di aneddoti, un prete che vorresti avere sempre vicino perché ha sempre le parole giuste per te.
"Penso ai giovani", ha detto tra molte altre cose. "Sfruttamento e disoccupazione devono cessare. I nostri giovani passano di delusione in delusione e rischiano un'assenza di futuro perché non hanno prospettive per potersi realizzare attraverso la loro creatività..... L'Italia non è come ce la raccontano. La nostra presunta modernizzazione è un piano inclinato verso la fragilità e l'arretratezza". E, tra una citazione di Gramsci e una di De André: "Pensando ai giovani, per aiutarli a ritrovare la bussola nel mare in tempesta in cui vivono, ho scritto un libro, intitolato Di sana e robusta Costituzione, in cui ai giovani dico lottate, impegnatevi, indignatevi, tirate su la testa, amate. Io ho da sempre due bussole: come uomo e come partigiano la mia prima bussola è la Costituzione. Come cristiano la mia bussola è il Vangelo".
Grazie, caro don Gallo.

martedì 19 luglio 2011

"Colpa mia? Ma figuriamoci....."

"Non sono stato io". "Non ne sapevo niente". "E' stato qualcuno a mia insaputa". Questo ritornello è ormai un tormentone. Non è mai colpa di chi si discolpa. Ha cominciato l'anno scorso (tanto per fissare un inizio convenzionale) il ministro Claudio Scajola, al quale ignoti benefattori avevano comprato casa davanti al Colosseo, non a Tor Pignattara. Poi è toccato al suo collega Tremonti, che abitava in un appartamento da 8.500 euro al mese d'affitto "messogli a disposizione" dal suo ex collaboratore Marco Milanese (per il quale è stata emessa, tra l'altro, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per corruzione, associazione per delinquere e rivelazione di segreti d'ufficio), ma lui non lo sapeva.
Oggi, davanti al Parlamento inglese il magnate dei media Rupert Murdoch, "lo squalo", ha preso le distanze dallo scandalo delle intercettazioni abusive dicendo che lui non ne sapeva nulla: "Non posso certo controllare tutto". Anche la sua cocca Rebecca Brooks, una che a colpi di scoop indegni ha fatto lievitare le vendite del News of the world tanto da far apparire la morte del giornale come una sorta di inevitabile catarsi, dopo aver detto semplicemente "Sorry" alle sue vittime, ha spiegato che lei naturalmente non c'entrava niente.
Fa un po' specie aggiungere a siffatta compagnia un caso tragico, per il quale provo sentimenti di rispetto e di pietà, ma che purtroppo è un altro segnale della tendenza al ping pong delle responsabilità: è il caso di Mario Cal, l'ex vicepresidente dell'ospedale San Raffaele, che si è tolto la vita dopo aver lasciato alla moglie un messaggio in cui era scritto: "Pago per colpe non mie".
Il "noncentrismo" dilagante lascia sempre delle ferite aperte. Solo in pochi casi è innocuo.
"Non sono stato io, è stata un'amica, a mia insaputa, a mandare alcune mie foto per un set fotografico". Così David Gandy, il palestrato sex symbol inglese bruno, occhi azzurri, slip bianchi, "parlami d'amore Mariù", protagonista della campagna di Dolce e Gabbana tra i faraglioni di Capri, si è schermito con falsa modestia, spiegando l'inizio della sua fortunata carriera. Non è stato lui. E allora? A chi importa chi è stato?

domenica 3 luglio 2011

I polli del neosegretario Alfano

Ormai vecchio, solo, malato e stanco, l'imperatore mantiene lo scettro ma cede lo spadone al suo giovane delfino, investendolo del potere di mantenere unita una corte di dignitari sempre più sfilacciata, umorale e scontenta.
In un clima da Basso Impero, o da Repubblica delle banane, Silvio Berlusconi ha designato Angelino Alfano, ministro per la Giustizia, segretario del Pdl. Non c'è stato bisogno di Congresso nazionale dei delegati, come democrazia vorrebbe, perché del Pdl Berlusconi è fondatore, signore e padrone. Alfano è stato quindi nominato per acclamazione forzata.
Il quarantenne segretario, nel suo primo discorso ha detto anche cose inutili, un po' da lacché del suo padre-padrone; ma una cosa ha sottolineato con chiarezza:"Voglio un partito di onesti". Silenzio un po' preoccupato in sala. E' evidente che Alfano conosca certi suoi polli.

venerdì 24 giugno 2011

Napoli pattumiera. Berlusconi sta a guardare

L'immondizia di Napoli è responsabilità di tutti i governi che si sono succeduti. L'immondizia di Napoli che continua a crescere a dismisura è anche la metafora più efficace di quel che sta succedendo nel nostro Paese, travolto da scandali, malcostume, criminalità, malgoverno che rendono l'aria mefitica.
Smaltire una volta per tutte i rifiuti di Napoli non è solo indispensabile alla salute dei cittadini, ma sarebbe anche un buon modo per assecondare il vento nuovo che soffia. Ecco perché Berlusconi, tra l'altro sotto ricatto da parte della Lega, sta a guardare.

lunedì 20 giugno 2011

E' morto Lamberto Sechi, il mio maestro

Stamattina è morto Lamberto Sechi, maestro di giornalismo, il mio maestro.
Diventato direttore di Panorama nel 1965, Sechi trasformò il mensile mondadoriano nel primo newsmagazine italiano nel maggio del 1967 (ricordo che il primo numero del settimanale - era il primo, ma portava sotto la testata il numero 57 perché il nome non era cambiato - aveva un grande scoop in copertina, la foto impressionante del corpo in fiamme e della Ferrari accartocciata di Lorenzo Bandini, pilota italiano di Formula 1, che bruciavano sul circuito di Montecarlo, un'immagine spietata per la sua nitidezza e drammaticità).
Su Sechi e sugli anni passati a Panorama, prima come segretaria, poi come redattrice, potrei scrivere un libro. Qui voglio soprattutto ricordare un aspetto del suo modo di fare il giornale, ciò che ha fatto di lui il maggiore innovatore del linguaggio giornalistico.
La sua fonte d'ispirazione era il giornalismo anglosassone, dal quale aveva ripreso il motto "I fatti separati dalle opinioni". Guidò Panorama con autorevolezza e rigore (per la sua severità era molto temuto da redattori e collaboratori) fino alla fine degli anni '70 coniugando spesso il suo motto con una linea editoriale di sinistra moderata e schierandosi invece apertamente a favore delle battaglie per i diritti civili (divorzio, aborto); nel suo ufficio, dietro la scrivania, campeggiava una gigantografia di John Kennedy, eroe ancora senza macchia. Naturalmente sapeva benissimo che separare i fatti dalle opinioni era utopia, però lo sforzo di cercare con puntiglio la verità, di raccontarla in modo acritico, era il primo dovere di noi redattori.
"Io ho molti amici, Panorama non ne ha", era solito dire quando riceveva qualche pressione. Portò pienamente a termine l'incarico ricevuto dal vecchio editore Arnoldo Mondadori, che una volta gli aveva detto: "Lei pensi a fare un bel giornale. A venderlo ci penso io".
Con Sechi Panorama raggiunse risultati sorprendenti tanto da costringere l'eterno concorrente, L'Espresso, ad abbandonare il formato "lenzuolo" per adottare quello del newsmagazine, più pratico e più adatto alle nuove esigenze dei lettori, soprattutto dei giovani.
Sechi diresse Panorama fino al 1979, quando una rivolta in redazione, da lui vissuta come una "congiura dei suoi figli" (nata per una nomina interna al giornale che innescò una sorta di reazione a catena di rivendicazioni sindacali e di maggior autonomia professionale) lo costrinse a dimettersi. Diresse poi il quotidiano La Nuova Venezia, il settimanale L'Europeo e i periodici del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera.
Alla sua "scuola" si sono formati molti giornalisti (tra loro anche diversi futuri direttori). Non tutti docili nell'assumere il suo imprinting, anche perché Sechi, nemico giurato della scrittura creativa, pretendeva uno stile di scrittura omogeneo, asciutto, un non-stile, che doveva rendere impossibile riconoscere, mentre si leggeva, l'autore dell'articolo. Discutibile, ma questo era lo "stile Panorama", uno stile che ha rivoluzionato il modo di scrivere nei giornali togliendo al linguaggio orpelli, verbosità e pesantezza. Per il giornalismo di quegli anni fu una terapia d'urto, ma ci voleva. "Siamo noi a dover fare fatica nell'essere chiari, non chi legge": una specie di diktat.
Nella scrittura il periodo-tipo era molto elementare: soggetto, verbo, complemento, pochi aggettivi, vietato l'abuso di avverbi. "Ogni articolo, dalla politica all'economia, dalla scienza alla cultura, deve poter essere capito anche da Antonio Brambilla, terza media, Cinisello Balsamo" (non voleva certo escludere i giovani lettori del Centro-Sud; il fatto è che Panorama allora era più diffuso nel Nord).
L'attacco di un pezzo doveva essere sorprendente, meglio se un po' spiazzante, per incuriosire il lettore e trattenerlo nella lettura fino all'ultima riga. Anche i titoli di Panorama hanno fatto scuola: calembour, giochi di parole costruiti ispirandosi a titoli di libri, film, canzoni, modi di dire, una modalità di titolazione originale, di grande impatto, divertente finché non è diventata quel che non doveva essere: scontata e inflazionata.
La lotta ai luoghi comuni era un altro pallino di Sechi. Tra i suoi bersagli preferiti le espressioni "dal canto suo" e "un'apposita commissione". "Da quale canto volete che uno parli, agisca, pensi, se non dal canto suo?", tuonava nel lungo corridoio della redazione, all'ultimo piano della storica sede della Mondadori, in via Bianca di Savoia 2o. Oppure, "quando viene nominata una commissione per....eccetera, è chiaro che la commissione sia apposita, quindi l'aggettivo è inutile" e via di questo passo. Quanta rabbia, quanti pianti per l'attacco di un pezzo che non era mai come lui voleva.
Lamberto Sechi, mitico direttore e maestro, ha fatto piangere più volte anche me. Nel corso degli anni ho capito che nella maggior parte dei casi aveva ragione. Ciao direttore.

domenica 19 giugno 2011

Pontida: Bossi che abbaia non morde

Niente di nuovo sotto il sole di Pontida. Bossi ha bisogno di Berlusconi e Berlusconi ha bisogno di Bossi. Così i due compari, sempre più malandati (Bossi, lo dico con rispetto, a causa della malattia; Berlusconi sembra invecchiato di colpo di altri dieci anni, o forse è in ferie la sua truccatrice) continuano a sostenersi a vicenda in una sorta di perverso accanimento terapeutico mentre il Paese agonizza. Svegliati Italia!

sabato 18 giugno 2011

Grazie Santoro, ma quella tuta da operaio....

Davvero importante l'iniziativa di Michele Santoro ieri sera a Bologna, e anche una bella risposta al comportamento indegno del ministro Brunetta. "Tutti in piedi: entra il lavoro".
Grazie a Santoro per aver acceso una grande luce sul nostro problema più grave, un problema assolutamente ignorato, quando non vilipeso, dal governo "ad personam" del nostro Paese. Grazie a tutti coloro che hanno "testimoniato" il lavoro: i precari innanzi tutto, e a uno strepitoso Roberto Benigni ("Siete la parte migliore del Paese", "Non chiedetemi battute su Brunetta. Troppo facile, sarebbe come sparare sulla 'crocetta' rossa").
Però Santoro, la tuta da operaio la lasci a Cipputi e ai suoi compagni. Indossata da lei può suscitare ironie troppo facili e controproducenti che allontanano l'attenzione dal vero problema. Per quanto lei sia vicino alla loro causa, e lo ha dimostrato più volte in passato e adesso, lei non è un operaio.
Grazie Santoro per la bella iniziativa di Bologna.

Quell'arcobaleno nel cielo sopra Milano

Questo post avrei voluto scriverlo la sera del 30 maggio scorso. Un problema fisico al braccio e alla mano destra me l'ha impedito. Ormai sono state dette molte cose riguardo la strepitosa vittoria di Giuliano Pisapia, nuovo sindaco della mia città, ma voglio lo stesso esprimere la mia immensa felicità pubblicando, sia pure tre settimane dopo, la foto che mi ha inviato l'amico Giancarlo Guerrini Rocco, un'immagine che ha un forte valore simbolico: l'arcobaleno nel cielo di Milano dopo un violento nubifragio, un arcobaleno che abbraccia il Duomo e la città intorno, quasi a voler dire che da quel momento comincia un'altra vita per Milano.
Un augurio, e speriamo un presagio, anche per il nostro Paese.

mercoledì 15 giugno 2011

I precari, Brunetta, sono la nostra meglio gioventù

Il ministro Brunetta è indegno (eufemismo) del ruolo che ricopre. Ieri ha insultato i precari della Pubblica amministrazione definendoli "la parte peggiore del Paese" e si è sottratto vigliaccamente al confronto, insultando così tutti i quattro milioni di precari italiani, la nostra "meglio gioventù". Spero che il presidente Napolitano, sempre molto sensibile ai problemi delle generazioni senza futuro, alzi la voce. Brunetta deve essere sfiduciato subito. Licenziamo Brunetta.
Parafrasando una celebre (ancorché maleducata) battuta del padrone di Brunetta, mi viene da dire che "Brunetta è più alto che intelligente".
Anche l'on. Stracquadanio (Pdl) ha gettato benzina sul fuoco. Commentando le ragioni della sconfitta referendaria ha sostenuto che è colpa della rete e di quegli sfaccendati "che non hanno un cazzo da fare e passano le ore davanti al computer" (ma Internet non era una delle tre "i", con "Impresa" e "Inglese", che avrebbero dovuto rilanciare il nostri Paese dopo i guasti del centro-sinistra?).
Questa gente deve andare a casa, deve andare a casa, deve andare a casa........