giovedì 23 dicembre 2010

Cortei creativi: "Una risata vi seppellirà"

Le manifestazioni studentesche di ieri in tutta Italia sono state una festa, un grande happening. Pur non essendoci al momento alcunché da festeggiare (anche perché il decreto Gelmini che loro contestano, pur tra mille difficoltà sembra destinato a passare e, una volta finiti gli studi, se nulla cambia si saranno guadagnati la precarietà), hanno sfilato in ordine (salvo un paio di eccezioni senza gravi conseguenze): hanno suonato, cantato, ballato, ignorato a Roma la "zona rossa" , che era stata blindata dalla polizia a protezione dei palazzi del potere, offerto fiori agli agenti. Una vittoria bellissima contro i corvi che avevano presagito violenze e invitato le famiglie a non far uscire i ragazzi.
"Una risata vi seppellirà", vecchio sberleffo degli anarchici contro le sopraffazioni del potere, sembra il titolo migliore per quanto accaduto ieri nelle nostre piazze.

martedì 14 dicembre 2010

Berlusconi: grazie ai Giuda giudizio rinviato

Berlusconi ha appena incassato il corrispettivo di quel che ha pagato ai Giuda: la fiducia.
Non so che cosa accadrà adesso. La maggioranza, che non ha governato quando aveva oltre cento parlamentari più dell'opposizione, dovrebbe governare adesso, con pochi voti di differenza a suo favore?
Bisognerebbe sfiduciare questo Parlamento inquinato dal malaffare e dalla corruzione. Lo strumento, si sa, è il voto. Ma l'esito delle ormai inevitabili elezioni (difficile che il governo possa andare avanti), con una legge elettorale come quella vigente, potrebbe essere poco incoraggiante. Tuttavia voglio continuare a sperare, nonostante il risultato di oggi.
E nonostante la forte attrazione che esercita su di me la seguente citazione: "Quando la miseria si moltiplica e la speranza fugge dall'uomo, è tempo di rivoluzione".
L'ha detta alcuni anni fa il "grande vecchio" dell'architettura, il brasiliano ultracentenario Oscar Niemeyer, uno che di situazioni di crisi per la democrazia (America Latina) ne ha viste certamente tante.

lunedì 13 dicembre 2010

Chi sentiva la mancanza del digitale terrestre?

Alla signora Laura Bertola che, nella sua lettera su Repubblica di ieri, si dice finalmente felice di pagare il canone Rai perché, grazie al canale Rai 5, ha potuto assistere alla diretta della Valchiria dalla Scala, voglio dire che lei è stata una dei pochi fortunati. Io no.
Non sono pregiudizialmente contraria, ci mancherebbe, all'innovazione. Tuttavia nel caso del digitale terrestre sono molto infastidita dai discorsi che hanno accompagnato il suo arrivo, peraltro molto travagliato: "Finalmente anche noi", "Si vedranno molti più canali" eccetera.
In molti casi, naturalmente con i vecchi televisori (bisognerebbe saperlo), il decoder da solo non basta (io l'ho appena scoperto). Quindi sarebbe stato più corretto dire che può essere necessario aggiungere un altro dispositivo che si chiama modulatore. E qui anche le spese aumentano; oltretutto diventa indispensabile ricorrere a un antennista.
Senza contare che, quando tutto questo armamentario non basta, è inaccettabile e immorale dover subire a tutti i costi il diktat della sostituzione del vecchio televisore che funziona perfettamente con un modello con decoder integrato. Dove vanno a finire gli apparecchi scartati? In una montagna di rifiuti speciali che poi....
C'era proprio bisogno di introdurre questa novità in questo momento? Non c'era qualcos'altro di più urgente da fare per questo disgraziato Paese?
Mi viene in mente una vicenda di tanti anni fa, quando Ugo La Malfa, segretario del Pri, si oppose in Parlamento all'introduzione del colore in Italia (arrivato nel 1977) perché preoccupato che gli italiani spendessero troppo e s'indebitassero per avere in salotto il tv color.

sabato 11 dicembre 2010

Auguri a mia figlia e alla sua generazione

Oggi mia figlia compie trent'anni. Quando è nata, in una gelida notte di luna piena, da un finestrone del reparto maternità dell'allora già vetusto ospedale "Principessa Jolanda" di Milano (oggi non c'è più) suo padre e io abbiamo potuto ammirare uno spettacolo inaspettato: la cupola di Santa Maria delle Grazie del Bramante incorniciata da un cielo terso, luminoso e azzurro da sembrare finto, nel quale, a far da contrappunto alla luna, brillava solitaria una stella. Uno scenario di rara bellezza che ci è sembrato subito di ottimo auspicio per la nostra bambina.
Da quattro anni mia figlia lavora con ripetuti contratti "a progetto". Fa molta fatica a progettare il suo futuro appartenendo a una generazione con la quale la realtà è stata, ed è, avara di occasioni e ladra di sogni. Una generazione sfortunata che, per la frustrazione e l'impotenza che la pervade, ma anche per necessità (quando non si è "garantiti" è più difficile mettere il gioco il poco che si ha) non riesce neppure a reagire.
A mia figlia e ai suoi coetanei voglio dedicare una simbolica melagrana (nella foto), segno di prosperità: per sentirsi "ricchi" che cosa c'è di meglio oggi di un lavoro stabile? E poi una frase di Paul Valéry che mi ha colpito: "Il modo migliore per realizzare i propri sogni è svegliarsi". Cioè non mollare, non rassegnarsi, credere nelle proprie possibilità, fare gruppo e restare uniti, creare movimento attorno agli articoli 1 (L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro) e 4 (La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto) della Costituzione.
Voglio raccontare adesso un'altra esperienza personale. Quando è nata mia figlia lavoravo da pochi mesi al Corriere della sera. Vi ero arrivata dopo una breve trattativa durante la quale mi ero però accorta d'essere incinta. Con qualche tormento, lo confesso (in me era sorto quasi un conflitto tra due sogni che si stavano realizzando: un figlio e il Corriere (traguardo importante per ogni giornalista), prima di firmare il contratto andai dal direttore Franco Di Bella e gli dissi in tutta sincerità che ero disposta a rinunciare al Corriere (benché la battaglia per i diritti delle donne avesse già portato dei risultati, avevo la sensazione che essere assunta in un nuovo posto di lavoro, e nel contempo essere incinta, non fosse proprio il massimo per chi ti assumeva). Di Bella mi ascoltò, si rallegrò con me e bonariamente mi disse: "Io non assumo la mamma, assumo la giornalista". Un gentiluomo (qui la sua adesione alla P2 non c'entra): peccato dover aggiungere "d'altri tempi". Come in altri tempi, sia pure solo trent'anni fa e non tre secoli fa, è potuto succedere un fatto come questo.
Perché ho raccontato questo episodio? Perché è il metro per capire che cosa e perché, come diceva Gaber, la mia generazione ha perso. E che cosa le ultime generazioni stanno perdendo.
Abbiamo perso il valore del lavoro, la sua dignità, il suo ruolo nella crescita individuale e nella società perché non siamo stati capaci di difenderlo e di difendere così il futuro dei nostri figli. Abbiamo creduto che bastasse aver acquisito certi diritti per avere la certezza che sarebbero durati all'infinito. Complice un diffuso benessere, amplificato in principio dal "riflusso" degli anni Ottanta, abbiamo un po' dormito sugli allori. Ben altre responsabilità hanno tutti i governi degli ultimi vent'anni, la classe dirigente, le parti sociali. Come se nessuno volesse mettere fine a questo scandalo perché ci sono troppi altri interessi da difendere.
Basta con l'alibi della crisi globale e dell'esigenza di flessibilità del mercato del lavoro: in molti casi sono pretesti per creare precarietà. Anche il welfare familiare, su cui peraltro solo una parte di giovani può contare, è destinato a impoverirsi. Si vive male tutti, genitori e figli.
Auguri affettuosissimi a te, figlia mia, e alla tua generazione.

mercoledì 8 dicembre 2010

Sant'Ambrogio: la Scala delle vanità

La "prima" alla Scala la sera di S. Ambrogio è l'evento cultural-mondano milanese per eccellenza. Bene ieri la rappresentazione della Valchiria di Wagner, ottima la direzione di Daniel Barenboim. Ma non sono un'intenditrice e qui mi voglio soffermare su altro.
Dentro al teatro, la presenza sobria e attenta del presidente Napolitano e di sua moglie Clio. Poi, teatro nel teatro, il solito spettacolo delle vanità: molti rottami del governo e sottogoverno (si spera in uscita), molti ricconi e vip televisivi in continua ricerca di visibilità, i resti della borghesia "illuminata" ambrosiana e ospiti invitati dal sindaco Moratti (elezioni vicine) e dagli sponsor. Qualcuno si è presentato con la famiglia. Sarà forse un po' demagogico, ma mi piacerebbe sapere quanti hanno pagato il biglietto.
Per spettatori comuni invece, la diretta televisiva su Rai 5 che, grazie al digitale terrestre qualcuno ha visto e, per colpa del digitale terrestre molti non hanno visto, la diretta in alcuni cinema (12 euro) e sul maxischermo in Galleria (in piedi, al freddo). Insomma, una "prima" come al solito, per i soliti (del resto, siamo realisti, la Scala non può contenere tutti quelli che vorrebbero assistere allo spettacolo).
Fuori dal teatro, sotto la pioggia, le sacrosante proteste degli studenti contro la riforma Gelmini e dei lavoratori dello spettacolo contro i tagli alla cultura.
Non sarà il '68, ma qualcosa per disperazione comincia a muoversi.

lunedì 6 dicembre 2010

La Germania va. Noi no: però siamo "creativi"

Tra le rivelazioni pubblicate dal sito Wikileaks ce n'è una che merita di essere ben meditata (soprattutto dal nostro governo) e riguarda Angela Merkel. Il sito, che ha messo in agitazione le diplomazie di mezzo mondo, ha detto che gli Stati Uniti giudicano la cancelliera tedesca "una che evita i rischi e raramente è creativa". E allora?
Due giorni fa la Bundesbank ha reso pubblici alcuni dati interessanti: il Pil tedesco (che nel 2009 era sceso a -4,7%) è aumentato fino ad arrivare a +3,6 (non era mai successo dopo la riunificazione).
La disoccupazione, attualmente al 7,5%, conferma la tendenza a diminuire. Naturalmente i consumi crescono.
Nelle fabbriche automobilistiche (Mercedes, Bmw, Audi) sono aumentati gli straordinari e verranno ridotte le ferie natalizie per far fronte alla domanda di nuove vetture. Volkswagen ha annunciato nuove assunzioni.
Sono dati che si commentano da soli. A solo vent'anni dalla riunificazione tedesca la Merkel sta guidando con fermezza la locomotiva tedesca fuori dalla crisi, sui binari dell'alta velocità. Al traino, i vagoni traballanti dei "creativi" che da un momento all'altro possono deragliare.