giovedì 19 aprile 2012

Susanna Camusso si è accorta dei precari

Se io fossi una lavoratrice precaria mi sentirei presa in giro. Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil, ha detto che "ai giovani di questo Paese bisogna dare delle risposte effettive". Quindi il prossimo 10 maggio tutti in piazza per una grande mobilitazione nazionale sul tema della precarietà. Buona fortuna.
Ma chi era al tavolo col governo durante le consultazioni sulla proposta di riforma del mercato del lavoro? Non era quella la sede in cui il sindacato avrebbe dovuto lottare contro la precarietà?
No, allora l'obiettivo era difendere l'art. 18. Incassata una concessione sul contestato articolo, tutti a casa. Improvvisamente adesso Susanna Camusso si sveglia e scopre che i giovani sono rimasti senza risposte. Mi scusi Camusso, auguro certamente un grandissimo successo alla mobilitazione del 10 maggio, ma arrivarci adesso è qualcosa che suona davvero un po' male. Spero che la mobilitazione sia così grande da convincere anche lei e gli altri dirigenti sindacali che avete fatto malissimo a trascurare i lavoratori più indifesi e che da ora in poi attribuirete loro almeno la stessa importanza dell'art. 18. Sarebbe già troppo tardi, ma forse qualcosa si può ancora salvare. Speriamo.

domenica 8 aprile 2012

Fondi pubblici ai partiti: vent'anni di vergogna

Adesso tutti invocano trasparenza. Il presidente Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, i segretari dei partiti, dopo che i buoi sono scappati chiedono di chiudere la stalla. I buoi sono i 2,25 miliardi di euro dei rimborsi elettorali dal 1994 a oggi a fronte di 579 milioni di spese effettive (fonte Corte dei Conti, vedi Repubblica 5 aprile 2012). Il caso Lusi, amministratore dell'ex partito della Margherita (segretario Rutelli) scappato con una ventina di milioni in cassa e il recentissimo caso Belsito, amministratore della Lega Nord che con il denaro pubblico foraggiava abbondantemente, secondo intercettazioni e indagini in corso, la famiglia e gli amici stretti di Bossi, sono le punte dell'iceberg di un malcostume diffuso?
Spero siano casi isolati. Quel che è certo è che è scandaloso che nessuno abbia mai avuto nulla di ridire prima che scoppiassero questi scandali. Tutti conniventi. La legge sui rimborsi elettorali, fatta per aggirare il risultato del referendum del '93 che aveva detto no al finanziamento pubblico dei partiti, ha prodotto un mostro famelico che mangia risorse pubbliche molto più di quanto fosse necessario. E' scandaloso, tra l'altro, che i partiti ricevano rimborsi per tutti gli iscritti alle liste elettorali, sia che essi vadano a votare oppure no. Nessuno di loro ha mai avuto nulla da eccepire, nessuno che abbia mai detto "restituisco quel che non ho speso". Vergogna. Poi ci lamentiamo se l'antipolitica si fa strada. Pensarci prima, no?
Adesso sarebbe importante che chi ha rubato restituisca il maltolto, che i partiti non ricevano più nulla fino a quando non avranno finito di utilizzare il tesoro accumulato in quasi vent'anni e infine che venga approvata una legge che fissi un tetto alle spese elettorali. E' giusto che i cittadini finanzino la politica altrimenti farebbero politica solo i miliardari (e Dio ce ne scampi; l'esperienza conclusa pochi mesi fa brucia ancora). Ma la politica deve avere il giusto, non un centesimo di più.

venerdì 6 aprile 2012

Lavoro: una riforma che non punisce gli abusi

Se il Parlamento approverà l'attuale testo del ddl sulla riforma del mercato del lavoro le finte partite Iva e i finti co.co.pro non avranno certo motivo per sentirsi soddisfatti.
Perché? Perché la legge, una volta approvata, prevede che le aziende abbiano un anno di tempo per stabilizzare le finte partite Iva e prevede anche, per quanto riguarda i finti co.co.pro, che l'assunzione scatti solo con i nuovi contratti. Come a dire che le aziende avranno tutto il tempo per lasciare a casa, indisturbate e impunite, questi lavoratori vittime di abusi contrattuali e rappresentati da nessuno.
Mi piacerebbe che di questa realtà prendesse atto anche il presidente Napolitano che, nella sua meritevole azione di moral suasion riguardo l'art. 18, forse ha perso di vista, anche lui purtroppo, che questa riforma non è per i giovani disoccupati né per i giovani e meno giovani precari.
La consultazione del governo con le parti sociali è avvenuta quasi esclusivamente attorno all'art. 18 e il risultato è che ai "giovani", a fronte di una minore flessibilità in uscita (nuovo art. 18), è stata riservata una stretta della flessibilità in entrata purtroppo molto inferiore a quel che il governo aveva promesso col disboscamento della folta tipologia di contratti atipici.
E c'è anche il rischio che la prossima discussione del ddl in Parlamento porti, a causa delle pressioni di Confindustria e di Rete Imprese sostenute dal Pdl, a un testo ancora più peggiorativo per i lavoratori meno tutelati.
A Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica, che sul suo giornale il 5 aprile parlando delle "cose buone di questa riforma" ha citato "l'avvio di una lotta al drammatico dualismo occupazionale..... L'inizio di una guerra senza quartiere all'apartheid del precariato con l'incentivo a recuperare la centralità del contratto a tempo indeterminato e il disincentivo ad abusare dei co.co.pro e delle finte partite Iva" suggerirei di leggere con più attenzione il testo del decreto legge.
Emma Marcegaglia, invece, si è calata nei panni di Alice nel paese delle meraviglie. La presidente di Confindustria, sul Corriere di oggi ammette candidamente che gli abusi di partite Iva, co.co.pro e associati in partecipazione "vanno combattuti con i controlli degli ispettori del Lavoro, non con una presunzione automatica di illecito per cui il rapporto di lavoro si trasforma in subordinato". Ma va?
Certo questa sarebbe stata la giusta premessa della riforma. Prima eliminare tutti gli abusi, risarcire i lavoratori truffati e poi, ripristinata la legalità, costruire una riforma degna di questo nome. Invece siamo in presenza di un gran pasticcio.
Punire gli abusi dei contratti più precarizzanti era uno degli obiettivi qualificanti della riforma. Mancato.

mercoledì 4 aprile 2012

Lavoro: pagano ancora i precari

Sembra che l'impegno dei sindacati e del Pd sulla modifica dell'art. 18 sia arrivato a buon fine con l'accordo del Pdl. Ovviamente avendo dato in cambio una revisione favorevole agli imprenditori sulla flessibilità in entrata.
Trovo tutto questo molto politico ma altrettanto, mi spiace dirlo, disgustoso. Da tempo ho capito che il lavoro che interessa è solo quello dei dipendenti, categoria in via d'estinzione (è ormai una tendenza consolidata ovunque) che il sindacato ritiene l'unica, insieme a quella dei pensionati, da difendere, al di là di generiche affermazioni contro la precarietà.
Penso che, con queste premesse, moltissimi giovani non andranno a votare e il Pd si attaccherà al tram e il sindacato, una volta "estinti" i suoi protetti, si troverà col sedere per terra senza più iscritti, quindi senza forza, per sopravvivere. E noi che avremo tollerato la precarietà ci ritroveremo quasi certamente con una pensione molto ridimensionata (per non dire senza). Scenario apocalittico? No, realistico.