Il 7 giugno scorso la Commissione europea, già consapevole di questa anomalia del nostro mercato del lavoro, aveva sollecitato l'Italia a occuparsi del problema. "Grazie a questa consapevolezza non avevamo più neppure la necessità di dimostrare che milioni di rapporti 'a progetto' e altre collaborazioni autonome continuative, anche in regime di partita Iva, sono sostanzialmente rapporti di lavoro dipendente" ha detto ieri all'ADN Kronos il professor Ichino. "Quel dualismo del nostro mercato del lavoro che tre mesi fa la Commissione europea ci ha chiesto di superare - noi lo chiamiamo un vero e proprio regime di apartheid fra protetti e non protetti - è un'evidente violazione della direttiva 1999/70/CE che vieta l'utilizzazione di forme di lavoro a termine come forma ordinaria di ingaggio del personale e vieta ogni disparità di trattamento tra lavoratori assunti a termine e quelli a tempo indeterminato".
Una maggiore flessibilità del mercato del lavoro che vada di pari passo con una maggiore protezione del lavoratore è anche una delle richieste della Banca centrale europea nella lettera inviata il 5 agosto al nostro governo. Ma il nostro governo ha fatto finta di niente.
L'obiettivo di Ichino e dei firmatari della denucia alla Commissione europea è quello di arrivare a una riforma del diritto del lavoro che veda tutti lavoratori a tempo indeterminato, a tutti le protezioni essenziali, nessuno inamovibile ma un robusto sostegno economico a chi perde il posto e investimenti sulla professionalità che rendano possibile una nuova e rapida occupazione. Adesso la parola tocca alla Commissione europea.
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