sabato 21 febbraio 2015

Abolizione dei co.co.pro con scandalo!


La tanto strombazzata abolizione dei contratti co.co.pro da parte del governo è uno scandalo e una truffa. Ancora una volta saranno il lavoratore e la collettività a pagare. Come? Oltre a regalare alle aziende che assumeranno a tempo indeterminato col nuovo contratto a tutele crescenti (dove le tutele sono solo scarsi indennizzi in caso di licenziamento) tre anni di esenzione dal versamento di contributi (a carico quindi della collettività), si è pensato di arrivare all'obbrobrio di una sanatoria pro aziende disoneste, e cioè, in caso di assunzione il lavoratore dovrà rinunciare a rivendicare legalmente quanto gli è dovuto per il pregresso. Sanatoria che avrebbe dovuto essere di segno opposto, a favore del lavoratore truffato da anni con contratti illegali, su cui politica e sindacato da sempre benevolmente hanno chiuso gli occhi. Invece si preferisce premiare il datore di lavoro disonesto, che non pagherà un centesimo per violazioni magari perpetrate continuativamente per molti anni. In cambio l'azienda darebbe al lavoratore la garanzia di non essere licenziato per un anno! Alla faccia delle tutele. Scandalo, scandalo, scandalo, è un vero scandalo.




lunedì 16 febbraio 2015

Gruber, Mieli, Pansa, Donnini, Cairo e i fatti loro

"Conflitto di interessi" è un'espressione ormai uscita dal nostro lessico politico e sociale. In verità, anche quando ne faceva parte, non ha mai portato a sanare il conflitto in questione.
Se a qualcuno fosse sfuggita la puntata di Otto e mezzo del 13 febbraio e ha la pazienza di andarsela a rivedere on line (http://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/renzi-e-la-vendetta-di-berlusconi-13-02-2015-147376) troverà quanto segue: Lilli Gruber, padrona di casa nonché autrice di Rcs Libri (Eredità, Tempesta i suoi ultimi due titoli), che intervista Paolo Mieli, presidente Rcs Libri, suo editore e ospite frequente, e Giampaolo Pansa, autore di La destra siamo noi appena pubblicato da Rcs Libri e lanciato in grande stile (Il punto di Paolo Pagliaro) nella stessa puntata di Otto e mezzo.
Tema della serata era "Renzi e la vendetta di Berlusconi", ma poi la conversazione a tre ha spaziato sul libro di Pansa e sulla crisi internazionale. Interessante, certo, ma il sospetto di un incontro tra vecchi (mi perdoni Gruber) compagni di scuola reciprocamente legati da comuni interessi (favorire il proprio editore per Gruber; promozione di un libro per l'editore Mieli e l'autore Pansa) è piuttosto sgradevole.
Lilli Gruber non è nuova a exploit di questo genere. Recentemente aveva intervistato anche Laura Donnini, amministratore delegato di Rcs Libri (ancora l'editore della Gruber!), donna in carriera che tra l'altro, a ogni uscita pubblica, non esita a sottolineare che il ruolo delle donne nel lavoro deve essere valorizzato, e fa finta di non sapere che l'azienda di cui è ad è piena zeppa di donne con contratti precari, illegali in molti casi e, nonostante questo, non perseguiti.
Dimenticavo, Otto e mezzo è un programma de La7 il cui proprietario, Urbano Cairo, è azionista Rcs Mediagroup. E questo chiude il cerchio.
Oddio, che invece di conflitto di interessi sia un caso di sinergie di gruppo? Mah, mi sembra più probabile che si tratti di persone che allegramente si fanno soprattutto i fatti loro, se la cantano e se la suonano in nome della libertà d'informazione.

No ai precari. Linkem li vuole stabili.

Le buone notizie si vedono poco. Sul Venerdì del 6 febbraio 2015, a firma Cinzia Gubbini, una notizia che avrebbe meritato grande rilievo sui quotidiani e servizi nei Tg, e invece, a parte un video su YouTube e un'intervista delle Iene a Davide Rota, amministratore delegato Linkem, mi sembra che sia apparsa solo sulle pagine del supplemento settimanale di Repubblica. Titolo: E' un call center senza precari: E lo dice a tutti. Senza precari? Ebbene sì, sembra proprio di sì.
A invertire la tendenza, che vuole da sempre il call center come principale motore di precarietà lavorativa, è stata Linkem, azienda di telecomunicazioni (internet veloce, senza rete fissa, senza chiavetta). Chiamando il suo numero (06/94444), prima che risponda un operatore si può ascoltare questo messaggio: "I nostri operatori rispondono tutti dal nostro call center che si trova in Italia. Non sono precari e sono assunti regolarmente da Linkem".
Dall'articolo del Venerdì si apprende che su 300 assunti nel call center (con sede a Bari) il 70 per cento ha un contratto a tempo indeterminato, il 30 per cento ha un contratto a tempo determinato e verrà stabilizzato entro pochi mesi.
Investendo sulle persone, coinvolgendole stabilmente nel progetto di crescita, l'azienda sta ottenendo buoni risultati: in media, su 100 chiamate che arrivano al call center circa il 70 per cento si trasforma in una contratto.

martedì 3 febbraio 2015

Lettera al presidente Mattarella

Tanti auguri di buon lavoro, presidente Mattarella. Nel suo discorso d'insediamento lei ha messo in fila gli aspetti critici del nostro Paese, ha voluto riconoscere i meriti di tutti coloro che lavorano per sanare e migliorare il nostro Paese, a partire dai cittadini che fanno correttamente il proprio dovere ed ha  auspicato un futuro in cui tutte le risorse della società italiana si mobilitino per ricostruire la speranza e guardare all'orizzonte con fiducia.
Gli obiettivi che ha indicato sono ambiziosi e basterebbe che ne centrassimo il 60% durante il suo mandato. Per quanto riguarda il lavoro auspico che lei osservi ben bene con la lente della costituzionalità (compito in cui lei è Maestro) la nuova riforma che avanza, quel Jobs Act, così chiamato per attirare l'attenzione degli investitori stranieri, che dovrebbe "favorire" l'occupazione.
Ecco, se favorirà occupazione buona (stabile) andrà bene, ma se, come temo, sarà un altro strumento per creare ulteriore discriminazione tra i lavoratori favorendo soprattutto occupazione cattiva (precaria) mascherata da buona, allora le sarei grata (e con me milioni di cittadini) se facesse notare a chi di dovere che il nostro Paese è, come afferma la Costituzione, una Repubblica fondata sul lavoro. Sul lavoro, non su qualcosa che gli somiglia ma non è. Come succede ormai da vent'anni.
Grazie.