domenica 19 agosto 2012

Chi ha mai parlato con qualcuno dei Di Carlo?

E' morto Angelo Di Carlo, 54 anni, operaio precario-disoccupato che, per protesta, l'11 agosto si era dato fuoco davanti a Montecitorio. Al figlio trentenne ha lasciato 160 euro di risparmi. Una vicenda umana che suscita rispetto e commozione.
Purtroppo non è il primo caso di gesto disperato di chi ha perso il lavoro (ma anche di chi lo da) e con esso la speranza.
I "professori" al governo e una classe politica di somari finiti dietro la lavagna (non si devono fare generalizzazioni, ma l'esasperazione è troppa) sono sempre lì a organizzare "tavoli" per consultarsi e discutere. Ma qualcuno ha mai invitato a questi tavoli i Di Carlo, ha mai parlato con loro?

Continua l'inutile duello Fornero-Camusso

Dopo aver firmato la riforma del mercato del lavoro, il ministro Elsa Fornero in un'intervista a La Stampa di oggi lancia la palla alle imprese: "Il governo ha risanato il Paese, ora tocca alle imprese fare gli investimenti necessari per la crescita.....Essenziale è la riforma del mercato del lavoro, a partire dalla necessità di arginare la precarietà".
C'era da aspettarsi una risposta immediata della Confindustria. Invece, su l'Unità si è subito fatta sentire Susanna Camusso, segretario della Cgil: "Il lavoro non c'è. Intervenga lo Stato comprando quote delle aziende in crisi e le ricollochi sul mercato a crisi passata".
A Fornero farei rispettosamente notare che la sua riforma riforma pochissimo e non incide minimamente sulla piaga sociale della precarietà perché le aziende, in mancanza di controlli davvero efficaci, possono trovare facilmente il modo di aggirare una legge che fa acqua da tutte le parti (vedi la voglia di stabilizzazione di circa duemila precari della Rai che verrà quasi certamente elusa con contratti più brevi, o con nessun contratto).
A Camusso replicherei che lo Stato siamo noi cittadini e che l'esorbitante debito pubblico accumulato (circa 2 mila miliardi di euro) non andrebbe incrementato ulteriormente perché poi saremmo sempre e comunque noi cittadini a doverlo pagare. Per le aziende in crisi ci vorrebbero forse nuovi investimenti per una loro riconversione produttiva.
Fornero e Camusso continuano inutilmente a incrociare le armi in un duello ormai stucchevole. La ricetta giusta per la crescita, nonostante molte dichiarazioni d'intenti, non l'ha ancora in tasca nessuno. Mi aspetto però che ciascuna forza politica e sociale faccia lealmente l'interesse del Paese. Lealmente, senza proteggere interessi di parte, per l'interesse di tutti.

sabato 11 agosto 2012

Volti della rinascita di Monterosso

Ci sono i volti di Fulvia (guida turistica), Daniele (bagnino), Simona (direttrice di banca), Enzo (esperto informatico), Andrea (pizzaiolo), Lorenzo (bagnino), Simone (focacciaio), Carlo (cameriere), Andrea (guida turistica), Giovanni (gestore di locanda).
Li ha ritratti Serena Arpe, albergatrice e focacciaia, appassionata di fotografia, monterossina doc. Sono ritratti di persone che nella vita hanno un lavoro proprio e che di colpo, di fronte all'emergenza, si sono trovate a improvvisarne un altro: guidatori di ruspe e di mezzi di soccorso, manovali, falegnami, muratori eccetera. Gente di carattere i monterossini, che non si piange addosso e si rimbocca le maniche.
Serena Arpe, nei giorni dopo la disastrosa alluvione di Monterosso (Cinque Terre) del 25 ottobre scorso, smessi i grandi stivali, i robusti guantoni e la pala con cui ogni giorno lottava contro la montagna di fango che aveva distrutto gran parte dell'albergo di famiglia e completamente devastato l'adiacente focacceria, imbracciava la sua Nikon e andava in giro tra le macerie delle vie e dei carrugi del paese a catturare i volti di amici e concittadini impegnati nell'opera di riportare alla luce Monterosso liberandola dall'alto strato di terra e detriti che l'aveva semisepolta.
Sono immagini che esprimono la forza di volontà, il coraggio, la caparbietà, la voglia di vivere di chi non vuole lasciarsi sopraffare dalla disperazione e dalla realtà più dura. E, per contrastarla, mette in gioco tutte le sue risorse, anche quelle fino ad allora sconosciute, tra espressioni di stanchezza e qualche sorriso di speranza che l'obiettivo di Serena ha saputo catturare.
"Di necessità... virtù" è il titolo del breve reportage di Serena Arpe in mostra in questi giorni (fino al 15 agosto) a Monterosso in via Gioberti, sulla parete rugosa del muro di cinta di un orto in centro paese miracolosamente rimasto in piedi nonostante la furia dell'acqua. L'esposizione ha anche un sottotitolo: "Living is easy with eyes closed/misunderstanding all you see", due versi della celebre Strawberry fields forever dei Beatles, come a dire che a occhi chiusi è facile interpretare la realtà in modi diversi, metafora di chi non si rassegna, non vuole cedere  ed è capace di reinventarsi con grande energia. Come hanno fatto i monterossini.

venerdì 10 agosto 2012

Politici, ispiratevi a queste campionesse

I Giochi della XXX Olimpiade finiscono tra due giorni. Non tocca a me fare il bilancio della partecipazione degli azzurri ma mi piace sottolineare quel che mi resterà di queste sedici giornate di gare. Non il fallimento dei nostri campioni di nuoto, né la triste vicenda del marciatore dopato.
Mi resteranno due esempi. Quello della squadra femminile di fioretto, composta da Elisa Di Francisca, Arianna Errigo e Valentina Vezzali, due giovani campionesse e la "signora del fioretto", molto diverse tra loro, avversarie agguerrite, una contro l'altra armata nel torneo individuale, ma diventate unitissime compagne e sodali quando si è trattato di farsi squadra (per l'occasione è scesa in pedana anche la riserva Ilaria Salvatori) per il comune obiettivo di vincere per l'Italia.
Una compattezza che dovrebbe ispirare analogo sentimento e comportamento all'intera classe politica italiana, che neppure per gli interessi del Paese è capace di operare superando barriere ideologiche e/o di principio.
L'altro esempio è quello di Josefa Idem (48 anni) che, alla sua ottava Olimpiade, dopo un buon quinto posto nel kayak individuale, ha tirato il suo remo in barca e con grande compostezza e dignità ha dato il suo addio ai Giochi dopo vent'anni di una leggendaria carriera straricca di medaglie. Anche saper uscire di scena è un'arte. Un altro insegnamento per chi rimane attaccato alla poltrona del potere oltre ogni limite.

giovedì 9 agosto 2012

Più Canadair, meno cacciabombardieri

L'anno prossimo per la flotta antincendi (19 Canadair, 4 Elitanker e altri piccoli velivoli) saranno disponibili minori risorse: solo 42 milioni di euro contro i 150 messi a bilancio nel 2012. Lo ha dichiarato al Corriere della sera di oggi Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. I piromani sono avvisati.
Che Paese! Stiamo acquistando 90 cacciabombardieri F35 con una spesa di 10 miliardi di euro e faremo volare meno Canadair.
Non c'è estate senza incendi in Italia. Bruciano zone del Nord (Emilia, Liguria), del Centro (la collina di Monte Mario a Roma), del Sud (Calabria, Sicilia). Non c'è cultura della prevenzione, non si fa prevenzione, è sotto gli occhi di tutti, e invano la Protezione civile lancia i suoi appelli perché vengano rispettate le norme antincendio. Invece niente. In più c'è il dilagare della piromania. Così quando divampa un incendio i Canadair, scarseggiando uomini e altri mezzi antincendio, diventano il principale strumento d'intervento e l'anno prossimo rischieranno di non poter alzarsi in volo. E se provassimo a rinunciare ai nuovi cacciabombardieri in cambio almeno di qualche Canadair in più? Il territorio e le casse dello Stato ne avrebbero un grande vantaggio.

mercoledì 8 agosto 2012

Monti e la "generazione perduta"

Molto rumore contro Monti per un paio di recenti dichiarazioni politically uncorrect. La prima in un'intervista a Der Spiegel in cui ha auspicato per i governi una maggiore autonomia dai Parlamenti nazionali nelle trattative a Bruxelles. La seconda al Wall Street Journal in cui ha evocato lo spaventoso scenario dello spread a quota 1.200 se fosse rimasto in carica il governo precedente. Due dichiarazioni successivamente un po' rappattumate.
Minor rumore ha sollevato invece l'intervista che il presidente del Consiglio ha dato a Sette (27 luglio 2012). Eppure anche lì il professore aveva detto cose gravi.
Per esempio, parlando dei 30-40enni italiani definiti la "generazione perduta" per le loro difficoltà o addirittura per l'impossibilità di inserirsi nel mondo del lavoro, Monti, dopo aver citato De Gasperi ("il politico pensa alle prossime elezioni; l'uomo di Stato pensa alle prossime generazioni"), ammette che messaggi di speranza possono essere dati solo ai giovani che verranno tra qualche anno. Quanto alla "generazione perduta", si può cercare di ridurre al minimo i danni e di non ripetere gli errori del passato.
Sono parole che si commentano da sé. Forse è per questo che non le ha commentate nessuno? Nessuno che abbia sottolineato queste parole. Eppure sono pesanti come macigni. Male ha fatto la stampa a non dare il giusto rilievo a questa parte dell'intervista. E comunque a Monti mi viene da dire: mi scusi, professore, ma la riforma del lavoro non l'ha fatta il suo governo? Allora abbiate il coraggio di ammettere quel che molti (anch'io) pensano e cioè che quella riforma tanto sbandierata è stata solo un piccolo rattoppo su uno squarcio di cui la "generazione perduta" non ha colpa ma per il quale paga un conto molto salato.