
Davide Scalmani, papà di Giacomo, ha scritto una lettera ai giornali. Senza farsi prendere la mano dal dolore atroce e immenso che solo la morte di un figlio può dare, il padre di Giacomo nel disapprovare il messaggio di quella pubblicità è riuscito a trovare parole che lo stile di vita prevalente aveva rimosso. Una lezione civile, la sua, per rimettere a posto certi atteggiamenti del vivere comune che portano sempre più all'indifferenza per le regole e alla loro violazione, in nome paradossalmente di un'altra "regola" del vivere di oggi: quella della trasgressione facile, per sentirsi vincenti e "furbi".
Grazie al sindaco Giuliano Pisapia, che ha persuaso i vertici della casa automobilistica sudcoreana, quel cartellone verrà rimosso in settimana.
E' vero che siamo abituati ormai al linguaggio provocatorio, spavaldo e paradossale della comunicazione pubblicitaria e, senza la morte tragica di quel bambino, nessuno avrebbe stigmatizzato quell'invito al non rispetto delle regole. Però Giacomo è morto. C'è da sperare che dal suo sacrificio nasca un risveglio pieno della coscienza civile, spesso troppo tollerante perché annebbiata dal progressivo affievolirsi proprio di quei valori che ne sono stati sempre il collante. Sarebbe il modo migliore per ricordarlo.
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