martedì 15 novembre 2011

Sul precariato il Pd ha le idee confuse

L'eventuale nomina di Pietro Ichino come nuovo ministro del lavoro sarebbe una "provocazione" per Matteo Orfini, membro della segretria Pd (intervista sul Riformista, 12 novembre 2011). E' improbabile che ciò avvenga, ma l'uscita di Orfini merita un commento.
Per Ichino, senatore Pd, autore del progetto di legge sulla flexsecurity, non ho un particolare trasporto (ai tempi fu uno dei giuslavoristi che aprirono la strada alla flessibilità senza regole, diventata precariato). Però Ichino successivamente ha definito meglio il suo pensiero in un disegno di legge che ha lo scopo di combattere il dualismo del mercato del lavoro tra "garantiti" e "non garantiti", e con numerosi interventi/interviste ha sempre tenuta alta l'attenzione sul grave problema del precariato. Certo, il suo progetto è da discutere (è in Parlamento da due anni, e non mi risulta che sia mai stato messo in agenda), ma non si può liquidarlo con una battuta come quella di Orfini.
Alla flexsecurity la Cgil è contraria (mi dispiace doverlo dire, ma la Camusso ha sempre difeso e continua a difendere i lavoratori dipendenti e i pensionati, mentre ai precari ha sempre riservato e riserva parole di solidarietà, non prova mai a fare un'azione incisiva); il Pd, partito di Ichino, è in parte favorevole, in parte no.
Ora, visto che sul campo c'è soprattutto il progetto del "liberal" Ichino e non ho mai capito qual è, se c'è, l'altra posizione del Pd, quella "di sinistra", mi piacerebbe che qualcuno la spiegasse. Stessa cosa vorrei sentire dalla Cgil, che ha creato il NIdiL (Nuove Identità di Lavoro), sindacato dei lavoratori atipici, ma che non ha mai formulato proposte per uscire concretamente dal precariato, salvo lottare per l'occupazione, il che è senz'altro lodevole, ma oggi non basta più.
Quindi, ala sinistra del Pd e sindacato Cgil, se avete una proposta "di sinistra", tiratela fuori. Finché fuori c'è solo la proposta di Ichino, di quella si parla.

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