Francamente non mi sembra così strano, a patto di non confondere flessibilità e precarietà. La prima è una nuova modalità di lavoro; la seconda è illegale (vìola una legge comunitaria del 1999 che vieta l'utilizzazione di forme di lavoro a termine come forme ordinarie di lavoro). Sono gli abusi, largamente tollerati, compiuti con gli stage e con i contratti a progetto, a trasformare la flessibilità in precarietà.
Da anni giacciono in Parlamento diverse proposte di legge sulla cosiddetta flexsecurity, che in sintesi vuol dire coniugare la massima flessibilità in entrata e in uscita con la massima protezione (retributiva e sociale) possibile. Che cosa si aspetta a fermare gli abusi e a riformare il mercato del lavoro in modo che la flessibilità, che il mercato vuole, non continui a trasformarsi in un incubo di precarietà per ormai milioni di lavoratori giovani e non? Forse la Bce dovrebbe mandarci un'altra lettera, magari per spiegare meglio che, chiedendo maggiore flessibilità, non intendeva chiedere maggiore precarietà.
Un'ultima osservazione. Perfino il ministro Sacconi, che non è mai stato tenero nei confronti dei lavoratori, e che certamente conosceva il testo della lettera della Bce all'Italia, nella sua intervista al Corriere della Sera del 25 settembre 2011, a proposito dell'accesso dei giovani al lavoro aveva dichiarato che si deve disincentivare "l'abuso dei tirocini e dei contratti a progetto".
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