venerdì 30 settembre 2011

La Bce ha chiesto flessibilità, non precarietà

Secondo il Corriere della sera di oggi (articolo "Prodi: le indicazioni erano doverose. Il Pd prima tifoso ora imbarazzato", di Enrico Marro) in materia di lavoro (e non solo) la pubblicazione della lettera della Bce al governo italiano deve aver certamente procurato un certo mal di pancia a sinistra. Perché? Perché il governatore della Banca d'Italia uscente, Mario Draghi, che in alcune interviste nell'ultimo anno, aveva criticato la grande diffusione del lavoro precario, improvvisamente, nella lettera "segreta" cofirmata con Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, chiede invece all'Italia più flessibilità nel mercato del lavoro.
Francamente non mi sembra così strano, a patto di non confondere flessibilità e precarietà. La prima è una nuova modalità di lavoro; la seconda è illegale (vìola una legge comunitaria del 1999 che vieta l'utilizzazione di forme di lavoro a termine come forme ordinarie di lavoro). Sono gli abusi, largamente tollerati, compiuti con gli stage e con i contratti a progetto, a trasformare la flessibilità in precarietà.
Da anni giacciono in Parlamento diverse proposte di legge sulla cosiddetta flexsecurity, che in sintesi vuol dire coniugare la massima flessibilità in entrata e in uscita con la massima protezione (retributiva e sociale) possibile. Che cosa si aspetta a fermare gli abusi e a riformare il mercato del lavoro in modo che la flessibilità, che il mercato vuole, non continui a trasformarsi in un incubo di precarietà per ormai milioni di lavoratori giovani e non? Forse la Bce dovrebbe mandarci un'altra lettera, magari per spiegare meglio che, chiedendo maggiore flessibilità, non intendeva chiedere maggiore precarietà.
Un'ultima osservazione. Perfino il ministro Sacconi, che non è mai stato tenero nei confronti dei lavoratori, e che certamente conosceva il testo della lettera della Bce all'Italia, nella sua intervista al Corriere della Sera del 25 settembre 2011, a proposito dell'accesso dei giovani al lavoro aveva dichiarato che si deve disincentivare "l'abuso dei tirocini e dei contratti a progetto".

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