mercoledì 14 dicembre 2016

Art. 18, una discriminazione inaccettabile, quindi...

La Cassazione ha esaminato i quesiti in materia di lavoro (abolizione dei voucher, abrogazione del licenziamento illegittimo con la reintroduzione dell'art. 18 e abrogazione delle limitazioni di responsabilità in materia di appalti) che la Cgil vorrebbe sottoporre a referendum e ha dato loro il via libera. Ora queste richieste andranno al vaglio della Consulta.
Al momento non si può sapere quale sarà il percorso di queste richieste di referendum ma si può immaginare che siano destinati a rendere incandescente il dibattito politico nella prossima primavera.
Vorrei fare solo un'osservazione: non sono una costituzionalista ma, nella Repubblica fondata sul lavoro e sulla parità di diritti, mi sembra evidente una discriminazione colossale tra lavoratori di serie A (quelli tutelati dal vecchio art. 18) e lavoratori di serie B (quelli post Jobs Act che anche in caso di licenziamento illegittimo non hanno diritto al reintegro nel posto di lavoro ma solo a un'indennità sostitutiva)
Ma l'apartheid tra i lavoratori protetti e non protetti, ristabilendo il dettato costituzionale in materia di uguaglianza dei diritti, non era un impegno che Matteo Renzi volle fortemente assumere quando esordì alla guida del governo? Chissà come mai dopo ha cambiato idea. Quante bugie! E da un governo sedicente di centrosinistra!
Comunque per quanto riguarda l'art. 18 mi sembra impossibile tornare indietro, neppure con un referendum. Chissà quanti cavilli verranno trovati per aggirare questo "pericolo".
E allora come ristabilire equità di trattamento tra i lavoratori? Non certo aspettando che la categoria dei tutelati dall'art. 18 si estingua nel giro di un paio di decenni per cause naturali. Un governo "rottamatore" e coraggioso, con un provvedimento certamente impopolare, avrebbe saputo introdurre la flessibilità (non la precarietà) in ogni contratto di lavoro e quindi far valere il Jobs Act col nuovo art. 18 per tutti i lavoratori, potenziando gli ammortizzatori sociali e indennità economiche in caso di licenziamento e soprattutto offrendo al lavoratore licenziato un'altra opportunità in breve tempo (le politiche attive del lavoro, le misure che dovrebbero aiutare chi ha perso il posto di lavoro a trovarne un altro, non sono ancora state attuate mentre avrebbero dovuto essere il primo passo di una riforma seria). Fermo restando il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento discriminatorio.

lunedì 5 dicembre 2016

Referendum: Renzi è stato sconfitto da Renzi

Il governo di Matteo Renzi è stato spazzato via da una sonora sconfitta nel referendum sulla riforma costituzionale trasformato in un voto politico. La maggioranza degli italiani ha punito il presidente del Consiglio Renzi per la sua incapacità di lottare contro il disagio sociale e disuguaglianze sempre più marcate. Ha fatto tutto da solo allontanando dal tavolo chiunque, tra le parti politiche e sociali, avesse idee diverse dalle sue senza neppure il beneficio di ammetterli a una discussione sui problemi più gravi del Paese. Tutto anche in nome della velocità, ma la velocità non è garanzia di buon governo. Eppure tre anni fa la maggioranza degli italiani (me compresa) si era innamorata di lui quando si è presentato come l'Uomo della Provvidenza capace di rottamare senza se e senza ma certi arnesi della vecchia politica e promettendo una riforma al mese.
Non ci è voluto molto però per capire che Renzi stava buttando via il bambino con l'acqua sporca. Tra il suo governo e gran parte degli italiani, anche del suo partito, cominciò ad aprirsi una crepa via via diventata un crepaccio. Anche le sue caratteristiche caratteriali (arroganza, presunzione, attitudine a mentire) hanno cominciato
a scalfire la sua immagine facendo emergere un comportamento che, nella politica interna, dettava politiche sempre più lontane da un'idea di sinistra (certe sue riforme non erano riuscite neppure alle destre) e vicine a mai dimenticate politiche democristiane nel senso deteriore del termine (vedi alla voce Vincenzo De Luca, governatore della Campania).
Ora si è aperta la crisi di governo.

Ma era proprio necessario? Il referendum sulla riforma costituzionale non era obbligatorio dopo che la riforma era stata approvata dal Parlamento. Ma la tentazione di un plebiscito sul suo operato è stata per Renzi un richiamo troppo forte. E ha commesso lo stesso errore di Cameron col referendum sulla Brexit. Le conseguenze di questo suo gesto hanno lasciato un Paese frantumato. Nessuno ha vinto, abbiamo perso tutti.