lunedì 21 ottobre 2013

Dove vive Aldo Cazzullo?

Il Corriere della Sera di ieri ha anticipato un ampio estratto del primo capitolo di Basta piangere! (sottotitolo: Storie di un'Italia che non si lamentava), ultima fatica di Aldo Cazzullo, inviato ed editorialista del quotidiano milanese, in libreria da domani.
Naturalmente non ho ancora potuto leggere questo libro, ma già la premessa su cui si fonda è veramente fastidiosa: le opportunità e le cose che ha un adolescente di oggi non le ha mai avute nessuno. Bella scoperta. Quando mai, progredendo, una società ha offerto ai figli meno opportunità e cose di quelle offerte ai padri? E che cosa dovrebbero dire i nonni?
Almeno finora era andata così, il cosiddetto "ascensore sociale" innescava un meccanismo per cui anche il figlio dell'operaio poteva diventare "dottore". Quanti, della mia generazione, hanno potuto avere un lavoro dignitoso, remunerato (anche bene), senza scadenza, e oggi hanno una pensione?
Di colpo l'ascensore sociale si è inceppato. La gravissima crisi economica, certamente non innescata dalle ultime generazioni, ha visto e vede giovani preparati, laureati e magari "masterizzati", che non trovano lavoro e, se lo trovano, è comunque difficile chiamarlo "lavoro" (oltre a non permettere loro di fare progetti, si tratta di forme di sfruttamento e abusi talvolta perfino legalizzati rispetto ai quali neppure il sindacato interviene).
Sa il dottor Cazzullo quanti adolescenti, giovani e anche over 30 scambierebbero volentieri i loro "privilegi" generazionali con quelli che abbiamo avuto noi (anch'io)? Crede davvero il dottor Cazzullo che ci siano persone che non scambierebbero Facebook, e tutte le altre amenità social del XXI secolo, con una certa stabilità economica e prospettive concrete di crescita? Si guardi intorno; anche nell'azienda dove lavora ce ne sono.
Cazzullo dice anche che un tempo il collegamento fra le generazioni era solido. Certo che lo era; in molti casi lo è anche oggi, ma in altre forme. Quanti sono, per esempio, i genitori o i nonni che aiutano economicamente figli e nipoti precari?
E' senz'altro vero che ci sono anche giovani viziati, tendenti a bighellonare e a lamentarsi. Ma, per favore, basta con le generalizzazioni, basta con il solito libro (non è il primo a sostenere questa tesi) che ha lo scopo di scaricare la coscienza di chi (la politica soprattutto) è stato incapace di dare alle nuove generazioni quel che era delle nuove generazioni.
Un'ultima osservazione: francamente non si può dire ai "figli del piagnisteo" che la loro Italia è meglio della nostra. Premesso che molti "figli del piagnisteo" sgobbano nei call center, c'è una contraddizione nel sostenere questo. Nel capitolo anticipato si dice infatti che i giovani di oggi hanno, che lusso!, gadget tecnologici, mille canali tv, voli low cost e fast food mentre noi, poveretti!, avevamo lavoro, stabilità e futuro. Qual è la vera ricchezza?
Al dottor Cazzullo suggerirei di leggere il libro, molto documentato, di Serena Zoli, ex redatttrice del Corriere della Sera, che in tempi non sospetti ha scritto La generazione fortunata (Longanesi, 2005), saggio sociologico "sullo speciale destino toccato a chi è nato fra il 1935 e il 1955". Quel che la Zoli ha indagato otto anni fa vale ancora oggi.



venerdì 11 ottobre 2013

Chi è disoccupato? Chi è occupato?

Recentemente Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro (governi Dini, 1995, e Prodi, 1996), a proposito dell'alto tasso (oltre 40%) di disoccupazione giovanile,  ha dichiarato al Corriere della Sera che peró "non si possono considerare disoccupati i giovani in età scolare assimilandoli a chi lavora o comunque cerca un impiego". Giusto.
Allora, secondo me, non si possono considerare occupati i giovani e i non più giovani (soprattutto quelli della cosiddetta - da Monti - "generazione perduta", quella degli over 30/40) che lavorano solo nella precarietà. Saranno mica veri posti di lavoro quelli....

Ma dov'è Gianfranco Fini?

Ma dov'è Gianfranco Fini? Il cofirmatario, insieme a Bossi, della legge di cui, dopo l'ultimo naufragio di una carretta del mare nelle acque di Lampedusa (312 morti, una cinquantina di dispersi) molti italiani chiedono modifiche o l'abrogazione, latita, non viene intervistato, non parla nonostante in questi giorni il suo nome venga citato in abbondanza da giornali e televisioni.
Quella legge (2002), fortemente voluta dall'ex segretario di Alleanza Nazionale e dal segretario della Lega Nord, che prevedeva respingimenti, espulsioni e altre restrizioni per i migranti irregolari, è stata poi rafforzata con l'approvazione (2009) del "pacchetto sicurezza" firmato Maroni, ministro dell'Interno, che introduceva il reato di immigrazione clandestina.
L'opinione dei leghisti in merito a queste norme è tristemente ben nota e non è mai cambiata. E Fini? Che cosa ne pensa oggi Fini? Dico oggi perché da allora il percorso politico di Fini ha subìto qualche turbolenza e si è fatto più confuso; è lecito quindi pensare che la sua opinione non possa più essere  esattamente quella di un tempo. Ma lui non parla e si sottrae alle interviste. Perché?
Perché sta scrivendo un libro. C'è da aspettarsi che, in concomitanza con l'uscita di questo libro, Fini parli finalmente e, nel dire la sua verità, riveli anche qualche altro aspetto della vita politica italiana interessante per noi cittadini. Anche, per esempio, se oggi firmerebbe ancora una legge come quella.

giovedì 3 ottobre 2013

Lacrime di coccodrillo sui morti di Lampedusa

Ma quanti sono i morti dell'immane tragedia di Lampedusa? La politica ha manifestato subito dolore e solidarietà, ha svelato ipocrisia e incapacità, parole, parole, di fronte allo strazio di donne, bambini, uomini in fuga dalla guerra e dalla disperazione, che invece di trovare una speranza per il futuro sono finiti in fondo al mare, profughi con diritto d'asilo che non sono riusciti a raggiungere la costa accogliente di Lampedusa o della Sicilia
La voce di papa Francesco si è levata ancora alta: "Vergogna!".
Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, non ha mai smesso di chiedere attenzione, risorse e umanità, tanta umanità, per i fuggitivi; insieme ai suoi coraggiosi e generosi concittadini si è prodigata e  ancora si prodiga senza sosta per aiutare i pochi che sono riusciti a salvarsi dalla morte e i molti che sono stati strappati alla morte. Dalla politica finora ha ottenuto poco, niente rispetto alle necessità. Dove sono finite le promesse del premier Berlusconi ("Io sono lampedusano!") e tutte le sue fantasmagoriche idee di rilancio turistico dell'isola? E la proposta di assegnare il Nobel per la pace a Lampedusa e ai suoi abitanti?
Grazie al reato di clandestinità (una vergogna della legge italiana. Complimenti Maroni!) i comandanti dei pescherecci che prestassero soccorso alle persone pigiate una sull'altra su barconi che non si sa come talvolta restino a galla, devono essere perseguiti per favoreggiamento della clandestinità. Come dire: se vedi una carretta del mare piena di profughi, situazione di evidente pericolo di vita, tira dritto e lasciali affondare nel loro destino.
Ha detto Cinzia Colombo, presidente del Naga (associazione di volontariato laica e apartitica nata per promuovere e tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri irregolari, regolari e nomadi): "Si attribuisce la responsabilità delle morti in mare agli scafisti, alle condizioni atmosferiche, al caso; la responsabilità è invece dei Paesi europei, della politica dei respingimenti, della mancata accoglienza. Il mondo cambia: la crisi economica incide profondamente sull'immigrazione riducendo gli ingressi e facendo aumentare gli spostamenti interni e i rientri. I Paesi sulle coste africane del Mediterraneo vivono sconvolgimenti politici e sociali. Ma la risposta europea rimane sempre la stessa: rafforzare la Fortezza Europa. Una fortezza sempre più vecchia che cerca di conservare, chiudendosi, un passato e una presunta identità in disfacimento, senza nuove idee per affrontare la realtà e tantomeno il futuro. O si troverà una soluzione politica per affrontare quella che non è un'emergenza, ma un fenomeno del presente, o le morti in mare continueranno, come le lacrime di coccodrillo".