giovedì 17 novembre 2011

Lavoro: una riforma contrastata e necessaria

Nell'agenda del governo Monti la riforma del mercato del lavoro ha un posto molto importante. Lo ha detto poco fa il neo Presidente del Consiglio nel discorso di presentazione del suo programma al Senato in attesa del voto di fiducia.
"Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione (.....). In ogni caso il nuovo ordinamento verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale mentre non verranno modificati i rapporti di lavoro regolari e stabili in essere (....). Tenendo conto dei vincoli di bilancio occorre avviare una riforma sistematica degli ammortizzatori sociali volto a garantire a ogni lavoratore che non sarà privo di copertura rispetto ai rischi di perdita temporanea del posto di lavoro. Abbiamo da affrontare una crisi, abbiamo da affrontare delle trasformazioni strutturali, ma è nostro dovere cercare di evitare le angosce che accompagnano questi processi".
Il tono garbato ma deciso di Monti preoccupa circa 12 milioni di lavoratori dipendenti, la Cgil e la Fiom che temono l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori (licenziamenti solo per giusta causa o giustificato motivo) e l'applicazione dell'art. 8 dell'ultima manovra (quello detto dei "licenziamenti facili").
Il tono deciso e solidale di Monti incoraggia circa 4 milioni di lavoratori precari, distribuiti fra 31 categorie di lavoro atipico, che cominciano a intravedere la possibilità di un minimo di stabilizzazione
Ora, è evidente che la vera equità sarebbe quella di estendere a tutti, dico tutti, i lavoratori le stesse garanzie di stabilità, cioè pari diritti. E' possibile questo oggi? E' realistico?
Quel che credo è che sia doveroso, e utile per la crescita economica e sociale, fare finalmente qualcosa di concreto a favore dei lavoratori senza garanzie. Perché? Per non vedere più, per esempio, contratti a progetto con clausole vessatorie ed estorsive come questa, che il lavoratore è "costretto" a firmare se vuole lavorare: "Il collaboratore è interessato a collaborare con la società nella realizzazione della Fase del Progetto, a condizione di poter rendere la propria prestazione con modalità tali da garantirgli autonomia operativa e flessibilità di orari e presenze e non essendo, al contrario, disponibile, anche in relazione al desiderio di poter liberamente gestire il proprio tempo anche in relazione ai propri impegni personali, a porre in essere forme di collaborazione più vincolanti di quelle proprie di un rapporto di collaborazione autonoma libero professionale coordinata e continuativa ai sensi dell'art. 409 n. 3 c.p.c.".

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