domenica 23 ottobre 2011

Sacconi, l'uomo dalla fronte inutilmente ampia

Qualche giorno fa, commentando la sentenza del Tribunale del lavoro di Roma che condannava la Lega alla chiusura dei simil-ministeri di Monza per violazione della legge e delle regole sindacali, il ministro per lo smantellamento del Welfare, Maurizio Sacconi, ha dichiarato ad Alessandra Arachi del Corriere della Sera (20 ottobre) che quella sentenza era "creativa e opinabile", che "la giurisprudenza del lavoro, a lungo un'anomalia di questo Paese, oggi si è fortunatamente ridimensionata, anche se emergono ancora capacità creative che certo non aiutano l'evoluzione del nostro mercato del lavoro".
Il ministro Sacconi, sempre più impegnato a smantellare i diritti dei lavoratori, non perde occasione di attribuirsene anche subdolamente il merito (dal mio punto di vista, il demerito), e di vantarsi di ciò di cui si dovrebbe vergognare.
Sacconi mi ricorda un suo collega ministro della Prima Repubblica, Mario Tanassi (socialdemocratico, coinvolto in alcuni scandali tra cui quello della Lockheed), bersaglio del sarcasmo molto pungente di Mario Melloni, detto Fortebraccio, mitico corsivista de l'Unità negli anni dal 1967 al 1982, che di lui scrisse, tra l'altro: "E' arrivata un'auto blu. Non è sceso nessuno. Era Tanassi". Oppure, Tanassi, "l'uomo dalla fronte inutilmente ampia". Come Sacconi.

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