
La mia ultima volta a Berlino è stata due mesi fa. La sera del 3 giugno, quando a Milano i miei concittadini da tre giorni festeggiavano la splendida vittoria di Giuliano Pisapia e io ero molto dispiaciuta di non essere in piazza con loro, mi trovavo tuttavia in uno stato d'animo pieno d'altre emozioni, diversamente intense. Quella sera, alla Café Aroma Photogalerie (Hochkirchstrasse 8 - 10829 Berlin) ho inaugurato la mia mostra fotografica, Trentasei ore a Berlino (fino al 18 settembre), immagini in bianco e nero di un reportage realizzato nella capitale tedesca, nei miei primi anni di lavoro, immagini rimaste in un cassetto per circa quarant'anni, frammenti della mia prima volta a Berlino.
Con Berlino è stato sempre amore (vedi in questo blog La mia passione per Berlino - novembre 2009). Quando ero adolescente, l'indignazione provata per la costruzione di quel muro mi ha fatto scoprire la passione che, da grande, avrei trasformato nel mio lavoro. Se sono diventata giornalista è merito della curiosità, dell'interesse, della voglia di osservare e raccontare che quell'evento mi aveva di colpo suscitato.
Spero di non aver fatto troppi errori nel mio lavoro. Quel che è certo è che questa mostra rappresenta una sorta di quadratura del cerchio della mia vita professionale, un cerchio partito da Berlino e chiuso a Berlino.
"Gli scatti di Valentina Strada sono preziosi perché inediti, ma soprattutto perché unici, non replicabili nel senso più stretto del termine: la città che ritraggono non esiste più", ha scritto Anna Motterle nel blog www.berlinandout.eu. "Guardando queste fotografie riconosciamo i luoghi ritratti e allo stesso tempo li disconosciamo, proviamo a immaginare tutte le implicazioni storiche, sociali, politiche che si intrecciavano in questi chilometri quadrati di mondo, tentiamo di immedesimarci nei cittadini per i quali il mondo quotidiano finiva contro tre metri e sessanta di cemento armato".
Da oltre vent'anni il muro non c'è più, è caduto per una decisione politica, ma prima ancora per il desiderio dei berlinesi di ridiventare cittadini della loro bellissima città riunificata. Berlino è la città in cui mi piacerebbe vivere se non vivessi a Milano.
E adesso i ringraziamenti. Agli amici italo-berlinesi Edith e Petra, che hanno avuto l'idea della mostra, a Gino che l'ha realizzata e ospitata, a Fabian, Lena, Sabine e Marthe. Agli amici italiani che erano presenti all'inaugurazione (Laura, Margherita, Michele, Paola); a chi non c'era (Francesca, Antonella, Paola) e ha mandato qualcuno al suo posto, a chi non c'era ma era come se ci fosse (l'elenco sarebbe troppo lungo); a chi è andato dopo (Caterina e Matteo, Thomas); a chi andrà; a chi ne ha scritto (Rachele Enriquez, Giovanna Tettamanzi, Anna Motterle ed Emanuele Crotti, Pietro Del Giudice, Grazia Fallucchi), ai berlinesi che mi hanno detto d'essersi emozionati nell'aver ritrovato certe strade e atmosfere, in alcuni casi anche quelle cupe, della loro giovinezza. Grazie a Simonetta Donà, presidente del Comites di Berlino e a Elisabetta Abbondanza, direttore della Società Dante Alighieri di Berlino.
Grazie a Sonia, amica speciale che non c'è più e che amava tantissimo Berlino, di cui ho sentito l'affettuosa presenza. Infine un grandissimo grazie alla mia famiglia.
1 commento:
Brava Valentina!
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