mercoledì 30 settembre 2009

Il Tg1 estrae "pronto dieta" dal sarcofago

A parte l'opportunità di una simile notizia sul Tg1, veniamo alla notizia.
Non so se stasera Tiziana Ferrario, conduttrice del Tg1 delle 20, sapeva che stava lanciando una una notizia ormai mummificata. In un sistema in cui le comunicazioni viaggiano ormai in tempo reale, capita che il Tg1, talvolta, vada a riesumare notizie vecchie, anche di molto, e le spacci per novità.
Mi riferisco al servizio "Diet to go" sul cestino termico contenente i pasti di una giornata, pronti e a calorie controllate, per fare la dieta a domicilio o in ufficio. Bella idea, davvero. Anche utile. Peccato che questa notizia fosse già vecchia due anni fa, quando apparve su Panorama (5/4/07); una rivista femminile (purtroppo non mi viene in mente quale), infatti, l'aveva già data anni prima, quando a svolgere questo servizio non era l'azienda reclamizzata ora al Tg1. Me lo ricordo bene perché, avendo io qualche chilo in più da smaltire, la novità mi aveva colpito.
E comunque, cara Ferrario (peraltro bravissima professionista) non basta dire che "questo servizio di dieta pronta è già attivo nelle principali città italiane" per giustificarsi della relativa freschezza di una notizia che, invece, non è neppure di ieri, ma di diversi anni fa.

martedì 29 settembre 2009

Che coppia Berlusconi-Feltri!

L'arrivo di Vittorio Feltri per la seconda volta alla direzione del Giornale, verso la fine d'agosto, aveva tutta l'aria di uno spiegamento in campo dell'artiglieria pesante. Così aveva scritto Giampaolo Pansa sul Riformista, il 2 agosto, alludendo a future campagne di Feltri contro i big del gruppo Repubblica-L'Espresso.
Ma la realtà sta andando oltre questa previsione. A parte un'accusa di evasione fiscale rivolta al direttore di Repubblica, Ezio Mauro, prontamente respinta al mittente, Vittorio Feltri ha spiazzato tutti mirando invece a obiettivi che, almeno apparentemente, sembrerebbero mettere in imbarazzo il premier e il suo governo. Prima con la vicenda di Dino Boffo (l'ormai ex direttore dell'Avvenire, caduto a causa di una velina anonima, pubblicata da Feltri, perché aveva stigmatizzato i comportamenti pubblici del premier), che ha messo Berlusconi in difficoltà con il Vaticano; poi con la minaccia di rendere pubblico un dossier "a luci rosse", riguardante stretti collaboratori di Gianfranco Fini, buttando benzina sul fuoco dei rapporti tra i due, da tempo molto tesi.
Berlusconi ha preso ufficialmente le distanze rispetto al primo caso; sul secondo, ha traccheggiato senza esporsi troppo.
Ora Feltri, in pieno accordo col suo sodale Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ha lanciato una campagna contro il canone Rai (tema su cui si può discutere, ma senza cedere a istanze emotive o populiste). Se qualcuno pensa che Berlusconi sia l'ispiratore di quest'ultima campagna, certamente si sbaglia.
Che coppia Berlusconi-Feltri! E' come se il primo, in una specie di metaforico duello, chiedesse al secondo di colpirlo; il secondo tirasse il colpo; e Berlusconi, con un'abile mossa, lo evitasse. Infine, con nonchalance, scrollandosi la polvere dalle spalle con un gesto della mano (come in un vecchio spaghetti-western), ecco il premier-sceriffo, compiaciuto per la sua prontezza, che si lucida sul petto la stella di "miglior premier degli ultimi 150 anni" e si concede all'applauso dei suoi fans.
Tutto combinato.

lunedì 28 settembre 2009

Opposizione non vuol dire opposizione

Ieri a Milano, in chiusura della festa del Pdl, Berlusconi, riferendosi alla missione italiana in Afghanistan, ha arringato la sua platea inveendo contro "un'opposizione che brucia in piazza le sagome dei nostri soldati, che inneggia a -6". E poi ha concluso: " Non ci stiamo, è inaccettabile avere un'opposizione di questo tipo nel nostro paese. Vergogna, vergogna, vergogna!"
Scusi, ha detto "opposizione"?. "No, non voleva dire opposizione", hanno precisato con candore complice Bonaiuti e Frattini.
Ma certo, l'italiano non è il loro forte: è tutta gente che parla inglese.
E poi, allargando forzosamente il concetto di opposizione: "Berlusconi si riferiva all'opposizione extraparlamentare, non a quella parlamentare".
Oddio, ci sembrava di non avere un'opposizione, invece ne abbiamo due.

Forse "Annozero" ha offeso i minori

Il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, dopo le sue dichiarazioni contro Annozero, intervistato a New York da Giulio Borrelli del Tg1 (28/9/09, ore 13.30), alla domanda se Annozero debba essere abolita, ha risposto: "No, nessuna censura, ma senso di responsabilità e grande attenzione per un accordo di servizio tra lo Stato e la Rai, in rispetto dei minori e delle persone che guardano la tv, nella storia, nelle tradizioni, nei valori del nostro Paese".
Forse Santoro, parlando di libertà di informazione e di Berlusconi che ha dato del farabutto a tutti quelli che non la pensano come lui, ha mancato di rispetto ai minori, al palio di Siena e a qualche sagra della salsiccia.

Berlusconi è avvisato

Michela Vittoria Brambilla, ministro per il Turismo, era furente. Presentando ieri il bilancio così così della recente stagione turistica in Italia, ha lanciato giustamente i suoi anatemi contro chi, con comportamenti scorretti (per esempio, il ristorante romano "Il Passetto" con la truffa a una coppia di turisti giapponesi), ha infangato l'immagine del nostro Paese.
Ha detto che, d'ora in poi, denuncerà tutti coloro, politici compresi, che recano danno alla nostra immagine all'estero.
Berlusconi è avvisato.

sabato 26 settembre 2009

Prof. Ichino, ci sono anche i precari

Leggo sempre con interesse i commenti del prof. Pietro Ichino, giuslavorista e senatore Pd.
In quello, sotto forma di lettera, pubblicato sul Corriere della Sera di ieri, 25 settembre, il professore, denunciando i pochi aiuti ai lavoratori (mentre le risorse a disposizione della Cassa integrazione risultano invece abbondanti) cita sempre genericamente "i lavoratori", come se ci fosse un'unica categoria di lavoratori alle dipendenze di un'azienda. Del grande pianeta del precariato non fa alcun cenno. Eppure i precari, che già sono precari, nel caso perdano il lavoro hanno anche un trattamento ridicolo: un'indennità una tantum pari al 20% del reddito da lavoro conseguito l'anno prima (mediamente un precario guadagna 1000 euro al mese; fate un po' i conti). Poi che cosa faranno?
I più fortunati potranno trovare un altro posto (assai difficile di questi tempi); altri, se possibile, verranno aiutati dalla famiglia; e gli ultimi?
"Non lasceremo indietro nessuno" è la parola d'ordine di questo governo. Ma chi gli crede?
Il precariato sembra ormai non interessare più nessuno, salvo i precari e le loro famiglie. Lo si dà per scontato, frutto, prima della globalizzazione, poi della crisi globale.
Voglio ricordare qui brevemente di che cosa si tratta.
Il lavoro precario è il contrario del lavoro garantito. E' regolato da alcune tipologie contrattuali. Quella preferita dalle aziende (e si capisce subito perché) è quella detta "co.co.pro", cioè collaboratore continuativo a progetto. Un contratto da "co.co.pro" scade ogni tre, sei mesi, un anno per i più fortunati. Non dà diritto a ferie; l'assenza per malattia sì, ma solo in caso di ricovero; l'assenza per maternità è riconosciuta, ma poi alla lavoratrice normalmente non viene rinnovato il contratto; di pensione non parliamo.
Il lavoro precario non dà sicurezza per il futuro dei giovani e delle famiglie (dove sono quelli del Family day?).
Inoltre non si vuole controllare la legittimità di certi contratti "a progetto". Quanti sono i veri contratti "a progetto"? Lo sa il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, quante sono e quali sono le aziende che impiegano questi contratti "a progetto" illegalmente, cioè ne abusano, imponendo poi al lavoratore un lavoro di tipo subordinato, e non di collaborazione, e pretendendo da lui le stesse prestazioni di un dipendente assunto a tempo indeterminato?
Stimoliamo i giovani a studiare, a formarsi. A prezzo di sacrifici le famiglie si accollano i costi, anche elevati, di corsi, università, laboratori, seminari, master, stages all'estero. E poi?
Qui non si vuole demonizzare la flessibilità, ma la flessibilità va regolata, non deve diventare precarietà. In altri paesi (Danimarca, Stati Uniti, eccetera) al lavoratore "flessibile", uno che si mette in gioco tutti i giorni, viene riconosciuta mediamente almeno una retribuzione più elevata, proprio perché corre il rischio, a scadenza, che non gli venga rinnovato il contratto. Da noi, invece, i lavoratori "flessibili" non hanno alcuna garanzia, cioè sono lavoratori di serie B. In barba alla Costituzione.
Perfino Ichino s'è dimenticato di loro parlando ieri sul Corriere di ammortizzatori sociali.

venerdì 25 settembre 2009

Socrate, detto "Kit Kong", anche al Tg1

Per chi avesse perso ieri al Tg2 il servizio su Socrate, il gatto inglese obeso, ecco che stamattina nell'edizione delle 8 del Tg1, "Kit Kong" (come è ormai chiamato a causa della sua mole) ha avuto di nuovo l'onore della ribalta televisiva. Stesso corrispondente (Masotti), stesso servizio. Aggiungo un dettaglio che ieri mi era sfuggito.
Masotti ha riferito che, una volta che Socrate sarà tornato al suo peso forma (dopo una severa dieta che lo priverà degli adorati biscotti e del formaggio Cheddar di cui è ghiotto), il suo padrone potrà partecipare al concorso che premia chi ha migliorato e allungato l'aspettativa di vita del suo animale. Così, ha concluso il corrispondente da Londra, Socrate potrebbe diventare una star. Potrebbe?
Salvo qualche coraggiosa e meritevole eccezione, che pena questo servizio pubblico!

giovedì 24 settembre 2009

Socrate, gatto obeso, al Tg2

L'edizione odierna del Tg2 delle 13 ha dato un certo spazio ai problemi d'obesità del gatto Socrate, un micione inglese per il quale si è scomodato il corrispondente da Londra, Giovanni Masotti.
Tra un Ahmadinejad boicottato alle Nazioni Unite, lo scudo fiscale che premia i furbi, il ferimento di due soldati italiani in Afghanistan, l'ennesimo caso di malasanità in Sicilia, ecco che dobbiamo preoccuparci di un felino che ha raggiunto dieci chili di peso.
Meno male che il suo padrone lo metterà a dieta così da fargli perdere
4-5 chili in cento giorni, pena gravi danni alla salute di Socrate, ha commentato con una certa partecipazione Masotti.
L'edizione delle 13 del Tg2 non è nuova a servizi di questo genere; in certi giorni ne ha mandati in onda anche tre. Amo e rispetto per gli animali. Però il loro uso strumentale (tanto per alleggerire il menù quotidiano, spesso un po' indigesto, del notiziario) non mi piace.
E non mi piace che il servizio pubblico televisivo mandi in onda servizi come questo, quando ci sarebbero ben altre notizie da dare.

sabato 19 settembre 2009

Il Tg1 omette gli insulti di Brunetta

Alcuni giorni fa, nella scandalosa edizione in prima serata di "Porta a porta", Berlusconi aveva chiamato "farabutti" i suoi avversari politici.
Il ministro Brunetta, che un recente sondaggio fatto in casa (Istituto Crespi) ha proclamato "il ministro più amato dagli italiani", nel disperato tentativo di strafare, ha voluto copiare il suo capo lanciando insulti dal palco del convegno del Pdl veneto, che si è tenuto oggi a Cortina.
Della sua performance c'è qualcosa però che il Tg1 non ha colto; anzi, ha omesso.
Nel servizio andato in onda nell'edizione di stasera alle 20, dopo aver doverosamente riferito che secondo il ministro della Pubblica amministrazione "ci sono élite irresponsabili che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato", non sono stati citati altri passaggi del suo discorso. Per esempio quelli in cui, declamando a mo' d'invettiva, e con gesto da teatrante di paese, il ministro aveva diviso la sinistra in "per bene" e "per male" dicendo, della prima, che "si fa condizionare da un'élite di merda" e della seconda "che vada a morire ammazzata". Espressioni inesorabilmente censurate forse per distrazione, forse perché non aggiungevano nulla alla notizia, forse perché al Tg1 di Minzolini non sono ammesse volgarità istituzionali, oppure perché magari si ritiene che ai cittadini non interessino.
In effetti a me non interessano. Sono troppo occupata a pensare di dare almeno un piccolo contributo al colpo di Stato. Ci vorrà ben qualcuno che faccia le fotocopie.

lunedì 14 settembre 2009

Spegnere Vespa!

C'è solo una parola per definire quel che sta succedendo nel nostro Paese: FASCISMO. L'annullamento (anche se fosse slittamento, come sembra che sia, fa lo stesso) della puntata programmata per domani sera di Ballarò per fare posto in prima serata alla celebrazione della "gloria" di Berlusconi (rito officiato dal sodale Vespa in occasione della consegna della prime case ai terremotati abruzzesi), è un'autentica VERGOGNA!
Ma perché il sindacato, la società civile, le associazioni di consumatori eccetera, non organizzano immediatamente una protesta? So che ci sarà sabato prossimo a Roma la manifestazione in difesa della libertà di stampa, ma penso che non ci sia un minuto da perdere. Bisogna fare qualcosa subito, adesso, magari con un tam tam, un passaparola che, per esempio, inviti il pubblico televisivo a boicottare domani sera lo speciale Berlusconi-Vespa spegnendo la tv. Iniziativa cui potrebbe seguire una campagna per non pagare il canone.

sabato 12 settembre 2009

Neppure tu, caro Mike...

Nel rito religioso, nel Duomo di Milano, monsignor Erminio De Scalzi durante l'omelia ha fatto l'elogio della tv "educata e civile" di Mike (di cui il presentatore e autore televisivo è stato indubbiamente ed esageratamente l'"eroe"), sottolineando come la grande preoccupazione di Bongiorno negli ultimi tempi fossero ormai il cattivo gusto e la deriva imboccata da una televisione non più in grado di svolgere un compito educativo.
Nel rito laico, sul sagrato del Duomo, il premier Berlusconi, nonché magnate della tv, ha ringraziato Mike per il contributo fondamentale dato al paese e ha ricordato "il tanto lavoro e i tanti successi che insieme abbiamo conseguito", cioè i successi della sua tv (Mediaset).
Pensiero: neppure tu, caro Mike, benché "eroe" della tv non gridata, hai potuto arginare lo tsunami di volgarità che la tv commerciale del tuo datore di lavoro, in alcuni casi purtroppo seguita da quella di Stato, ha rovesciato sulla politica trasformandola in una politica-spettacolo inguardabile e imbarazzante, e sul pubblico, fino a inebetirlo e a stabilire il dominio televisivo sui comportamenti, il modo di pensare e gli stili di vita degli italiani.

"Report" non deve chiudere!

Le inchieste coraggiose di Milena Gabanelli e della sua redazione sono a rischio chiusura perché la Rai, nonostante Report non abbia mai perso una causa (segno dell'ottimo lavoro svolto), ha deciso di non dare più la copertura legale agli inviati di questo programma.
E' l'ennesimo attacco alla libertà di stampa sferrato da questo governo di "nani e veline" (aggiornamento dell'espressione "nani e ballerine" coniata negli anni '90 dal craxiano Rino Formica e riferita polemicamente all'Assemblea nazionale del Psi)
Sempre in prima fila nel denunciare illegalità e soprusi a danno dei cittadini, Report non deve chiudere!
Tra le iniziative che stanno nascendo in difesa della libertà di stampa ne segnalo una cui si può partecipare con una semplice firma. Sul sito http://www.firmiamo.it/reportnondevechiuderefirmalapetizione si può firmare l'appello per salvare Report.

giovedì 10 settembre 2009

Per Mike funerali di Stato in Duomo

La cerimonia d'addio a Mike Bongiorno sarà un funerale di Stato e si svolgerà sabato 12 settembre nel Duomo di Milano. Che dire? Con tutto il rispetto e l'affetto per Mike, "il più amato dagli italiani" (espressione di nuovo conio creata dai media popolari subito dopo la notizia della sua morte), l'idea del funerale di Stato mi sembra fuori luogo. Credo che nemmeno lui l'avrebbe voluto. Forse l'hanno deciso gli stessi che l'avevano scaricato senza troppi riguardi dalla "sua" tv. Magari per mettere a tacere un tardivo senso di colpa con un omaggio straordinario, solitamente riservato a capi di Stato, personalità che hanno reso grande il Paese, vittime del terrorismo. Chissà. La "repubblica della tv" celebra i suoi miti. Non mi stupirei di trovare domani Celentano a Palazzo Chigi.
Infine, un appunto. Fra i tantissimi necrologi apparsi sul Corriere della Sera in morte di Mike Bongiorno segnalo questo: "Caro Mike, sulle ali del tuo entusiasmo siamo saliti 'sempre più in alto' con la nostra grappa. Grande è la nostra riconoscenza, il nostro affetto" - Distilleria Bocchino - Canelli, 9 settembre 2009.
Il marketing non si ferma neppure davanti alla morte.

sabato 5 settembre 2009

Poveri azzurri abbandonati!

"Della nazionale non frega niente a nessuno", ha detto un po' stizzito il c.t. Marcello Lippi ai giornalisti. A poche ore dall'incontro con la nazionale della Georgia per le qualificazioni ai mondiali del Sudafrica l'anno prossimo, Lippi si è lamentato per il disinteresse dell'opinione pubblica nei confronti degli azzurri. Si sa che l'interesse e il tifo, nello sport, sono alimentati dalle vittorie. Da quando è tornato alla guida della nazionale, Lippi e i suoi giocatori non hanno colto molti successi, anzi hanno fatto anche una pessima figura all'ultima Confederation Cup.
Allora, pensino gli azzurri e il loro c.t. a ottenere buoni risultati. L'interesse e il tifo per la nazionale verranno di conseguenza.

Quale lavoro, ministro Sacconi?

"La crisi non è finita ed è destinata a provocare serie conseguenze sul mercato del lavoro nei prossimi mesi", ha detto stamattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenuto in videoconferenza al workshop Ambrosetti di Cernobbio.
Lo ha detto a dispetto dei continui messaggi di fine crisi e di ottimismo lanciati dal governo e supportati da cifre che darebbero invece l'occupazione in aumento.
Ma quale occupazione? Non certo quella che offre garanzie al lavoratore. Il lavoro precario negli ultimi anni è sì aumentato, ma ultimamente sta pagando anch'esso la durezza della crisi economica. E comunque, nonostante quel che dice il governo, non può essere considerato "occupazione".
Il lavoro precario è un posto di lavoro che scade ogni tre mesi, sei mesi, un anno per i più "fortunati", che non dà alcun diritto (ferie, malattia), che non fa maturare la pensione, per il quale sono previsti ammortizzatori sociali ridicoli (a certe condizioni, un'indennità una tantum pari al 20% del reddito da lavoro conseguito l'anno prima).
Il lavoro precario non dà sicurezza per il futuro dei giovani e delle famiglie (dove sono quelli del Family day?).
Inoltre, chi controlla la legittimità di certi contratti "a progetto" (Co.co.pro)? Lo sa il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, quante sono e chi sono le aziende che impiegano questi contratti pretendendo dal lavoratore illegittimamente le stesse prestazioni quantitative e qualitative di un dipendente senza riconoscergli la stessa retribuzione e gli stessi diritti?

Presidente Obama, perché?

Ieri molti quotidiani avevano la foto (il Corriere della Sera in prima pagina) di Sasha, la figlia minore del presidente Obama, acquattata dietro uno dei divani del famoso studio ovale mentre suo padre lavorava alla scrivania. Il richiamo alla celeberrima foto del piccolo John John Kennedy che sbucava da sotto la stessa scrivania è stato immediato in tutto il mondo.
Presidente Obama, perché? E' proprio sicuro che, copiare smaccatamente ciò che dei Kennedy è rimasto nell'immaginario collettivo, sia la strada giusta per risollevare una popolarità che al momento sta pagando il prezzo di certe sue scelte coraggiose, come la riforma sanitaria?
Sarebbe preferibile forse che la sua presidenza avesse un timbro comunicativo più personale. Gli accostamenti con "la famiglia reale americana" stanno cominciando a diventare un po' stucchevoli. I suoi spin doctors dovrebbero saperlo.

giovedì 3 settembre 2009

Dai telegiornali Rai

Ho appena visto l'edizione delle 13 del Tg2 e quella delle 13.30 del Tg1. Entrambe, nel timore che a qualcuno sfugga, hanno dato spazio a un servizio del corrispondente da Londra su un bambino inglese di quattro anni che conosce perfettamente i percorsi di tutte le linee della rete urbana degli autobus della capitale britannica.
Perfetto per "La Domenica del Corriere" negli anni '50.

martedì 1 settembre 2009

Dopo la Innse

La vittoria degli operai della Innse ha fatto scuola. Bravissimi. Hanno saputo combattere in modo innovativo e hanno raggiunto lo scopo. Davvero bravi. Molti ora stanno copiando la loro strategia anti-licenziamento. E' un tipo di lotta che paga, hanno dichiarato alla stampa i sindacalisti Fiom-Cgil. Negli ultimi giorni però Sergio Cofferati ha sollevato polemiche esprimendo su l'Unità i suoi dubbi e il timore che episodi come questo danneggino il sindacato.
Quale sindacato? Un sindacato in crisi, che non si è rinnovato, che impiega vecchie armi un po' spuntate in difesa dei superstiti diritti dei cosiddetti "garantiti" e che non tiene conto dell'ondata di precari che si ingrossa sempre più. Da quanti anni si dice che bisogna trovare nuovi strumenti di lotta oltre allo sciopero, in molti casi ormai inefficace? Senza rispolverare vecchi slogan come "L'immaginazione al potere", è sempre più urgente studiare, accanto allo sciopero che resta lo strumento principe per grandi vertenze nazionali, anche strumenti di lotta differenziati (la vertenza di una piccola azienda metalmeccanica, per esempio, ha caratteristiche diverse da quella di uno stabilimento Fiat). Se il mercato del lavoro, per le trasformazioni del sistema economico in atto, ma purtroppo più spesso per ragioni speculative, diventa flessibile, anche le forme di lotta dovrebbero adeguarsi.