martedì 19 luglio 2011

"Colpa mia? Ma figuriamoci....."

"Non sono stato io". "Non ne sapevo niente". "E' stato qualcuno a mia insaputa". Questo ritornello è ormai un tormentone. Non è mai colpa di chi si discolpa. Ha cominciato l'anno scorso (tanto per fissare un inizio convenzionale) il ministro Claudio Scajola, al quale ignoti benefattori avevano comprato casa davanti al Colosseo, non a Tor Pignattara. Poi è toccato al suo collega Tremonti, che abitava in un appartamento da 8.500 euro al mese d'affitto "messogli a disposizione" dal suo ex collaboratore Marco Milanese (per il quale è stata emessa, tra l'altro, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per corruzione, associazione per delinquere e rivelazione di segreti d'ufficio), ma lui non lo sapeva.
Oggi, davanti al Parlamento inglese il magnate dei media Rupert Murdoch, "lo squalo", ha preso le distanze dallo scandalo delle intercettazioni abusive dicendo che lui non ne sapeva nulla: "Non posso certo controllare tutto". Anche la sua cocca Rebecca Brooks, una che a colpi di scoop indegni ha fatto lievitare le vendite del News of the world tanto da far apparire la morte del giornale come una sorta di inevitabile catarsi, dopo aver detto semplicemente "Sorry" alle sue vittime, ha spiegato che lei naturalmente non c'entrava niente.
Fa un po' specie aggiungere a siffatta compagnia un caso tragico, per il quale provo sentimenti di rispetto e di pietà, ma che purtroppo è un altro segnale della tendenza al ping pong delle responsabilità: è il caso di Mario Cal, l'ex vicepresidente dell'ospedale San Raffaele, che si è tolto la vita dopo aver lasciato alla moglie un messaggio in cui era scritto: "Pago per colpe non mie".
Il "noncentrismo" dilagante lascia sempre delle ferite aperte. Solo in pochi casi è innocuo.
"Non sono stato io, è stata un'amica, a mia insaputa, a mandare alcune mie foto per un set fotografico". Così David Gandy, il palestrato sex symbol inglese bruno, occhi azzurri, slip bianchi, "parlami d'amore Mariù", protagonista della campagna di Dolce e Gabbana tra i faraglioni di Capri, si è schermito con falsa modestia, spiegando l'inizio della sua fortunata carriera. Non è stato lui. E allora? A chi importa chi è stato?

domenica 3 luglio 2011

I polli del neosegretario Alfano

Ormai vecchio, solo, malato e stanco, l'imperatore mantiene lo scettro ma cede lo spadone al suo giovane delfino, investendolo del potere di mantenere unita una corte di dignitari sempre più sfilacciata, umorale e scontenta.
In un clima da Basso Impero, o da Repubblica delle banane, Silvio Berlusconi ha designato Angelino Alfano, ministro per la Giustizia, segretario del Pdl. Non c'è stato bisogno di Congresso nazionale dei delegati, come democrazia vorrebbe, perché del Pdl Berlusconi è fondatore, signore e padrone. Alfano è stato quindi nominato per acclamazione forzata.
Il quarantenne segretario, nel suo primo discorso ha detto anche cose inutili, un po' da lacché del suo padre-padrone; ma una cosa ha sottolineato con chiarezza:"Voglio un partito di onesti". Silenzio un po' preoccupato in sala. E' evidente che Alfano conosca certi suoi polli.