venerdì 26 luglio 2013

Evadere per sopravvivere è illecito ma succede

Non capisco il polemico rumore nato per la dichiarazione di Stefano Fassina, Pd, viceministro per l'Economia quando ha detto: "Esiste l'evasione fiscale di sopravvivenza".
E' ipocrita scandalizzarsi per quel che ha detto Fassina. Qualcuno ha voluto equivocare e scambiare le sue parole come uno stimolo a evadere le tasse. Falso. Fassina è stato chiaro: ha parlato di una realtà esistente, non ha detto che quella realtà è buona (cosa che avrebbe giustificato le proteste generali, Pdl escluso memore di quando Berlusconi, lui sì, aveva incitato a evadere il fisco).
In questa estate, dove ogni pretesto è buono per far perdere di vista i problemi veri del Paese, ci si attacca anche a questo.

mercoledì 24 luglio 2013

Più flessibilità per l'Expo. Domani più precarietà

E così il "contratto Expo" è passato. Tutti contenti (imprenditori, governo, comune di Milano, sindacato) d'aver inventato un altro contratto superflessibile. Un contratto pilota, hanno detto, da sperimentare per l'Expo 2015 così che in futuro possa essere applicato a tutti i "grandi eventi". Ma chi vogliono prendere in giro? C'è da giurare che questo contratto resterà anche a Expo finita e andrà ad alimentare ulteriormente la precarietà del lavoro.
Ce n'era proprio bisogno? Ma tra gli attuali contratti di lavoro non c'è forse il "contratto a progetto"? E che cosa è più progetto dell'Expo?
Il fatto è che i "contratti a progetto", rinnovabili all'infinito, ormai hanno sostituito alla grande i contratti a tempo indeterminato e tutti fanno finta di non saperlo.

mercoledì 17 luglio 2013

Addio molto triste a "L'Europeo"

L'Europeo è morto per la seconda volta. La mitica testata che ha avuto un ruolo di primo piano nella storia del giornalismo italiano è tra quelle (con A, Bravacasa, Max, Yacht&Sail) che RCS Periodici ha purtroppo deciso di chiudere. Un caro e solidale saluto ai miei colleghi della redazione che con la chiusura de L'Europeo hanno perso il lavoro.
E' a L'Europeo e alle grandi firme dei suoi inviati che devo, fin da ragazzina, la nascita di una grande passione per i giornali fino a trasformarla nel mio lavoro da grande.
In prima linea nel raccontare la politica, la cultura, i grandi mutamenti sociali nel nostro Paese, il settimanale L'Europeo fondato nel 1945 da Arrigo Benedetti è vissuto, sia pure con fortune alterne, fino al 1995 raccontando con un'informazione di qualità, fatta soprattutto di grandi inchieste, la rinascita del dopoguerra, il miracolo economico, gli incredibili anni '60 in cui tutto era possibile e ogni sogno realizzabile (fu allora che conobbi L'Europeo), terminati con la bomba di piazza Fontana a Milano; i difficili anni '70 con la contestazione, gli scioperi, le manifestazioni contro la guerra in Vietnam e anche le lotte per i diritti civili e l'emancipazione delle donne; poi, anni '80, la perdita della coscienza del "collettivo" e l'inizio di un nuovo individualismo, gli anni dell'"edonismo reaganiano"; infine gli anni '90 con Tangentopoli e la "discesa in campo" di Berlusconi.
Una cavalcata interrotta nel febbraio 1995 con la sospensione delle pubblicazioni e un arrivederci. "Già, perché non è finita qui", concludeva allora l'editoriale del direttore Daniele Protti.
Infatti, con  la nuova formula di una rivista monografica trimestrale, bimestrale, poi mensile, dedicata alla rivisitazione della storia passata per raccontare l'oggi, L'Europeo, sempre diretto da Protti (che ringrazio per avermi allora chiamata in squadra) riapparve nelle edicole nel 2001. Il ricchissimo archivio di reportage e articoli scritti per il vecchio Europeo settimanale da Tommaso Besozzi, Giorgio Bocca, Oriana Fallaci, Camilla Cederna, Mino Monicelli, Gianni Roghi, Luigi Barzini, Gianfranco Moroldo, Lina Coletti, Alberto Ongaro e molti altri, nonché da collaboratori tra cui Alberto Moravia, Ennio Flaiano, Manlio Cancogni e Anna Maria Ortese poteva rivedere la luce in una nuova veste grafica elegante e ricca di immagini corredata da nuovi testi per attualizzare il tema del numero (cronaca nera, cinema, mafia, musica, emigrazione, America, gli anni '70, il miracolo economico, il design, la Chiesa eccetera).
I 105 numeri de L'Europeo usciti dal 2001 a oggi sono un grande libro di storia, dove la storia è raccontata anche dalla viva voce dei protagonisti che l'hanno fatta e per questo risulta scorrevole, ricca di dettagli, di facile lettura, come un film che ti scorre davanti agli occhi, ma che hai la possibilità di mettere in pausa quando vuoi per soffermarti su qualcosa che ti ha colpito.
Caro Europeo, ho avuto la fortuna di far parte della piccolissima redazione che dodici anni fa ti ha riportato alla luce. E' stata un'esperienza stimolante lavorare per te che eri stato nei miei sogni giovanili e, per di più, avendo tra le mani un materiale tanto prestigioso da rimettere in pagina per i lettori vecchi e soprattutto per la curiosità di molti nuovi.
Mi addolora sapere che l'editore ha deciso un'altra volta di farti morire; e temo che stavolta sia per sempre.
Il direttore Arrigo Benedetti in un editoriale del 1950 scrisse: "I giornali non sono scarpe" per dire che quando le scarpe sono consumate si buttano; dei giornali invece, anche quando vanno al macero, qualcosa (quel che hanno trasmesso) resta.
Il giornale, per Benedetti, non era un prodotto come gli altri. Pensiero che gli editori di oggi, ispirati da altre logiche, certamente non hanno condiviso.

sabato 13 luglio 2013

NO al "contratto di lavoro Expo"

L'occasione è ghiotta, il pretesto è perfetto e così i sostenitori della superflessibilità del lavoro ci riprovano. In vista dell'Expo 2015 gli imprenditori (Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia e Alleanza delle cooperative, cioè tutti), sostenuti dal Pdl, hanno presentato al governo il progetto di un "contratto di lavoro Expo" della durata fino a 36 mesi di lavoro precario senza obbligo di causale né di assumere a fine contratto, cioè con licenziamento finale sicuro. Il presidente della Commissione del Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (nonché ex "ministro della disoccupazione" del governo Berlusconi) è entrato in questa proposta di creare un canale privilegiato per le aziende trasformandolo in un'autostrada e ha chiesto che vengano ulteriormente liberalizzati anche i contratti a chiamata, a progetto e in somministrazione.
Il fronte sindacale è contrario; il Pd, perplesso, sta alla finestra; Palazzo Marino è contrario. Che cosa dirà il governo?
L'Expo, al netto della lentissima partenza del suo progetto, sarà un evento d'importanza capitale per l'intero Paese. La sua riuscita peserà in modo rilevante anche sul rilancio dell'Italia e della nostra economia. Tutti dobbiamo lavorare perché sia un successo.
Ma, per assicurare forza lavoro alle imprese direttamente e indirettamente interessate e a tutto ciò che ruoterà intorno a questo grande evento, è proprio indispensabile creare altra precarietà? Chi pensa che i paletti della legge Fornero abbiano solo provocato mancati rinnovi contrattuali non sa invece che la stessa legge, nei casi in cui prevede, date certe condizioni, la stabilizzazione del lavoratore, continua a essere ignorata. Gli imprenditori hanno già a disposizione diversi strumenti contrattuali per far fronte a una situazione eccezionale e finora ne hanno abusato a piene mani e in modi tali che, misteriosamente, neppure i controlli talvolta riescono a smascherare. Che cosa vogliono ancora? La crisi non c'è solo per loro. Col ricatto della disoccupazione giovanile certe aziende si sentono autorizzate a fare scempio continuo dei diritti. Invece l'Expo è un'opportunità che va sfruttata bene e nell'interesse di tutti, anche quello dei disoccupati giovani e non.

Le colpe del sindacato nel dramma dei periodici Rcs

Colpita e affondata. L'espressione che caratterizza le mosse vincenti del gioco della battaglia navale si adatta benissimo alla battaglia per la sopravvivenza di Rcs Periodici, ma per registrare una sonora sconfitta.
Da ieri sera, dopo una drammatica assemblea sindacale, il settimanale A, i mensili Bravacasa, L'Europeo, Yacht&Sail, Max, hanno cessato le pubblicazioni, 47 redattori sono stati messi in cassa integrazione straordinaria a zero ore, con integrazione aziendale, fino al 15 febbraio prossimo. Per le altre testate (Novella 2000, Visto, Ok Salute, Astra, polo dell'Enigmistica) è in via di definizione l'acquisto da parte di Prs Mediagroup (Alfredo Bernardini de Pace e Gaddo della Gherardesca) con garanzia occupazionale per due anni. Per l'editoria periodica è un evento simile al crollo dell'impero romano (chissà che cosa ne direbbe il vecchio cumenda Angelo Rizzoli... altri tempi).
Cos'altro si poteva fare?, ha detto a fine assemblea, sconsolata e impotente, la delegazione sindacale (Comitato di redazione Periodici e Associazione lombarda giornalisti) che ha condotto una trattativa durata quattro mesi, cominciata con dei proclami durissimi e terminata in pappa.
Forse non molto, ma certamente altro si poteva almeno tentare di fare. Ma il copione sembrava già scritto e le parti in commedia lo hanno interpretato senza aggiungere alcun guizzo innovativo alla strategia prestabilita.
Perché non denunciare l'azienda per il mancato rispetto di precedenti accordi sui periodici?
Perché non chiedere conto del disastro ai manager che, con disastrose operazioni finanziarie, l'hanno spolpata accaparrandosi però in tempo cospicui bonus in uscita e perfino in entrata (giusto per non perdere l'occasione di avere al proprio servizio cotanti cervelli)?
Perché tenere all'oscuro i lavoratori della strategia sindacale che si stava percorrendo coprendo col silenzio ogni dissenso interno e rifiutando qualsiasi contributo alla discussione della vertenza?
Perché, per paura di perdere il piatto di lenticchie concesso dall'azienda come integrazione alla Cigs, si è preferito perdere tutto?
Prima della votazione finale di ieri sera 40 giornalisti hanno lasciato l'assemblea sindacale per esprimere il loro dissenso. Ma la paura ha vinto.
"Ero tra i 40 che hanno abbandonato l'assemblea", ha detto Letizia Lanati, giornalista di Insieme. "Disgustata da un sindacato che ti mette con le spalle al muro senza nessuna possibilità di discutere o scegliere. Dopo quattro mesi di NO abbiamo detto SI' a tutto: 107 esuberi, cinque testate chiuse e cinque vendute. Abbiamo perso tutti, e io ho perso dei bravissimi colleghi e amici".
Condivido lo sconforto di Letizia: ho passato gran parte della mia vita professionale nelle testate dei periodici Rcs e vissuto altri momenti sindacali molto critici. Ma questa vicenda e' ben più' grave perché significa la morte di cinque testate,  la sopravvivenza incerta di altre cinque, di fatto una vittoria schiacciante dell'azienda. 
E' dura per i miei ex colleghi dover accettare per forza ciò che si ritiene inaccettabile; soprattutto a causa delle modalità con cui è stata gestita questa brutta storia.



mercoledì 10 luglio 2013

A Silvio non piace la giustizia che non perde tempo

Non capisco tutto questo scandalo, da parte di Berlusconi, dei suoi avvocati, del suo partito e dei suoi elettori, riguardo la decisione della Cassazione di emettere la sentenza del processo "diritti tv Mediaset" il prossimo 30 luglio.
I suoi difensori dicono che non hanno tempo per studiare le carte e prepararsi. Senza questa decisione della Cassazione il processo sarebbe andato in prescrizione. "Sono esterrefatto da tanta rapidità", ha dichiarato l'avv. Coppi. E allora? Ci si lamenta sempre che la giustizia è lenta... Per una volta che la giustizia non si perde in lungaggini...

lunedì 8 luglio 2013

Grazie papa Francesco per la lezione di Lampedusa

Papa Francesco a Lampedusa tra isolani e migranti, su quel mare che troppo spesso ha inghiottito vite umane in fuga da guerre e carestie, uomini, donne e bambini in cerca di salvezza e futuro (nella foto, la corona di fiori lanciata in mare dal papa in ricordo di tutti i migranti annegati). Vite umane dimenticate.
Questo suo primo viaggio, le parole che ha detto, le riflessioni che ha suscitato, la semplicità dei comportamenti di papa Francesco hanno dato un forte scrollone a tante coscienze anestetizzate dalla "globalizzazione dell'indifferenza" e ridato a molti cristiani l'orgoglio di sentirsi cristiani.
Grazie papa Francesco.

giovedì 4 luglio 2013

Fra' Renato di Monterosso: dopo la frana il sogno

Il convento dei frati cappuccini, che domina la baia di Monterosso dall'alto del promontorio che separa il vecchio borgo marinaro dalla frazione di Fegina, è uno dei luoghi più belli delle Cinque Terre.
Da lassù, la notte del 22 marzo scorso una grande porzione del muraglione (circa 22 metri di lunghezza e 10 metri di altezza) che cinge l'orto dei frati è franata sulla strada sottostante che collega il centro
storico alla parte più recente del paese.
I danni sono ingenti: per mettere in sicurezza il monte e ricostruire il muraglione ci vorranno circa 500 mila euro. Chi pagherà? Per ora la generosità di tutti quelli (monterossini e non) che hanno voluto, e che vogliono, dare un contributo.
I lavori nel frattempo, resi più difficili dalla posizione alta del convento (a metà tra cielo e mare) sono cominciati, e ogni giorno un elicottero (nella foto), ronzando sopra il convento, cala dall'alto i materiali necessari e porta via i detriti.
Nel convento vive un solo frate, padre Renato, che tiene il convento aperto a tutti. In paese lo conoscono e gli vogliono bene, sempre disponibile all'ascolto; è stato infaticabile durante l'alluvione dell'ottobre 2011 nell'organizzazione dei soccorsi, subito in prima linea per dare una mano in una situazione di drammatica emergenza.
Padre Renato, valtellinese caparbio con grandi doti organizzative, immediatamente si è messo in moto e tanto per cominciare ha acquistato cinque container usati che, disposti in fila uno dopo l'altro con le estremità aperte, hanno formato un tunnel e subito ripristinato almeno il passaggio pedonale tra una zona e l'altra del paese. Messa in sicurezza la collina sono cominciati i lavori per la ricostruzione del muraglione dell'orto. Per raccogliere fondi è scattata una bella gara di solidarietà (concerti, giornate gastronomiche, mercatini e lotterie, sagra dei limoni). Anche i bambini si sono mobilitati con una recita benefica, vendendo disegni, oggettini vari e graziosi sassi marini dipinti (nella foto), ma per ora le risorse raccolte sono una goccia nel mare. Però padre Renato guarda avanti fidando nella Provvidenza e nella generosità di tutti. Tanto che sta già cullando un altro sogno: quello di riempire di aiuti i cinque container che hanno tenuto unito il vecchio e il nuovo borgo di Monterosso e spedirli alle missioni dei cappuccini in Centro Africa.
Riuscirà padre Renato in questa grande impresa? Chi lo conosce dice che può farcela. E io faccio il tifo per lui. Chi volesse inviare un contributo può farlo con un bonifico intestato a:

Frati minori Cappuccini provincia di Genova
Banca Carige, filiale di Monterosso al mare, 19016 (La Spezia)
Iban: IT 38 H061 7549 7900 0000 0199580
causale: Frana Cappuccini di Monterosso

oppure:
Associazione Onlus - San Francesco Maria da Camporosso - Padre Santo
CF: 95129760104 c/c n. 945834 Banca Passadore Genova
Iban: IT54G0333201400000000945834
causale: Frana Cappuccini Monterosso
(è possibile ottenere la detrazione fiscale)