mercoledì 1 settembre 2010

Darfur, Pakistan: è successo qualcosa?

Di tutte le notizie che ho letto durante le vacanze d'agosto ce ne sono due che non hanno avuto l'attenzione mediatica e la solidarietà che meritavano.
La prima: il nostro Paese, con un motivo pretestuoso, ha negato gli aiuti che aveva promesso al Darfur, la martoriata regione sudanese teatro di un genocidio che va avanti da molti anni ininterrottamente e che non accenna a fermarsi (300 mila vittime, tre milioni di profughi, carestia, epidemie, distruzione di circa la metà dei villaggi).
E' una guerra a senso unico: da una parte le milizie a cavallo, i janjaweed, feroci predoni del deserto, sostenute dal governo di Khartoum che distruggono, rubano, uccidono, stuprano; dall'altra le indifese tribù di agricoltori e pastori. Un contingente di 26 mila soldati dell'Onu e dell'Unione africana a fatica cerca di fronteggiare l'emergenza sanitaria.
Non è una guerra d'aggressione per motivi religiosi (sono tutte comunità autoctone musulmane). Secondo Peacereporter, il network d'informazione sui punti caldi del mondo, le origini di questo conflitto, che ha provocato una gravissima crisi umanitaria, sono da cercare nella lotta per il controllo delle risorse, terra e acqua, tra le comunità stanziali e le tribù di allevatori nomadi, una lotta sempre più violenta a causa dell'avanzata del deserto e della siccità dovute al surriscaldamento globale. L'appoggio del governo sudanese ai miliziani ha reso ancora più drammatico e sanguinario il conflitto.
La seconda: le inondazioni in Pakistan che, secondo un portavoce dell'Onu, sono una catastrofe più grave dello tsunami in Asia (2004) e del terremoto di Haiti nel gennaio di quest'anno. Le acque che hanno sommerso città e villaggi hanno colpito oltre 18 milioni di persone contro i cinque milioni dello tsunami e i tre milioni di Haiti. Il linguaggio burocratico dei numeri (le vittime, i senzatetto, i dispersi eccetera) forniti dall'Onu è crudele (inoltre sono numeri sempre in aggiornamento) e purtroppo non colpisce più di tanto, assuefatti come siamo a ogni disgrazia accaduta lontano dai nostri occhi.
Ancora più crudele l'indifferenza con cui questa tragedia è passata svogliatamente nei giornali, nelle televisioni e nelle nostre coscienze. Sì, certo, alcuni Paesi hanno mandato degli aiuti, alcune organizzazioni umanitarie si sono attivate, ma non c'è stata la grande emozione collettiva, la grande mobilitazione generale che ha accompagnato altre catastrofi. E' mancata la solidarietà umana. Eravamo in pieno agosto, eravamo tutti in vacanza. Anche le nostre coscienze.

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