venerdì 12 febbraio 2010

Bertolaso tra S.p.a. e Spa

Forse, dopo i presunti illeciti commessi da Guido Bertolaso, l'idea di trasformare la Protezione civile in una S.p.a. subirà una battuta d'arresto. E spero che si fermi davvero perché è un progetto che non sta né in cielo né in terra. Come la metteremmo infatti con l'esigenza di una società per azioni di fare bilancio? Di scegliere i suoi settori strategici e abbandonarne altri che fanno poco o niente profitti? La Protezione civile, quando interviene per una calamità, non può fare conti da ragioniere. Deve farne altri, deve salvare vite umane.
La Protezione civile è un organismo che ha compiti di previsione, prevenzione e gestione di eventi straordinari, calamità naturali o disastri causati dall'uomo con conseguenze sulla collettività. La motivazione dichiarata per la trasformazione è suggestiva: per rendere più tempestivi e agili gli interventi di soccorso (problema per il quale si potrebbero studiare altre soluzioni). Insomma la Protezione civile S.p.a. diventerebbe un centro di potere parallelo e non sottoposto a controlli, che riferirebbe direttamente al presidente del Consiglio, azionista unico della società.
C'è poi la questione dei grandi eventi che Bertolaso è stato chiamato ad affrontare che non sono calamità, come il G8 della Maddalena, i campionati mondiali di nuoto a Roma, la realizzazione delle infrastrutture per i 150 dell'unità d'Italia, e anche altre opere minori. Perché? Perché stranamente rientrano nei compiti dell'organizzazione. E poi: "Non sono io che sgomito per fare le cose. Mi chiamano", ha detto oggi in un'intervista al Corriere della sera. Ecco, allora sarà il caso di chiamarlo un po' meno. Anche un duro come Bertolaso, più impegnato di Superman, può stressarsi. E non ci si può meravigliare se ha bisogno di qualche massaggio rilassante. Magari in una Spa.

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