sabato 8 marzo 2014

Viva la mimosa. Purché non sia solo mimosa....

Donare un rametto di mimosa alle donne per la festa dell'8 marzo è un gesto gentile e simbolico che dobbiamo a Teresa Mattei, partigiana genovese (scomparsa un anno fa), per tutta la vita impegnata nell'affermazione dell'uguaglianza dei cittadini e dei diritti civili; fu lei, direttrice dell'Unione Donne Italiane, a dare il via a questa tradizione nel 1946, in occasione della prima festa della donna dopo la Liberazione.
Nel corso degli anni il senso vero di quel gesto si è un po' smarrito lasciando spazio anche a significati che poco o nulla hanno a che fare con l'idea originale. Per questo oggi donare le mimose non basta per celebrare la festa. Le donne vogliono di più. Le donne meritano di più.
Le donne meritano una vera tutela della maternità (troppe lavoratrici precarie vengono licenziate causa gravidanza); meritano un lavoro stabile, che permetta loro di fare progetti di vita; meritano di non essere discriminate sul lavoro e nella carriera (a parità di mansioni, guadagnano meno dei colleghi maschi e raramente hanno le stesse opportunità); meritano servizi sociali adeguati per poter far fronte alle esigenze della famiglia e del lavoro (asili nido per i figli, aiuti nell'assistenza agli anziani) eccetera eccetera.
La mimosa mi piace moltissimo. E' profumata, è festosa, è allegra. Oggi me ne hanno regalato un mazzo vero e molti mazzetti virtuali. Ma questo arbusto delicato non deve diventare protagonista per un giorno solo. Quindi: la smettiamo, per favore (e lo dico soprattutto alla politica), di scaricarci la coscienza con un mazzolino di mimose l'8marzo?

Nessun commento:

Posta un commento