sabato 8 marzo 2014

Chi ha paura delle "quote rosa" in Parlamento?

Oggi, 8 marzo, festa delle donne, la politica paradossalmente è agitata dal dibattito sulle "quote rosa". Novanta donne di diversi partiti hanno chiesto un emendamento alla nuova proposta di legge elettorale (che la sintesi giornalistica ha battezzato Italicum) affinché la "parità di genere" entri nelle liste elettorali e poi negli scranni di Montecitorio. Le donne costituiscono la metà della popolazione italiana, ha detto Laura Boldrini, presidente della Camera, quindi devono avere il diritto a essere rappresentate.
Personalmente non sarei favorevole, penso che la parità non possa essere stabilita per legge, ma penso anche che le quote siano un
passo davvero indispensabile, in un Paese culturalmente maschilista e bloccato come il nostro, per favorire quella rivoluzione culturale e sociale necessaria perché le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini anche nella politica, tradizionale feudo maschile.
Fatto salvo che competenza e meritocrazia dovrebbero essere i requisiti fondamentali perché una persona (di qualunque genere) possa occupare posti di responsabilità, di fatto poi avviene che le leve del comando siano quasi esclusivamente in mano agli uomini, anche incapaci.
Le quote al momento sono in vigore per gli organi sociali delle aziende pubbliche e di quelle quotate in Borsa (legge Golfo-Mosca del 2011). Ben vengano, quindi anche in politica. Almeno spero.

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