venerdì 26 aprile 2013

In attesa di un'altra festa della Liberazione

Festeggiare ogni anno il 25 Aprile è ricordare una data fondamentale della nostra storia, un'emozione che si rinnova nel racconto di chi c'è stato e nelle speranze di chi c'è. Purtroppo ieri questa giornata festosa ha coinciso con la somministrazione di una medicina amarissima, un sorta di ultima chance per far ripartire il Paese bloccato da una politica inconcludente che lo ha imprigionato, e soprattutto da una consolidata perdita di fiducia proprio nella classe dirigente.
La medicina è il governo a due facce che sta nascendo, Pd e Pdl insieme, da una parte i democratici dall'altra i "berluscones", l'"inciucio" come ormai viene chiamato con una parola disgustosa.
Per dirla col linguaggio del 25 Aprile, insieme chi ha combattuto per la libertà e chi era dalla parte del nemico, chi voleva ridare dignità a un Paese umiliato da una guerra che non si doveva combattere e chi aveva venduto l'Italia a un disegno criminale.
Quello che nessuno voleva e vuole sta accadendo. E' un delitto contro natura, ma sembra proprio indispensabile. Spero almeno che a entrare nella squadra di questo governo siano, da ambo le parti, facce nuove, nessuna "vecchia volpe" della politica, nessun responsabile dell'attuale sfascio. Riuscirà il tentativo di Enrico Letta. presidente del Consiglio incaricato? Quanto durerà? C'è da augurarsi il minor tempo possibile, solo quello utile per costruire quei provvedimenti che rimettano in moto la vecchia macchina scassata con cui dobbiamo fare la nostra corsa contro certe locomotive europee. Poi si torni alle urne (e ne esca, spero, un Pd rigenerato e unito).
Per una nuova Festa della Liberazione dobbiamo ancora aspettare.

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