lunedì 15 aprile 2013

Basta parole. Salvare le Cinque Terre con i fatti

Nei giorni scorsi, dopo aver letto su Repubblica del 31 marzo 2013 un articolo sulle Cinque Terre troppo lontano dalla realtà, quasi uno spot pubblicitario, (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/03/31/europea-ecologica-solidale-la-formula-della-rinascita.html) ho scritto al giornale questa lettera. A oggi non ho ricevuto alcuna risposta.
Nella foto, una immagine recente dello stato di degrado e pericolo del sentiero Azzurro che collega Monterosso e Vernazza (da http://www.monterossoliberainformazione.blogspot.it/).

Gentile redazione, l'articolo "Europea, ecologica e solidale è la formula della rinascita del paradiso Cinque Terre" di Massimo Calandri (31 marzo 2013) mi ha colpito per l'estrema superficialità e le inesattezze che contiene.
Conosco le Cinque Terre, e soprattutto Monterosso, che frequento da anni e dove ho passato proprio le recenti feste pasquali. Non so chi ha potuto dire al vostro inviato che nel fine settimana pasquale prenotazioni e presenze sono aumentate del 30 per cento. C'era invece, e si vedeva, un'affluenza più contenuta rispetto ad analoghi periodi degli anni passati.
Il paese di Monterosso era spaccato in due da una frana caduta la notte del 21 marzo e solo venerdì 29 è stato possibile, grazie a un tunnel di fortuna costruito con alcuni container, ripristinare almeno il transito pedonale sulla strada che collega il centro storico alla frazione di Fegina. Un altro evento traumatico per il paese (già duramente colpito dall'alluvione del 25 ottobre 2011) di cui però, a parte il generico riferimento "la terra continua a franare", non si parla nel vostro articolo.
Tre alberghi erano chiusi per scarsità di prenotazioni (a Pasqua!). La pioggia (a parte il giorno di Pasqua) è caduta incessantemente per giorni su un territorio che non riesce più ad assorbirla, che non ne può più d'essere scarsamente difeso, trascurato, maltrattato. Chissà se l'Unesco, che nel 1997 ha inserito le Cinque Terre tra i Patrimoni dell'umanità, sa che il suo patrocinio è servito per lo più ad aumentare l'impatto ambientale su queste terre attirando il turismo "mordi e fuggi", che è ben altro rispetto a un'accoglienza turistica qualificata e accompagnata da un buon livello di servizi.
Dopo l'alluvione del 2011 sono stati fatti sforzi ingenti per riaprire il paese, che infatti a Pasqua dell'anno scorso era tutto ripulito, ristrutturato e pronto per l'imminente stagione turistica.
Ma il problema della fragilità di questo paradiso resta, almeno finché non si mette davvero in sicurezza il territorio con interventi seri (mettere una pezza non basta più) e si adotti una politica del turismo sostenibile.
A quest'ultimo proposito, nello stesso articolo leggo anche l'elenco di tante buone intenzioni che, concretizzate, farebbero rinascere il paradiso naturale delle Cinque Terre. Ho qualche perplessità che ciò avvenga. Ma sarò molto felice se "la svolta epocale e e virtuosa" evocata dal presidente dell'Ente Parco, Vittorio Alessandro, metterà a tacere i miei dubbi.
Grazie per l'attenzione

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