giovedì 3 gennaio 2013

Lavoro: continua la vergogna dei falsi contratti

I problemi irrisolti lasciati sul campo dall'ultimo governo sono tanti. Di molti si parla. Su altri c'è silenzio oppure intervengono importanti opinionisti, politici e tecnici, ciascuno con una propria ricetta buona, almeno nelle intenzioni, per il futuro. E il presente? Chi si occupa oggi di qualche milione di lavoratori con false partite Iva e falsi contratti a progetto? Tardivamente la Cgil si è accorta (dagli altri sindacati neppure un sospiro) che il 31 dicembre scadevano centinaia di migliaia di contratti che generano precarietà. E i contratti scaduti prima e non rinnovati o trasformati in altre tipologie contrattuali peggiori? E quelli che scadranno magari tra un mese o due o più avanti?
Se fossi un giovane di oggi, stabilmente precario e seriamente preoccupato per il futuro, proverei un grande fastidio e anche qualcosa di più, non solo per la scarsa o nulla attenzione ricevuta finora ma anche per i consigli di chi magari, al sicuro tra i suoi pannicelli caldi, scrive editoriali o rilascia interviste, o bacchetta "genitori sindacalisti di figli bamboccioni" dispensando a piene mani il suo sapere che poco ha a che fare con la realtà dei cittadini, delle loro famiglie e del lavoro violato nei suoi diritti primari.
Gli direi semplicemente: la smetta di invitarmi a diventare uno startupper (un'opportunità certamente, ma non per tutti e in qualunque caso), usi invece la sua influenza per richiamare al rispetto delle regole. Come? Intanto sollecitando l'invio nelle aziende degli ispettori del lavoro. Sarebbe, è, l'unico provvedimento serio da prendere per contrastare il precariato, metastasi diffusa indifferentemente tra giovani e non.
Perché non si fanno questi controlli? Perché a certe aziende fa comodo così. Se si facessero emergerebbe che da 10/15 anni una gran quantità di lavoro subordinato è mascherato, tra l'indifferenza di governo, Parlamento e sindacati, da contratti a progetto, partite Iva e ogni altro fantasioso contratto che il ministro Fornero, nonostante più dichiarazioni d'intenti, non è riuscita a eliminare (o non ha voluto). E comunque in Italia spesso è inutile fare le leggi se poi non c'è chi ne controlla l'applicazione.
Che cosa dovrebbe fare un ispettore del lavoro in questi casi? Dovrebbe andare in un'azienda, prendere in esame i contratti atipici di tutti quelli che vi lavorano come collaboratore ma con prestazioni da lavoratore dipendente, verificare da quanti anni quel lavoratore svolge mansioni che ricadono nella categoria del lavoro subordinato e trasformare ope legis quel falso contratto di collaborazione in contratto a tempo indeterminato facendo corrispondere al lavoratore tutte le indennità che negli anni illegalmente non ha ricevuto (contributi, tredicesima, Tfr eccetera). Prima di riformare in toto la complessa normativa sul lavoro questo avrebbe dovuto fare la riforma Fornero: fare piazza pulita degli abusi esistenti. Questo non si chiama assistenzialismo, è giustizia.
E le aziende? Le aziende ricorrano alla flessibilità secondo la legge, non indiscriminatamente, e non si servano della crisi per legittimare comportamenti illegittimi. Gli strumenti contrattuali per far fronte a situazioni che richiedono flessibilità non mancano. Che responsabilità hanno certi imprenditori che predicano bene e razzolano male?
E' il rispetto delle regole che manca. Si continua a far finta di niente anche davanti ad abusi reiterati che producono gravi danni non solo al lavoratore ma anche alle casse dell'Inps, cioè alla collettività. Abusi che potrebbero dar corso a numerose cause di lavoro dalle quali difficilmente le aziende uscirebbero indenni ma che i lavoratori, sotto il pesante ricatto del licenziamento immediato, in genere preferiscono non intentare.
Bene ha fatto Roberto Benigni a illustrare recentemente la bellezza della nostra Costituzione (anche riguardo al lavoro naturalmente -art. 4). Sulla carta. Perché nella sostanza purtroppo le cose stanno diversamente. Mi piacerebbe, per esempio, che il nostro grande artista provasse a fare anche un altro esercizio: rileggere uno a uno tutti gli articoli della nostra Carta costituzionale apponendo a ciascuno di essi un timbro: "Rispettato", "Non rispettato". Con grande riconoscenza e rispetto per il lavoro dei Padri costituenti credo che avremmo molte sorprese.

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