domenica 20 gennaio 2013

Contratti precari: per il Pd l'abuso non c'è più

Sorpresa! Dal programma di governo del Pd è scomparsa la lotta alla precarietà. Vedi: <http://www.partitodemocratico.it/doc/206619/piano-nazionale-per-le-riforme.htm>. Potrebbe essere una conseguenza della recente collaborazione col professor Carlo Dell'Aringa ( post pubblicato il 4 gennaio 2013) entrato nel listino Bersani per le prossime elezioni?  (In breve: Dell'Aringa è l'economista esperto di problemi del lavoro che rappresentava la prima scelta di Monti al ministero del Lavoro per il governo tecnico; l'opposizione di parte della sinistra aprì le porte a Elsa Fornero e non si può dire che le cose siano andate meglio). 
Il Pd vuole abolire l'automatismo che, in caso di abuso (praticamente quasi sempre) dovrebbe trasformare i contratti precari in contratti stabili. Questo automatismo è stato creato dalla riforma Fornero ed è ampiamente disatteso da aziende che, piuttosto di osservare la legge, non rinnovano i contratti. Invece di sollecitare i controlli allo scopo di smascherare contratti illegali e, quando c'è violazione della legge, trasformare ope legis i contratti precari in contratti stabili, il Pd preferisce un'altra strada. Ma un abuso è un reato. Si può far finta di niente?
La strada che il Pd intende percorrere, così come è indicata nel suo programma, è quella che prevede solo la riduzione del costo degli oneri sociali sul lavoro dipendente intorno a un livello intermedio tra quanto viene versato per i dipendenti a tempo indeterminato e quanto viene versato per i lavoratori low cost; l'introduzione di una retribuzione minima e una riforma degli ammortizzatori sociali che riguardi anche i lavoratori che finora ne erano esclusi.
Premesso che è ora di finirla che la crisi la paghino sempre i più deboli e che è ora di finirla che la crisi autorizzi molte aziende ad avere comportamenti illegali, questa ricetta che chiude gli occhi sugli abusi è un po' poco per un partito di centrosinistra; pochissimo per un partito di sinistra.

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