martedì 25 gennaio 2011

Gifuni/Pasolini e l'applauso di Veronica

"Sostenere che c'è un complotto ci libera dal peso di affrontare la realtà", ma anche "La Chiesa dovrebbe passare all'opposizione per riconquistare fedeli". Due affermazioni, tra le tante, per riflettere. Le ha pronunciate un modernissimo Pasolini per bocca dell'attore Fabrizio Gifuni (nella foto, dallo spettacolo 'Na specie de cadavere lunghissimo, monologo magistralmente interpretato da Gifuni, regia di Giuseppe Bertolucci, testo di Giorgio Somavico, recentemente andato in scena al teatro Parenti di Milano). Pasolini è stato ucciso brutalmente nel 1975, quando il dominio assoluto della tv, il suo appropriarsi del cervello delle persone era lontano ancora vent'anni. Eppure lo scrittore-poeta-regista-giornalista già allora ne aveva intuito le dirompenti potenzialità distruttive. Pasolini aveva previsto lo scenario da basso Impero in cui viviamo da metà degli anni '90.
So di dire nulla di nuovo riferendomi alla lungimiranza di uno degli intellettuali italiani più discussi e amati. Tuttavia, sabato scorso (22 gennaio), in platea con la mia famiglia ad applaudire la bravura di Gifuni/Pasolini, d'un tratto ho visto sulla nostra stessa fila di posti due signore composte ed eleganti: Veronica Lario con un'amica. L'ex signora Berlusconi ha applaudito Gifuni con convinzione e con forza, come tutti gli altri spettatori, sottolineando così ancora una volta l'abisso che separa lei, e tutti gli altri spettatori (nonché gran parte degli italiani), dal malato che dovrebbe governarci e che tiene in scacco un intero Paese.

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