giovedì 6 gennaio 2011

Dopo quella mia lettera al "Corriere della Sera"

Questa assenza prolungata dalle pagine del mio blog non è dovuta a una lunga vacanza, ma al tempo che ho dovuto dedicare (in questo periodo già affollato dalle feste di fine anno) alle reazioni alla pubblicazione, sul Corriere della Sera del 18 dicembre scorso, di una mia lunga lettera sulla condizione di precarietà diffusa nel mondo del lavoro, che ormai riguarda non più una, ma alcune generazioni.
La lettera, più o meno, è quella che ho scritto in occasione del compleanno di mia figlia, che in questo blog appare in data 11 dicembre 2010. La versione pubblicata dal Corriere della Sera si può trovare nel sito del Corriere scrivendo il mio nome e cognome nel motore di ricerca (purtroppo non posso copiare qui il link perché, non so per quale ragione tecnica, non viene accettato).
In questa lettera, col pretesto del compleanno di mia figlia, non intendevo parlare di lei, del suo caso, come qualcuno ha frainteso, o purtroppo ha voluto fraintendere. Intendevo invece, come ho specificato chiaramente, gettare un sasso nello stagno e sollevare possibilmente una discussione che riguardasse tutti i giovani.
Già il giorno dopo, sempre sul Corriere, sono apparsi due articoli, uno di Maurizio Ferrera, docente di politiche sociali, l'altro di Pietro Ichino, docente di diritto del lavoro. Entrambi, da punti di vista diversi, giungevano alla stessa conclusione: le attese dei giovani vanno ascoltate nell'interesse generale e i modi per farlo ci sarebbero, qualcuno anche a costo zero.
Un docente che ha criticato la mia lettera è stato Paolo Preti, direttore del master Piccole imprese della Sda Bocconi, che ha scritto due articoli pubblicati e visibili su un sito che si chiama ilsussidiario.net.
Il primo intitolato "I veri precari", in cui in modo miope mi accusa di fare la sindacalista di mia figlia, ignorando tutto il resto; il secondo, dal titolo "L'aiuto ai 'precari'", in cui sostiene che "la cosa si è un po' smontata dopo che si è scoperto - Brunetta dixit a Porta a porta - che questa signora è una caporedattrice dello stesso giornale".
Al professor Preti rispondo, nel primo caso, che ha capito proprio nulla dello scopo della mia lettera; nel secondo, che ha fatto male a fidarsi di Brunetta: non sono mai stata, tanto meno adesso che sono in pensione da quasi sei anni, caporedattrice del Corriere, ma ho lavorato al Corriere, come semplice redattrice, oltre trent'anni fa. Non credo proprio che la pubblicazione della mia lettera sia stata una cortesia dei colleghi: nessuna delle lettere che ho mandato in passato al Corriere su altri temi è mai stata pubblicata.
E poi che la discussione non mi sembra affatto che si sia sgonfiata. Il merito va a tutte le voci che, anche indipendentemente dalla mia iniziativa (non ho certo scoperto qualcosa di nuovo), l'hanno tenuta viva. Ma il merito maggiore va al presidente Napolitano che, nel suo messaggio di fine anno, si è speso molto per i giovani e il loro disagio causato dalla mancanza di prospettive per il futuro. E questo è quel che conta.
In questi giorni, a causa della mia lettera al Corriere, ho fatto anche un'esperienza televisiva nel programma Apprescindere (Rai 3), condotto da Michele Mirabella. Purtroppo un'esperienza assai deludente: a causa dello sforamento d'orario del programma precedente il mio intervento è stato brevissimo, compresso nei tempi anche dal Tg che seguiva. Così, anche se il testo della mia lettera è stato utilizzato dagli autori come copertina, in realtà ho potuto parlare pochissimo. Peccato, un'occasione sprecata.
Nel complesso però il dibattito nato intorno a questo argomento mi fa sperare che, prima o poi, qualcuno si ricordi che giacciono in Parlamento delle proposte che sarebbe almeno il momento di discutere per poi prendere delle decisioni concrete, nell'interesse di tutti.

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