martedì 3 novembre 2009

"Quella croce è il segno del dolore umano"

La Corte europea per i diritti dell’uomo ha condannato l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche perché è una una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni, e del diritto degli alunni alla libertà di religione. Senza entrare nel merito delle motivazioni giuridiche addotte dalla Corte di Strasburgo per affrontare una questione che tocca corde profonde della spiritualità di molti o che suscita, in altri, contrarietà o indifferenza, riporto qui un ampio stralcio dell'articolo di Natalia Ginzburg, pubblicato su L’Unità il 22 marzo 1988 e intitolato: “Quella croce rappresenta tutti. E’ il segno del dolore umano”.

(.....) Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo smettere di dire così?
Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo.
Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente.
Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

1 commento:

Giovanni ha detto...

Sono cristiano ma, come dice l'autrice del testo non è necessario esserlo per condividere quanto è stato scritto.
Cristo è un uomo di 2000 anni fa che ha segnato il corso della storia e al quale si sono ispirati tutti, credenti e non credenti.
La decisione della Corte ha del paradossale, temo proprio che si stia toccando il fondo, un punto di non ritorno.
Spero che il nostro Governo sappia opporsi degnamente, non come ha fatto in altre circostanze quando, ad esempio, ha permesso che la NOSTRA MADRE LINGUA non venisse inserita nelle lingue dell'Unione Europea.

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