sabato 5 settembre 2009

Quale lavoro, ministro Sacconi?

"La crisi non è finita ed è destinata a provocare serie conseguenze sul mercato del lavoro nei prossimi mesi", ha detto stamattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenuto in videoconferenza al workshop Ambrosetti di Cernobbio.
Lo ha detto a dispetto dei continui messaggi di fine crisi e di ottimismo lanciati dal governo e supportati da cifre che darebbero invece l'occupazione in aumento.
Ma quale occupazione? Non certo quella che offre garanzie al lavoratore. Il lavoro precario negli ultimi anni è sì aumentato, ma ultimamente sta pagando anch'esso la durezza della crisi economica. E comunque, nonostante quel che dice il governo, non può essere considerato "occupazione".
Il lavoro precario è un posto di lavoro che scade ogni tre mesi, sei mesi, un anno per i più "fortunati", che non dà alcun diritto (ferie, malattia), che non fa maturare la pensione, per il quale sono previsti ammortizzatori sociali ridicoli (a certe condizioni, un'indennità una tantum pari al 20% del reddito da lavoro conseguito l'anno prima).
Il lavoro precario non dà sicurezza per il futuro dei giovani e delle famiglie (dove sono quelli del Family day?).
Inoltre, chi controlla la legittimità di certi contratti "a progetto" (Co.co.pro)? Lo sa il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, quante sono e chi sono le aziende che impiegano questi contratti pretendendo dal lavoratore illegittimamente le stesse prestazioni quantitative e qualitative di un dipendente senza riconoscergli la stessa retribuzione e gli stessi diritti?

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