martedì 1 settembre 2009

Dopo la Innse

La vittoria degli operai della Innse ha fatto scuola. Bravissimi. Hanno saputo combattere in modo innovativo e hanno raggiunto lo scopo. Davvero bravi. Molti ora stanno copiando la loro strategia anti-licenziamento. E' un tipo di lotta che paga, hanno dichiarato alla stampa i sindacalisti Fiom-Cgil. Negli ultimi giorni però Sergio Cofferati ha sollevato polemiche esprimendo su l'Unità i suoi dubbi e il timore che episodi come questo danneggino il sindacato.
Quale sindacato? Un sindacato in crisi, che non si è rinnovato, che impiega vecchie armi un po' spuntate in difesa dei superstiti diritti dei cosiddetti "garantiti" e che non tiene conto dell'ondata di precari che si ingrossa sempre più. Da quanti anni si dice che bisogna trovare nuovi strumenti di lotta oltre allo sciopero, in molti casi ormai inefficace? Senza rispolverare vecchi slogan come "L'immaginazione al potere", è sempre più urgente studiare, accanto allo sciopero che resta lo strumento principe per grandi vertenze nazionali, anche strumenti di lotta differenziati (la vertenza di una piccola azienda metalmeccanica, per esempio, ha caratteristiche diverse da quella di uno stabilimento Fiat). Se il mercato del lavoro, per le trasformazioni del sistema economico in atto, ma purtroppo più spesso per ragioni speculative, diventa flessibile, anche le forme di lotta dovrebbero adeguarsi.

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