Ho aspettato un paio di giorni a scriverle per far sì che il frastuono e gli evviva della festa, delle tre feste che si sono susseguite in questo magico mese di maggio, lasciassero posto alle emozioni più vicine al cuore.
Lei è il presidente che tutti gli appassionati di calcio ci invidiano, amato perfino da molti avversari per la generosità con cui spende e si spende per la squadra. Infatti, una delle critiche che spesso le fanno è quella di essere di manica larga e di non badare troppo al bilancio della società. Certo, la passione fa essere anche troppo generosi. E questo, in certi casi, è un difetto. Ma chi non ne ha?
Di lei ho sempre ammirato la passione sportiva unita all'impegno sociale (Emergency, Medici senza frontiere, Amnesty international, le scuole in diversi Paesi del Terzo Mondo, le molte iniziative per strappare alla strada i bambini in Brasile e Argentina, eccetera).
La sua squadra multietnica spesso è considerata "non italiana" perché mette in campo argentini, brasiliani, africani, olandesi; non sanno, i suoi critici, che lei è "avanti", che già diversi giovani italiani hanno la pelle nera e che le nuove generazioni saranno anche frutto dell'integrazione tra i popoli. Se poi questi ragazzi sono o diventeranno campioni, tanto meglio. L'importante è che diventino uomini.
Caro presidente Moratti, sapesse come le vogliamo bene. La prossima volta che la incontrerò (capita sempre alla messa della mezzanotte di Natale in una chiesa di Milano, dove lei è sempre presente con tutta la sua famiglia, e io con la mia) le verrò vicino e, vincendo la mia riservatezza ma, sono certa, non violando la sua abituato com'è a tante manifestazioni d'affetto, l'abbraccerò.
Nessun commento:
Posta un commento