mercoledì 2 aprile 2014

Come eravamo "quando c'era Berlinguer"

Uno sguardo all'Italia di ieri pensando a come è oggi. Quando c'era Berlinguer, il docufilm di Walter Veltroni, ravviva la memoria della mia generazione e rivela ai giovani più sensibili e attenti alla vita politica che nella nostra storia c'è stata una stagione di grandi speranze che purtroppo non ebbe seguito.
A metà circa degli anni '70 Enrico Berlinguer, segretario del Pci, sfidando Breznev e abbandonando l'idea di dittatura del proletariato, aveva preso le distanze dall'Urss e iniziato un dialogo con la parte più progressista della Dc (rappresentata da Aldo Moro). Il loro progetto, il "compromesso storico", che avrebbe portato il Paese sulla strada delle riforme condivise, naufragò col rapimento e l'uccisione del presidente della Dc (1978) e la morte prematura del segretario del Pci (1984).
Il film di Veltroni è una carezza alla memoria del leader scomparso, sconosciuto a quasi tutti i ragazzi d'oggi (ma qui, come fa notare nel film una giovane intervistata, la responsabilità è soprattutto dei programmi scolastici che a malapena arrivano agli anni '50) ma molto amato, e rimpianto, dai loro nonni e padri per i valori sociali che incarnava e praticava, che nel film sono raccontati attraverso le testimonianze di chi gli fu vicino, alcune molto toccanti. Un uomo mite e coraggioso, che per le sue idee è stato in prigione, ha subìto un attentato ma non ha mai smesso di lottare. Un esempio.
In una Tribuna politica di quegli anni, di cui il film mostra le immagini in bianco e nero dello studio televisivo pieno di fumo, a un giornalista che voleva metterlo in imbarazzo con l'accusa d'essere sempre un comunista vecchio stampo non esitò a rispondere che il Pci non aveva nulla contro la proprietà privata della terra e della casa; che bisognava stimolare l'impresa privata perché c'era già troppo Stato nelle imprese. Una rivoluzione.
La lunga, impressionante sequenza del male che lo ha aggredito sul palco di un comizio a Padova, in un'alternanza di cedimenti del suo fisico esile e brevissime riprese, davanti a un pubblico che lo acclamava ma lo implorava di smettere, conclude la vicenda pubblica di Berlinguer in modo davvero struggente.
Di Enrico Berlinguer e della sua "questione morale" (vedere la celebre intervista che gli fece Eugenio Scalfari - Repubblica 28 luglio 1981 - ) ci sarebbe tanto bisogno oggi.

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