lunedì 7 aprile 2014

Ore 10: lezione di poesia e natura a Monterosso

Quando la scuola funziona una lezione, invece di essere svolta dall'insegnante in cattedra, può diventare una bellissima esperienza all'aperto fatta di poesia e natura. La mattina di martedì 1° aprile ero seduta su una panchina della piazzetta di Monterosso (Cinque Terre), proprio di fronte al mare, quando ho visto arrivare una classe di ragazzi, forse una prima liceo, accompagnata da due insegnanti. Il gruppo si è fermato proprio alle mie spalle e una delle insegnanti ha cominciato a parlare di Eugenio Montale, il poeta ligure (premio Nobel 1975 per la letteratura) che fin dall'infanzia era solito trascorrere le sue estati con la famiglia proprio a Monterosso.
"Ossi di seppia è la raccolta di poesie più conosciuta di Montale", ha esordito una delle insegnanti. "Il poeta amava esplorare in profondità l'anima delle cose, della natura, di chi gli era vicino; non si soffermava sull'aspetto esteriore, mirava all'essenziale. Così è nato il titolo di questa sua raccolta. Che cos'è un osso di seppia? E' lo scheletro della seppia, la sua parte interiore, che il mare ributta sulla spiaggia dopo la morte della seppia......". I ragazzi, con taccuino e penna, prendevano appunti.
A un certo punto è intervenuto il terzo accompagnatore della classe, il professor Carlo Torricelli, naturalista molto conosciuto, soprattutto nelle Cinque Terre dove è di casa e dove, durante l'estate, le sue "lezioni" sulla flora e sulla fauna di questi luoghi incantevoli tra terra e mare sono molto frequentate dai turisti.
Guardandosi attorno gli studenti potevano ammirare la piccola insenatura davanti al centro storico del paese, delimitata da due promontori coperti da una fitta vegetazione mediterranea. "Ragazzi, qui intorno potete osservare i molteplici aspetti, le forme, i colori di una flora presente anche nei versi di Montale", spiegava Torricelli indicando alcune delle specie vegetali più diffuse sul territorio..........
Poi il gruppo si è spostato per andare a percorrere il sentiero che porta al convento dei Cappuccini. Siamo in primavera e la vegetazione ha colori già forti, tra tutti primeggia il giallo.
Peccato, penso, che se ne vadano; mi piaceva molto ascoltare questa lezione speciale.
Prima che il gruppo si allontanasse mi sono avvicinata a Torricelli e gli ho mostrato una fotografia che avevo scattato a un bellissimo arbusto di un bel giallo intenso di cui non conoscevo il nome e gli ho chiesto come si chiamava. "E' l'Euphorbia arborea in piena fioritura; guardi quanta ce n'è qui intorno". A perdita d'occhio.
Intanto la classe era arrivata ai piedi della salita dei Cappuccini, un sentiero tortuoso ma ricco di esperienze per chi le sa cogliere come, credo, quei giovani studenti ormai lontani dalla mia vista perché, nascosti nel folto della vegetazione, avevano cominciato lentamente a salire.

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