giovedì 2 maggio 2013

Caro Letta, nel lavoro l'unica rigidità è la precarietà

Ieri, primo maggio, festa dei lavoratori, il presidente Letta ha pensato bene di dare l'ennesimo colpo ai precari. Enrico Letta, tra una breve pausa e l'altra del suo tour europeo Berlino-Parigi-Bruxelles, invece di dare una speranza a chi vive nel precariato da quando ha iniziato a lavorare, magari da anni, da sempre, e a chi si affaccia adesso per la prima volta al mondo del lavoro, ha detto che bisogna eliminare le rigidità della legge Fornero per aumentare la flessibilità, soprattutto nei contratti a termine.
"Ci sono alcuni punti della legge Fornero che, in questa fase recessiva, stanno creando dei problemi", ha spiegato Letta.
Lungi da me l'idea di difendere la nefasta legge Fornero, di quale rigidità parla Enrico Letta? Si sa, per esempio, che le aziende, oltre alle nuove regole sui contratti a tempo determinato cui si riferisce Letta, non hanno mai digerito anche il risibile aumento del costo del lavoro dei contratti atipici voluto, pure questo, dalla Fornero per scoraggiare la precarietà (mai pensato eh, di scoraggiare la precarietà attuando rigoroso controlli nelle aziende che la praticano con assoluta arroganza?); aumento che non ha centrato questo obiettivo e invece ha provocato il contrario, cioè una serie di licenziamenti da parte delle aziende che ritenevano questo ritocco insopportabile e l'assoluta indifferenza di altre che hanno continuato comunque ad applicare e a rinnovare imperterrite contratti fuorilegge.
Nel lavoro la rigidità più dannosa e presente nell'ampia gamma di contratti, caro presidente Letta, è quella che inchioda milioni di lavoratori a una "stabile precarietà". Altro che flessibilità (sulla quale, se si rispettassero le regole, ci sarebbe nulla da dire)!
Qualcuno dirà che il lavoro non c'è, la disoccupazione aumenta, e non è il caso di andare tanto per il sottile; allora si governi con più coraggio se non si vuole che scoppi una devastante bomba sociale. Troppo facile prendersela con i soliti che non hanno voce.

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