mercoledì 22 maggio 2013

Caro don Gallo, anche morto sarai sempre vivo

La notizia della morte di don Gallo mi addolora molto. Tra poco leggeremo sui giornali aneddoti, testimonianze, ascolteremo in tivù voci che lo ricordano. Il mio ricordo personale è quello di un incontro (settembre 2008) alla festa dei suoi 80 anni in uno scantinato di Milano dove un gruppo di amici e di ragazzi della sua comunità (San Benedetto al Porto) aveva improvvisato un rinfresco con vino, focaccia genovese e salame. In un'intervista improvvisata rispose con la solita arguzia e vivacità alle domande impertinenti di Claudio Sabelli Fioretti sorprendendo talvolta perfino lo stesso Claudio, il più corrosivo degli intervistatori. Poi si mise a disposizione di chi voleva parlargli, sentirlo più vicino. Avevo un peso sul cuore, glielo ho confidato e le sue parole mi hanno fatto bene.
L'ultima volta invece l'ho ascoltato a Manarola, estate 2011, in un bellissima serata di luna d'agosto. Seduti per terra sulla calata a mare, tra barche, remi e reti di pescatori, noi che eravamo lì per lui da qualche ora (arrivò con molto ritardo, su e giù per i tornanti delle Cinque Terre, ma seppe farsi subito perdonare con una battuta; durante il viaggio in auto stava ascoltando un notiziario che veniva sempre disturbato dalle interferenze dalla potente frequenza di Radio Maria: "Belìn", disse, "non sapevo che la Madonna parlasse in una radio!"), noi, dicevo, eravamo affascinati dai suoi racconti e attratti dal suo sottolineare il primato della coscienza sulla fede, dal suo operare, instancabile, in favore degli ultimi, degli emarginati, dei "diversi", dei giovani. Proprio ai giovani ha poi dedicato uno dei suoi ultimi libri, Non uccidete il futuro dei giovani (Dalai 2011) in cui, consapevole del dramma delle nuove generazioni allo sbando, denuncia la finanza che ha distrutto l'industria e umiliato il lavoro e non esita a esortare più volte: "Giovani, incazzatevi!".
Un prete scomodo, spesso in contrasto con le gerarchie ecclesiastiche, uno che andava solo "in direzione ostinata e contraria", un prete "da marciapiede" oppure un prete "angelicamente anarchico", come gli piaceva definirsi. La sua Chiesa non era quella dello sfarzo delle grandi liturgie, dei troni e del potere, la sua chiesa era impregnata di umanità, era quella del popolo. Un prete di cui si sente già la mancanza.
Caro don Gallo, non dimenticherò mai il tuo insegnamento: "Le mie bussole sono due. Come partigiano e come essere dotato di una coscienza civile la mia prima bussola è la Costituzione. Come cristiano, la mia bussola è il Vangelo". Memorabile quando ha cantato "Bella ciao" nella sua chiesa. Ne ho appena rivisto il video e ho provato un'emozione ancora più forte della prima volta.
Nel suo libro Così in terra come in cielo (Mondadori 2010) don Andrea Gallo ha scritto: "Avete paura della morte? Io sì, tanta. Ma è misteriosamente la nostra strada. La morte è dura separazione ma fa parte del percorso verso il nuovo, è una trasformazione, un'esplorazione. E i defunti sono invisibili, ma non assenti.
Certo, se mi venisse concessa una proroga sarei contento......".
La proroga, caro don Gallo, non è arrivata, ma adesso che sei proprio vicino a Gesù, forse hai più possibilita' di farti ascoltare, magari riesci a essere più convincente. Chissà mai.....

2 commenti:

silvana sassarini ha detto...

Eravamo a Manarola insieme. Io ho portato tutta la famiglia perché tutti lo amavamo ed era sempre un piacere ascoltarlo nei suoi sermoni e ricordi di vita vissuta. Si ricordava sempre di tutti e non si sottraeva mai, in questi bagni di folla che sempre sapeva creare. Ho avuto il piacere di frequentarlo anche in altre situazioni e garantisco l 'attenzione e l'affetto verso gli ultimi e gli emarginati. Ho avuto il privilegio di cantare De Andrè insieme a lui. Mi mancherà!


Danilo Francescano ha detto...

Anche il mio ultimo incontro con Don Andrea è stato quella sera a Manarola. E quella sera ce la ricorderemo tutti. Per sempre. Avrei tanto voluto rivederlo a Monterosso, Don Andrea... Posto quello che ho scritto su FB ieri sera, perchè per ricordarlo non riesco a trovare parole migliori di quelle che mi sono venute di getto: "Se n'è andato un uomo buono, un grande uomo. Se n'è andato un prete di strada, se n'è andato uno che la religione l'aveva nell'anima. Grazie Don per quello che hai fatto e per quello che hai dato al prossimo tuo, come e più di quanto hai dato a te stesso. Vai sereno, Don Andrea, la tua è stata una vita degna d'essere vissuta!!!"

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