mercoledì 8 maggio 2013

La mancanza di lavoro uccide nell'indifferenza

Un trafiletto di 19 righe in cronaca e un titolo che in sintesi svela tutta la tragicità della notizia: "Rimasto senza lavoro si impicca in garage". Ci vuole un occhio allenato per scorgere tra le "brevi" del Corriere della Sera di ieri l'ennesima  notizia dell'ennesimo suicidio (stavolta la vittima è T. R. un 44enne di Zeccone (Pavia), sposato, due figlie), dovuto alla perdita del lavoro e alla conseguente impossibilità di far fronte alle esigenze primarie della famiglia. Un dramma della disperazione vissuto mettendo in gioco la propria vita, e perdendola, mentre si sa che i responsabili non pagheranno mai.
Ci si abitua a tutto, anche alla morte incivile di un padre di famiglia, notizia relegata nelle pagine regionali, mentre dovrebbe occupare tutta la prima pagina e ogni cittadino onesto dovrebbe gridare allo scandalo con tutta la voce che ha.
Quanti lavoratori dovranno ancora morire prima che il governo si occupi, seriamente, concretamente e con equità, della più grave emergenza  del nostro Paese? Rilancio dell'economia e lavoro, lavoro e rilancio, questi devono essere gli obiettivi più immediati. Quanti dovranno ancora pagare, nell'indifferenza più totale, il prezzo altissimo di una crisi che, impotenti, hanno dovuto subire mentre chi aveva il potere si trastullava con giochi e giochini, accordi palesi o sottobanco di spartizione di posti ben remunerati nella pubblica amministrazione, schermaglie di una continua e stucchevole campagna elettorale, avendo come unico obiettivo l'abolizione incondizionata dell'Imu? Oppure mentre molti altri cittadini, disonesti, continuavano a mandare i loro capitali in sicuri forzieri all'estero evadendo le tasse? Queste morti indegne di un Paese civile in uno Stato di diritto non avranno mai giustizia. Almeno che non siano morti inutili. 

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