sabato 11 agosto 2012

Volti della rinascita di Monterosso

Ci sono i volti di Fulvia (guida turistica), Daniele (bagnino), Simona (direttrice di banca), Enzo (esperto informatico), Andrea (pizzaiolo), Lorenzo (bagnino), Simone (focacciaio), Carlo (cameriere), Andrea (guida turistica), Giovanni (gestore di locanda).
Li ha ritratti Serena Arpe, albergatrice e focacciaia, appassionata di fotografia, monterossina doc. Sono ritratti di persone che nella vita hanno un lavoro proprio e che di colpo, di fronte all'emergenza, si sono trovate a improvvisarne un altro: guidatori di ruspe e di mezzi di soccorso, manovali, falegnami, muratori eccetera. Gente di carattere i monterossini, che non si piange addosso e si rimbocca le maniche.
Serena Arpe, nei giorni dopo la disastrosa alluvione di Monterosso (Cinque Terre) del 25 ottobre scorso, smessi i grandi stivali, i robusti guantoni e la pala con cui ogni giorno lottava contro la montagna di fango che aveva distrutto gran parte dell'albergo di famiglia e completamente devastato l'adiacente focacceria, imbracciava la sua Nikon e andava in giro tra le macerie delle vie e dei carrugi del paese a catturare i volti di amici e concittadini impegnati nell'opera di riportare alla luce Monterosso liberandola dall'alto strato di terra e detriti che l'aveva semisepolta.
Sono immagini che esprimono la forza di volontà, il coraggio, la caparbietà, la voglia di vivere di chi non vuole lasciarsi sopraffare dalla disperazione e dalla realtà più dura. E, per contrastarla, mette in gioco tutte le sue risorse, anche quelle fino ad allora sconosciute, tra espressioni di stanchezza e qualche sorriso di speranza che l'obiettivo di Serena ha saputo catturare.
"Di necessità... virtù" è il titolo del breve reportage di Serena Arpe in mostra in questi giorni (fino al 15 agosto) a Monterosso in via Gioberti, sulla parete rugosa del muro di cinta di un orto in centro paese miracolosamente rimasto in piedi nonostante la furia dell'acqua. L'esposizione ha anche un sottotitolo: "Living is easy with eyes closed/misunderstanding all you see", due versi della celebre Strawberry fields forever dei Beatles, come a dire che a occhi chiusi è facile interpretare la realtà in modi diversi, metafora di chi non si rassegna, non vuole cedere  ed è capace di reinventarsi con grande energia. Come hanno fatto i monterossini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bentornata, Valentina...

Ci mancavano i Suoi post, la Sua Persona, la Sua grande forza espressa nella testimonianza scritta.

Buon lavoro,

Fausto Soregaroli

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