lunedì 4 aprile 2011

Tutti sulla stessa barca

Lampedusa sta per essere svuotata dalle migliaia di migranti scesi nelle ultime settimane sulle sue coste. Nello stesso tempo all'orizzonte spuntano altre barche con altri migranti che vi approderanno in un via vai di partenze obbligate e arrivi incontrollabili. E' come cercare di prosciugare un pozzo molto profondo con un secchiello: non si riuscirà mai perché per ogni secchiello che si riempirà, ci saranno litri d'acqua che sgorgheranno dalla sorgente in fondo al pozzo.
Credo che, in prospettiva, il fenomeno migratorio sia inarrestabile. E' nell'ordine delle cose, della globalizzazione, della storia. Piaccia o no, c'è nulla che tenga. Non gli accordi con i governi provvisori dei Paesi del Nord Africa, per arginare le partenze, o la politica dei respingimenti della Lega.
I tentativi di tenere sotto controllo l'ondata dei migranti, anche quando riescono, sono un tampone, un rimedio d'emergenza; alla fine sono destinati a soccombere. E quando non partiranno più tunisini, marocchini, libici eccetera, si affacceranno sul Mediterraneo i popoli dell'Africa centrale e così via.
La vecchia Europa sta diventando terra di conquista pacifica da parte di popolazioni molto giovani e molto povere in cerca di futuro. Non che per noi il futuro sia roseo, ma difficilmente qui si muore di fame e certamente la maggior parte di noi ha anche il superfluo.
La mescolanza di etnie e di culture sembra inevitabile. Perché non diventi una bomba che può deflagrare in conflitti sociali non bisogna alzare muri o costruire, anche metaforicamente, dei ghetti e cercare di relegarvi i nuovi immigrati. Anzi, li si dovrebbe incentivare a non chiudersi, a non isolarsi una volta qui (come ha affermato recentemente la cancelliera tedesca Angela Merkel, ammettendo il fallimento della politica d'integrazione in Germania). Bisognerebbe favorire oggi con ogni mezzo l'accoglienza e l'interazione tra noi e loro, tra loro e noi. Gli scogli da superare sono soprattutto la diffidenza e la paura reciproche. Riuscirci è interesse comune. Un giorno saremo tutti sulla stessa barca, non per migrare ma per convivere.

Nessun commento:

Posta un commento