martedì 2 marzo 2010

Una "par condicio" inaccettabile

Un mese senza Ballarò, il mio programma di approfondimento preferito. Ma anche senza tutte le altre trasmissioni che parlano di politica, che dovrebbero essere sostituite da spazi riservati ai partiti, un po' come la vecchia Tribuna politica. La chiamano par condicio. Invece è una condicio inaccettabile e indegna di un Paese democratico, di uno Stato di diritto.
Temo che le proteste non serviranno per ripristinare la corretta corrente di informazione politica a meno di un mese dalla elezioni amministrative.
Ma questo blackout potrebbe ritorcersi come un boomerang contro chi ha avuto questa idea ottusa, che non ha alcun rispetto per i cittadini e i lori diritti, e chi ha preso la decisione di attuarla. Cioè gli stessi che in questi giorni si stanno difendendo affannosamente e in modo assai scomposto (vedi i pasticci sulla presentazione delle liste elettorali), come se sentissero odore di sconfitta.

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