Il decreto "salvaliste" è stato firmato dal presidente Napolitano ieri sera. Il capo dello Stato, purtroppo, non poteva che fare così. Se si fosse rifiutato, le conseguenze forse sarebbero state peggiori. Comunque, con buona pace di coloro che lo chiamano decreto "interpretativo" perché non modificherebbe la legge elettorale, a me invece sembra proprio che, dietro l'alibi di una corretta interpretazione delle norme e della possibilità di sanare gli errori commessi, il decreto contenga modifiche della legge stessa. Del resto questo era lo scopo: cercare di creare le condizioni per riportare nella corsa elettorale i grandi esclusi del Pdl a causa della propria negligenza.
Torniamo a Napolitano. L'autorevolezza e il prestigio di Giorgio Napolitano come garante
super partes per governo e maggioranza non sono più in discussione. Il Pdl, compatto, ha difeso con forza il Presidente della Repubblica, attaccato da una parte dell'opposizione (soprattutto Di Pietro) e dal "popolo viola" per aver firmato.
Ma il presidente Napolitano, dopo aver respinto nel 2008 il lodo "salva premier" sulla sospensione dei processi e, successivamente, quello sui limiti alle intercettazioni, non era stato giudicato di parte, anzi, comunista, da quelli che oggi lo osannano?
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