Perché, invece di una confusa spontaneità e improvvisazione nei soccorsi, l'Onu non ha preso in mano la situazione? Qualcuno obietterà che l'Onu è ormai più un organismo di facciata; allora si faccia qualcos'altro: la comunità internazionale nomini delle commissioni territoriali per le emergenze naturali che sovrintendano e dirigano le operazioni in caso di necessità. Perché si è lasciato che gli Stati Uniti la facessero da padroni sollevando le proteste di altri paesi, per esempio la Francia? Non sempre il chi-fa-da-sé-fa-per-tre funziona: in certe emergenze genera solo caos. Il presidente Obama ha nominato gli ex-presidenti Bill Clinton e George W. Bush come coordinatori dell'impegno degli Stati Uniti, altri Paesi avranno nominato i loro coordinatori e anche noi abbiamo dato il nostro contributo a creare confusione con la nomina di Guido Bertolaso, inviato da Berlusconi nell'isola disastrata (per conto proprio si era mossa anche la regione Lombardia!). Insomma chi coordina i coordinatori? Intanto il sistema dei soccorsi, pur molto generoso di persone, mezzi e denaro, continua a non essere all'altezza della situazione.
giovedì 21 gennaio 2010
Haiti. Chi coordina i coordinatori?
Il mondo è globale, i soccorsi no. Il terremoto che ha distrutto Haiti ha messo in luce una grossa falla nella rete della solidarietà internazionale: gli aiuti, tantissimi da tutto il mondo, faticano ad arrivare a destinazione; e, quando arrivano, non si riesce a distribuirli oppure, nel caso di strutture d'emergenza (ospedali da campo, ambulatori, tende per i sopravvissuti, eccetera) a renderli operativi.
1 commento:
Un vecchio detto popolare dice: "dove ci sono tanti galli non spunta mai il giorno". Mi si potrà chiedere che centra... l'ho usato per dire che dove c'è confusione stanno tutti bene, tutti hanno inviato aiuti, tutti sono stati bravi, tutti si sono prodigati, tutti saranno applauditi, tutti potranno scaricare i disservizi sugli altri, e potrei continuare.
E' l'ennesimo indicatore di un mondo fatuo e fatto solo di fumo e facciate, che poi, guarda un po', si anneriscono dello stesso fumo di cui si nutrono.
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