martedì 12 gennaio 2010

Cristo si è fermato a Rosarno

Cristo, cioè la civiltà, l'umanità, il progresso, a Rosarno non è arrivato, si è fermato prima. Quel che è successo recentemente nel paese agricolo in provincia di Reggio Calabria evoca facilmente il titolo del celebre romanzo di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, racconto delle condizioni di arretratezza, miseria e ignoranza della realtà contadina del Sud.
A Rosarno sono stati compiuti dei crimini contro l'umanità, e come tali dovrebbero essere giudicati. Si è parlato molto negli ultimi giorni, a seconda dei punti di vista, di legalità, tolleranza zero e no alla clandestinità; oppure di accoglienza, no allo sfruttamento e al razzismo. Ma l'esigenza di legalità non giustifica certa violenza di una parte dei cittadini di Rosarno contro gli ultimi della Terra. Scriveva bene Gian Antonio Stella sul Corriere della sera di ieri: "Certo, non possiamo accogliere tutti. Ma proprio per questo, davanti al dolore di tanti uomini, ci vuole misura nell'usare le parole. Anche la parola 'legalità'".
I braccianti neri trattati come bestie e costretti a vivere come bestie non hanno scelto di nascere nel Ghana, nel Camerun, in Senegal o in qualunque altro Paese ai margini del mondo. Né noi abbiamo merito per essere nati in Paesi che ci consentono di vivere nel benessere. Almeno questo pensiero, quando ci sentiamo minacciati nella nostra placida quotidianità, dovrebbe guidarci. Noi siamo i più fortunati e abbiamo il dovere di aiutare a vivere dignitosamente coloro che hanno appena, o non hanno del tutto, la possibilità di sopravvivere, e il dovere di cercare di evitare che nascano situazioni ad alta infiammabilità.

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