sabato 20 giugno 2015

Una sanatoria vantaggiosa secondo Ichino

Due giorni fa ho fatto una domanda all'on. Ichino, giuslavorista. L'occasione è stata l'incontro "Dall'art. 18 al Jobs Act" che si è svolto presso la sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera, dove il giuslavorista si è confrontato con Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil.
Non avendo Ichino risposto pubblicamente (forse per mancanza di tempo?), alla mia domanda se era vero che nel decreto attuativo sul riordino dei contratti era prevista la sanatoria pro-aziende di cui al post precedente, al termine del dibattito l'ho avvicinato e gli ho ripetuto la domanda.
“Certamente”, è stata la risposta dell’on. Ichino. “Del resto, scusi, in questo modo il lavoratore ha il vantaggio di poter scegliere se accettare la conciliazione oppure fare causa”.
Una risposta che mi ha lasciato di stucco. Invece di risarcire il lavoratore che ha ricevuto un danno da contratti precari reiterati si fa una sanatoria per premiare l’azienda che ha tratto beneficio da quel danno.
Questa sanatoria sarà punitiva soprattutto per quei lavoratori che sono precari da molti anni, un altro schiaffo a quella “generazione perduta” (secondo una infelice definizione di Mario Monti quando è stato presidente del Consiglio) formata da ex giovani invecchiati nella precarietà, di cui nessuno si occupa perché è troppo scomodo guardare indietro, meglio far finta di niente a guardare avanti.
Un altro regalo alle aziende, virtuose e non, che hanno già avuto l’abolizione dell’art. 18 e lo sgravio contributivo di 8 mila euro all’anno per tre anni. E questa sarebbe la lotta alla precarietà? La fine del dualismo nel mercato del lavoro?

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