venerdì 12 giugno 2015

Jobs Act: non è tutto oro quel che brilla

Non passa giorno che non ci siano annunci confortanti sull'aumento dell'occupazione a tempo indeterminato grazie al Jobs Act. Bene, contrariamente a quanto viene sbandierato ai quattro venti, si tratta di contratti "a tempo indeterminato e a tutele crescenti" che di "indeterminato" hanno nulla perché si può licenziare con molta facilità e di "crescente" hanno solo un modesto indennizzo per chi è licenziato.
Non mi stupisco che nessuno dica questa sacrosanta verità. Del resto se il Jobs Act, voluto da un sedicente governo di centrosinistra, è piaciuto solo a chi l'ha scritto e alla Confindustria (felice del regalo di tre anni di incentivi e della cancellazione dell'art. 18 salvo rari casi di discriminazione) un motivo ci sarà.
Certo, sempre meglio un uovo oggi che una gallina domani; merito del Jobs Act, e glielo riconosco, è quello d'aver agitato un po' le acque stagnanti del mercato del lavoro, per molti anni paralizzato da leggi inique che hanno creato una precarietà diffusa (quella sì, purtroppo, stabile). Però si sarebbe potuto fare di meglio. Quindi, la si smetta con i facili trionfalismi sull'aumento dell'occupazione, la verità è molto meno brillante.

Nessun commento:

Posta un commento