giovedì 8 maggio 2014

La mia proposta per il lavoro

Il lavoro non c'è perché l'economia non cresce. Il primo assaggio del Jobs Act (nuove regole per apprendistato e contratto a tempo determinato) è molto indigesto: che produca qualche posto di lavoro è tutto da vedere.
Neppure le precedenti riforme hanno fatto crescere l'occupazione o, meglio: il pacchetto Treu (1997) ha introdotto la flessibilità e aperto la strada alla precarietà; la legge Biagi (2003) ha inventato i contratti atipici e ha consolidato la precarietà; la legge Fornero (2012) ha compiuto un maldestro tentativo di contrastare la precarietà e ha rafforzato invece l'equazione flessibilità uguale precarietà.
Il lavoro non c'è e, dicono quelli che sanno, non si può creare per legge. Certo, ma allora perché per legge si è creata la precarietà?
Da diversi anni mi interesso di questo problema. Penso che, con le categorie dell'apprendistato, del contratto a tempo determinato, del contratto a tempo indeterminato e del contratto stagionale, si possano coprire tutte le esigenze del mercato del lavoro. Che bisogno c'è di inventarsi contratti fantasiosi forieri solo di precarietà?
Detto questo, secondo me la soluzione potrebbe essere come l'uovo di Colombo. Il contesto sociale negli ultimi dieci anni è profondamente mutato e lo Statuto dei lavoratori, che risale addirittura al 1970, non corrisponde più alla situazione reale; si potrebbe allora abolire anche quel che resta dell'ormai anacronistico art. 18 (esclusi i casi di discriminazione) e contestualmente abolire tutti, dico tutti, i contratti atipici. Una riforma coraggiosa. Troppo; anche per un governo spregiudicato, come quello di Renzi, che non perde occasione per dire che ascolta tutti ma poi decide per proprio conto.

Nessun commento:

Posta un commento