venerdì 29 marzo 2013

Dentro New York batte un cuore tecnologico

Confesso che avevo dei pregiudizi sulle startup. Almeno per come questa recente (per noi) tipologia d'impresa  viene considerata in Italia da parte di governi che non sono stati capaci di riformare il mercato del lavoro in modo equo ed efficace, e hanno invitato (e invitano) i giovani a diventare tout court imprenditori di se stessi (come se questa fosse la principale ricetta contro precariato e disoccupazione giovanile).
Dopo la lettura del libro Tech and the City - Startup a New York, un modello per l'Italia (Guerini e Associati, 22 euro) ho capito che le startup sono soprattutto altro, nascono da una cultura d'impresa diversa dalla nostra e sono fondate sulla tecnologia.
Non a caso questo libro che le racconta è stato scritto a New York, la città più dinamica, creativa e innovativa del mondo da due newyorkesi d'adozione, Maria Teresa Cometto, giornalista esperta di economia e tecnologia, e Alessandro Piol, investitore (venture capitalist) nel settore tecnologico con oltre 30 anni di esperienza e mentore di molti imprenditori.
New York, che nelle startup altamente tecnologiche è seconda solo alla Silicon Valley californiana, nell'applicazione della tecnologia nei settori che sono i suoi punti di forza (moda, design, pubblicità, editoria, comunicazioni, servizi al consumatore) è ormai la capitale indiscussa.
Il giro è questo: da una buona idea può nascere un progetto d'impresa/ che richiede un capitale d'investimento/ che potrà dar vita all'impresa/ il cui risultato, se buono, darà dei profitti/ che, reinvestiti, creeranno posti di lavoro/ e faranno crescere l'economia. Non è una filastrocca, ma un percorso che negli Stati Uniti viene messo a disposizione dei giovani di talento.
Dentro New York batte un cuore tecnologico. E' qui che sono nate Kickstarter, Meetup, Foursquare, Etsy, Tumbir (vedere online i rispettivi siti) per citare qualche esempio di startup tecnologiche di successo nate nella Grande Mela. L'impegno del sindaco Michael Bloomberg, dopo il crollo di Wall Street e della finanza (2008), ha permesso alla città di risollevarsi velocemente puntando proprio sulla diversificazione dell'economia della città, prima prevalentemente finanziaria, poi indirizzata verso gli altri suoi punti di forza. Ma "il caso New York non è copiabile. Va studiato, assimilato e ne va assorbito lo spirito creativo", ha scritto l'ingegner Carlo De Benedetti nella prefazione al libro.
E Maria Teresa Cometto, riferendosi alla legge ad hoc fatta in Italia dal governo Monti per favorire la creazione e lo sviluppo di startup, nell'introduzione scrive che "un ecosistema imprenditoriale non lo si disegna a tavolino". Verissimo. Qualcosa comunque comincia a muoversi anche qui. Lo dimostrano i primi dati forniti dalle Camere di Commercio dove in poche settimane si sono iscritte oltre 300 startup (Corriere della Sera del 17/3/2013) e l'interesse che questo libro ha suscitato in ogni città dove i due autori l'hanno presentato (http://tech-and-the-city.com/it) a numerosi addetti ai lavori e a giovani interessati a conoscere il mondo delle startup.
Il libro non offre ricette miracolose per la crisi profonda dell'attuale sistema imprenditoriale italiano, basato ancora per lo più su vecchi e nuovi modelli o stereotipi (industrie che fanno prodotti obsoleti, non competitivi, dualismo imprenditori/lavoratori; dualismo lavoratori protetti/lavoratori non protetti), però può offrire ottimi spunti e notizie utili alla punta più avanzata del nostro tessuto economico, a chi ha talento, a chi cerca o offre capitali da investire per fare business negli Stati Uniti ma anche in Italia.
Negli Stati Uniti il compito di coniugare imprenditoria, posti di lavoro e crescita economica è certamente più semplice. Non c'è la nostra burocrazia e il fisco americano è meno esoso. "Non avrei mai potuto fare in Europa quel che sono riuscito a compiere qui", dice Bostian Spetic, startupper sloveno che racconta nel libro la sua esperienza. "Dopo un paio di mesi che ero qui la New York City Economic Development Corporation (un'organizzazione non profit che promuove per conto del sindaco lo sviluppo economico della città) mi ha contattato con una mail che diceva: 'Ciao, possiamo programmare una riunione per conoscerci e vedere di che cosa hai bisogno?'. In quale altro Paese può accadere una cosa simile?
Un viaggio nel mondo della comunità tecnologica newyorkese, con tante storie di successi e qualche fallimento, che si conclude con una guida operativa utile a startupper americani e non. C'è anche l'indirizzo di uno studio legale specializzato nell'assistenza agli italiani che vogliono fondare una startup in America.



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