Eravamo numerosi stamattina a dare l'ultimo saluto a Luca Grandori, caro amico e collega con cui in molti abbiamo condiviso un lungo tratto di strada in quella straordinaria esperienza e avventura che è stato negli anni '70 il settimanale Panorama diretto da Lamberto Sechi.
Luca era il più scapestrato del nostro gruppo di giovani. E un po' si compiaceva d'esserlo. Metti una sera a cena lui e Claudio Sabelli Fioretti, il divertimento era assicurato: che coppia formidabile nel farci ridere con battute esilaranti, ironiche, irriverenti.
Luca per natura era anche un po' pasticcione, disordinato, elegante (guardatelo in una foto di allora, durante una partita di calcio tra colleghi, con un completino da portiere british che neppure il grande Gordon Banks...), qualche volta spettinato come appena sceso dal letto, creativo (ha inventato riviste come Autocapital, Dove, Carnet); ultimamente era impegnato nel rilancio di Qui Touring. Anticonformista, non cercava neppure di nascondere i suoi tanti difetti. Ma Luca era anche altro.
Devo fare un passo indietro. Nel giugno scorso è morto Lamberto Sechi, il nostro maestro di giornalismo.
"Caro Lamberto, mi hai insegnato tutto, nella vita, nei valori, nella professione, perfino a scrivere senza errori Massachusetts.....", così iniziava, con l'affetto di un figlio, il ricordo di quel grande e difficile direttore scritto da Luca nella pagina dei necrologi del Corriere della Sera il 21 giugno 2011.
Massachusetts è notoriamente il nome di uno stato americano; quando il Massachusetts entrava in un pezzo di Luca (e capitava spesso nella rubrica "Periscopio", che aveva un occhio di riguardo per le notizie leggere provenienti soprattutto dagli Stati Uniti) ne usciva regolarmente storpiato: con tre o cinque esse, con una ti, e così via. Il direttore, insofferente alla mancanza di cura anche nei dettagli, s'infuriava. Luca sorrideva e correggeva, pronto a sbagliare di nuovo la settimana dopo. Massachusetts era diventato un divertente tormentone.
Leggendo quelle parole di Luca mi ero un po' commossa. Anche Sechi, direttore dal pugno di ferro, forse si sarebbe commosso e magari divertito. Lo scrissi a Luca. E lui mi ha risposto con questa lettera, rivelando un tratto nascosto del suo carattere che anche chi gli era più vicino forse non conosceva. Ora so di non fargli un torto pubblicandola.
"Grazie Valentina, le tue parole mi fanno tanto piacere, così come le molte telefonate di tanti altri amici. E' incredibile quanto abbia contato Lamberto nelle nostre vite, ed è fantastico: spero che lui in qualche modo nel corso degli anni se ne sia reso conto. Dicevo poco fa a Valeria che tutti noi, o per lo meno tutti quelli che provano gli stessi sentimenti per il periodo passato insieme a Panorama, anche se non ci vediamo o sentiamo, siamo in realtà uniti da un affetto e da una quasi dipendenza reciproca, esterna a tutti gli altri affetti. E' un legame che senti dentro di te immutabile e imperituro. Per questo la scomparsa di Lamberto, così naturale e prevedibile, mi sembra invece irreale e mi ha scioccato come non puoi immaginare. Grazie soprattutto a lui, che ci ha scelto e ci ha permesso di conoscerci e di volerci bene senza dircelo, di rimanere in contatto senza smancerie e ipocrisie così comuni nella nostra professione. Un abbraccio fortissimo, sentito, commosso e grazie ancora". Luca
3 commenti:
Grazie Valentina per aver onorato Luca rendendo pubblica quella sua bellissima lettera. È vero, noi vecchi compagni di allora siamo uniti da quel "legame immutabile e imperituro". E lo saremo per sempre, anche con chi, come Luca, si è solo momentaneamente assentato.
Valeria
Anche il Massachusetts ci unisce noi del vecchio "Panorama". E chi non si è beccato almeno una volta una sfuriata di Lamberto per le esse e le ti di Massachusetts (l'avrò scritto giusto?). Certo però che Luca era speciale, così casinista e diretto. Ricordo quella volta che, già da allora esperto di auto, ricevette la telefonata di una collega che non conosceva ma che gli chiedeva consigli su quale auto comprare elencando una serie di marchi. E lui, senza pensarci un secondo: "Ma sei scema, quelle sono auto per handicappati!". "Ma io sono handicappata...", rispose la collega. Anche quella volta Luca non si lasciò andare a banali e inaccettabili scuse. Disse solo: "Oh cazzo...". Al telefono. Così era Luca. Come ci mancherà.
L' Auto Capital di Luca Grandori resta il miglior giornale d'auto di sempre. Una rivista snob, fuori dagli schemi, auto rielaborate secondo la classe del giornale stesso. Anticipava le mode e coniugava le auto classiche con le moderne in modo esemplare. Con le quotazioni, le previsioni di mercato, concessionarie "di peso" e marchi nobili in fila per fare, dentro quelle splendide pagine, la reclame. E, dalla Ritmo alla Bentley, con la targa Auto Capital, in quei test che mi facevano sognare. Ed, ogni tanto, Truffo o il buon Sigfried, a far volare un po' di pietrisco nelle prove. Fantastiche, poi, le elaborazioni di Pavesi. Qualche editoriale mi fece arrabbiare. Ma era lui. Il maestro a cui, anche oggi, qualche giornale si ispira. Ma nulla e' più come prima. Gia' da tempo. Addio, Grandori.
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