
Ieri, a Verona, ha detto che in Italia nel mercato del lavoro "vige il minimo di mobilità a un estremo e il massimo di precarietà all'altro", che la disoccupazione giovanile arriva al 30%, che i salari d'ingresso in termini reali sono fermi da oltre un decennio su livelli inferiori a quelli degli anni '80, che i giovani sono avviliti, che dipendono dal reddito dei genitori eccetera. Tutte cose che sapevamo, è vero. Però, ripetute da un'autorevole personalità come Draghi, ci si aspetterebbe una certa attenzione da parte del governo.
Figuriamoci! Governo e Parlamento latitano e, anche in tempi di crisi economica, quel poco che fanno lo dedicano ai problemi giudiziari del Capo.