lunedì 13 dicembre 2010

Chi sentiva la mancanza del digitale terrestre?

Alla signora Laura Bertola che, nella sua lettera su Repubblica di ieri, si dice finalmente felice di pagare il canone Rai perché, grazie al canale Rai 5, ha potuto assistere alla diretta della Valchiria dalla Scala, voglio dire che lei è stata una dei pochi fortunati. Io no.
Non sono pregiudizialmente contraria, ci mancherebbe, all'innovazione. Tuttavia nel caso del digitale terrestre sono molto infastidita dai discorsi che hanno accompagnato il suo arrivo, peraltro molto travagliato: "Finalmente anche noi", "Si vedranno molti più canali" eccetera.
In molti casi, naturalmente con i vecchi televisori (bisognerebbe saperlo), il decoder da solo non basta (io l'ho appena scoperto). Quindi sarebbe stato più corretto dire che può essere necessario aggiungere un altro dispositivo che si chiama modulatore. E qui anche le spese aumentano; oltretutto diventa indispensabile ricorrere a un antennista.
Senza contare che, quando tutto questo armamentario non basta, è inaccettabile e immorale dover subire a tutti i costi il diktat della sostituzione del vecchio televisore che funziona perfettamente con un modello con decoder integrato. Dove vanno a finire gli apparecchi scartati? In una montagna di rifiuti speciali che poi....
C'era proprio bisogno di introdurre questa novità in questo momento? Non c'era qualcos'altro di più urgente da fare per questo disgraziato Paese?
Mi viene in mente una vicenda di tanti anni fa, quando Ugo La Malfa, segretario del Pri, si oppose in Parlamento all'introduzione del colore in Italia (arrivato nel 1977) perché preoccupato che gli italiani spendessero troppo e s'indebitassero per avere in salotto il tv color.

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