Le macerie polverose e annerite sembravano esalare ancora, qua e là, fumi sottili di fiamme appena spente; alcuni mezzi di soccorso, ambulanze e auto dei vigili del fuoco, erano rimasti lì nella speranza di trovare altri superstiti di quella assurda e incredibile mattanza.
Da cinque mesi ero incinta di Giulia. Ho provato dolore, rabbia, impotenza. Da star male. Credo che anche Giulia, dentro di me, se ne sia accorta (è cresciuta con una curiosità insaziabile sui fatti di bombe, piombo e sangue che hanno colpito il nostro Paese in quegli anni, sui misteri della nostra storia recente, coltivando un grande bisogno di giustizia).
Mia figlia ora ha l'età delle due ragazze che oggi parleranno in quella piazza e, come loro e come la maggior parte degli italiani, nonostante due condanne all'ergastolo (quelle degli estremisti di destra Valerio Fioravanti e Francesca Mambro), aspetta ancora una risposta, aspetta ancora la verità. Tutti l'aspettiamo.
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